Dove la terra non è di nessuno
là dove il cielo è sepolto dal fumo
in mezzo alle fiamme cercò il mistero
Ilaria divise il falso dal vero
Là sulla strada lontana da casa
Ilaria fu colta dal suo destino
in mezzo alle fiamme l’hanno lasciata
le presero il cuore e il suo taccuino
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Dieci di aprile notte dei fuochi
traffico d’armi in mezzo alla baia
le armi le porta la nave fantasma
dal porto a Livorno diretta in Somalia.
Su quella rotta Ilaria si mise
la notte che il mare rubò i quattro venti
sul Moby Prince in mezzo alle fiamme
un’altra strage degli innocenti
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
La verità è partigiana
la verità si nutre di pianto
tempo verrà per dividere il grano
dai topi dividerlo tenerlo lontano
tempo sarà di svelare il mistero
dividere il falso, il falso dal vero
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria?...
là dove il cielo è sepolto dal fumo
in mezzo alle fiamme cercò il mistero
Ilaria divise il falso dal vero
Là sulla strada lontana da casa
Ilaria fu colta dal suo destino
in mezzo alle fiamme l’hanno lasciata
le presero il cuore e il suo taccuino
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Dieci di aprile notte dei fuochi
traffico d’armi in mezzo alla baia
le armi le porta la nave fantasma
dal porto a Livorno diretta in Somalia.
Su quella rotta Ilaria si mise
la notte che il mare rubò i quattro venti
sul Moby Prince in mezzo alle fiamme
un’altra strage degli innocenti
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
La verità è partigiana
la verità si nutre di pianto
tempo verrà per dividere il grano
dai topi dividerlo tenerlo lontano
tempo sarà di svelare il mistero
dividere il falso, il falso dal vero
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria Alpi?
Chi ha ucciso Ilaria?
Chi ha ucciso Ilaria?...
Contributed by Riccardo Venturi - 2005/4/8 - 19:14
Language: English
English Translation by Riccardo Venturi
March 16, 2016
March 16, 2016
WHO KILLED ILARIA ALPI?
There, where land is no man's land,
Where the sky is buried in smoke,
She looked into the mystery amid the fire,
Ilaria told falsehood from truth.
There on a road far away from home
Ilaria met her destiny
They left her amid the fire
They took her heart and her notebook
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
April 10, the night of fires,
There's traffic in arms in the bay,
Arms being carried in a ghost ship
From Livorno harbour bound for Somalia.
Ilaria was following that course
The night when the sea stole the four winds,
On the Moby Prince, amid the fire,
Another slaughter of the innocents.
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
The truth is like a partisan,
The truth feeds on tears,
A time will come when the wheat
Is separated and held away from rats,
When the mystery is finally solved,
A time to tell falsehood from truth.
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria?...
There, where land is no man's land,
Where the sky is buried in smoke,
She looked into the mystery amid the fire,
Ilaria told falsehood from truth.
There on a road far away from home
Ilaria met her destiny
They left her amid the fire
They took her heart and her notebook
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
April 10, the night of fires,
There's traffic in arms in the bay,
Arms being carried in a ghost ship
From Livorno harbour bound for Somalia.
Ilaria was following that course
The night when the sea stole the four winds,
On the Moby Prince, amid the fire,
Another slaughter of the innocents.
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
The truth is like a partisan,
The truth feeds on tears,
A time will come when the wheat
Is separated and held away from rats,
When the mystery is finally solved,
A time to tell falsehood from truth.
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria Alpi?
Who killed Ilaria?
Who killed Ilaria?...
Nel pomeriggio di oggi, domenica 11 luglio, dopo una lunga malattia, si è spento Giorgio Alpi, medico urologo molto conosciuto e padre di Ilaria Alpi.
L'associazione Ilaria Alpi, di cui insieme alla moglie era tra i soci fondatori, e il Premio Ilaria Alpi nel dare la notizia in una nota si uniscono al dolore della moglie Luciana Riccardi. «Persona dolcissima, medico molto apprezzato e conosciuto - spiegano - Giorgio ha in questi ultimi sedici anni combattuto sempre a fianco di Luciana per arrivare alla verità e alla giustizia sulla morte della loro unica figlia Ilaria. Verità e giustizia che purtroppo ancora non c'è. Giorgio lascia un grande vuoto sia in famiglia, ma anche per l'associazione e il Premio che lo ricordano con profondo affetto».
«In un paese che spesso preferisce dimenticare, Giorgio ha incarnato la determinazione a voler ricordare». Con queste parole ha voluto esprimere il proprio cordoglio la giuria del Premio Ilaria Alpi.
«Con pacata fermezza era, accanto a Luciana - ha scritto la giuria - il simbolo della battaglia civile e durissima perchè si arrivasse alla verità sull'uccisione di Ilaria e Miran. A tutti noi che lo abbiamo conosciuto e che con lui abbiamo condiviso l'impegno affinchè lo Stato, la magistratura, l'opinione pubblica non tralasciassero il loro dovere di individuare i colpevoli, la sua perdita rappresenta un grandissimo dolore ma anche l'impegno a continuare sulla strada intrapresa».
L'Unità
L'associazione Ilaria Alpi, di cui insieme alla moglie era tra i soci fondatori, e il Premio Ilaria Alpi nel dare la notizia in una nota si uniscono al dolore della moglie Luciana Riccardi. «Persona dolcissima, medico molto apprezzato e conosciuto - spiegano - Giorgio ha in questi ultimi sedici anni combattuto sempre a fianco di Luciana per arrivare alla verità e alla giustizia sulla morte della loro unica figlia Ilaria. Verità e giustizia che purtroppo ancora non c'è. Giorgio lascia un grande vuoto sia in famiglia, ma anche per l'associazione e il Premio che lo ricordano con profondo affetto».
«In un paese che spesso preferisce dimenticare, Giorgio ha incarnato la determinazione a voler ricordare». Con queste parole ha voluto esprimere il proprio cordoglio la giuria del Premio Ilaria Alpi.
«Con pacata fermezza era, accanto a Luciana - ha scritto la giuria - il simbolo della battaglia civile e durissima perchè si arrivasse alla verità sull'uccisione di Ilaria e Miran. A tutti noi che lo abbiamo conosciuto e che con lui abbiamo condiviso l'impegno affinchè lo Stato, la magistratura, l'opinione pubblica non tralasciassero il loro dovere di individuare i colpevoli, la sua perdita rappresenta un grandissimo dolore ma anche l'impegno a continuare sulla strada intrapresa».
L'Unità
Jacquier, primo reporter occidentale morto in Siria
Gilles Jacquier era stato premiato con il premio Ilaria Alpi nel 2011: Miglior reportage internazionale
Gilles Jacquier,Tunisie, la révolution en marche, France 2, (30’)
Cosa è accaduto realmente nella rivolta dei giovani tunisini? Com’è avvenuta la fine della dittatura? Un reportage sulla forza dei ragazzi nel segno della riaffermazione della democrazia
Gilles Jacquier era stato premiato con il premio Ilaria Alpi nel 2011: Miglior reportage internazionale
Gilles Jacquier,Tunisie, la révolution en marche, France 2, (30’)
Cosa è accaduto realmente nella rivolta dei giovani tunisini? Com’è avvenuta la fine della dittatura? Un reportage sulla forza dei ragazzi nel segno della riaffermazione della democrazia
DonQuijote82 - 2012/1/12 - 12:49
Il caso Ilaria Alpi
20 MARZO 1994 – A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e l’operatore Miran Hrovatin, in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa con il nome
di “Restor Hope”, con l’appoggio di numerose nazioni alleate, compresa l’Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire un minimo di legalità nel disastroso scenario somalo.
22 MARZO 1994 – La Procura di Roma apre un’inchiesta. .
4 LUGLIO 1994 – Il padre della giornalista, Giorgio Alpi, parla di esecuzione, ricordando che la figlia, poco prima di morire, aveva intervistato il sultano di Bosaso e aveva annotato tutto su un taccuino poi scomparso. .
9 APRILE 1995 – Il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogar, risulta tra gli indagati quale mandante del delitto. La sua posizione sarà però archiviata. .
20 MARZO 1996 – Il Procuratore capo di Roma, Michele Coiro, affianca, nell’inchiesta, al dottor De Gasperis il dottor Giuseppe Pititto. .
4 MAGGIO 1996 – Giuseppe Pititto dispone la riesumazione della salma di Ilaria, l’autopsia e nomina consulenti medici e balistici. .
25 GIUGNO 1996 – Per la seconda perizia balistica il colpo contro Ilaria Alpi fu sparato a bruciapelo da una certa distanza. Alla stessa conclusione arriva la terza perizia il 18 novembre 1997. Per i periti si trattò di un’esecuzione.
DAL NOVEMBRE 1996 la Procura della Repubblica di Asti, specializzata in reati come il traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi in partenza ed in transito dall’Italia, ha a disposizione una copiosa documentazione che contiene nomi e fatti, ed evidenzia numerose circostanze legate a questi traffici, comprese le generalità dei faccendieri che li dirigono nell’ombra, gli intrecci con i mercanti d’armi e perfino la mappatura completa che dimostra come ai tempi dell’omicidio tutto convergesse sulla Somalia, oltre che sui territori di altri Paesi dell’Africa costiera.
Questa documentazione sembra scomparsa nel nulla, forse dimenticata anche dalla stessa Commissione Parlamentare sul traffico dei rifiuti. Ilaria Alpi era già stata in Somalia prima del 1994, e conosceva bene la situazione.
15 LUGLIO 1997 – Il Procuratore capo dottor Salvatore Vecchione avoca a sé l’inchiesta, affiancato dal dottor Franco Jonta. Questa decisione avviene due giorni prima dell’arrivo a Roma di due testimoni oculari: l’autista e la guardia del corpo di Ilaria. L’arrivo dei due testimoni era stato organizzato dal dottor Pititto con la collaborazione della Digos di Udine.
12 GENNAIO 1998 – Viene arrestato per concorso nel duplice omicidio il somalo Hashi Omar Hassan, a Roma da due giorni per testimoniare alla commissione sulle presunte violenze dei soldati italiani in Somalia. Hassan è identificato dall’autista di Alpi.
18 GENNAIO 1999 – Comincia il processo ad Hassan.
9 LUGLIO 1999 – Hassan è assolto. Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo.
24 NOVEMBRE 2000 – La corte d’Assise d’Appello di Roma condanna all’ergastolo Hashi Omar Hassan. Il somalo viene riconosciuto come uno dei sette componenti del commando che ha ucciso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
10 OTTOBRE 2001 – La prima sezione penale della Cassazione annulla la sentenza impugnata ”limitatamente all’aggravante della premeditazione e al diniego delle circostanze attenuanti generiche”.
10 MAGGIO 2002 – Si apre il processo d’appello bis davanti alla corte d’Assise d’Appello di Roma presieduta da Enzo Rivellese.
24 GIUGNO 2002 – Il sostituto procuratore generale Salvatore Cantaro chiede la conferma dell’ergastolo per Hassan. ”È provato – afferma – che Hassan era uno dei sette componenti del commando che attese Ilaria e Miran per due ore”.
28 MARZO 2003 – Esce il film di Ferdinando Vicentini Orgnani “Il più crudele dei giorni”, con Giovanna Mezzogiorno nella parte di Ilaria. Merito del film è quello di riportare l’attenzione sul caso Alpi.
6 GIUGNO 2003 – Alla nona edizione del Premio Ilaria Alpi, a Riccione, il deputato dei Ds, Valerio Calzolaio, annuncia di aver depositato a nome di esponenti di tutti i gruppi parlamentari, da An a Rifondazione Comunista, la proposta di istituire una Commissione d’Inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin .
31 LUGLIO 2003 – Viene istituita con deliberazione della Camera dei deputati la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
21 GENNAIO 2004 – Si insedia la Commissione parlamentare d’inchiesta. L’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta è giunta dopo dieci anni di verità sospese sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Fino ad ora, infatti, sul caso è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale.
28 FEBBRAIO 2006 - La Commissione Parlamentare d’inchiesta ha chiuso i lavori. All’interno della Commissione i deputati di maggioranza hanno approvato le conclusioni proposte dal Presidente Carlo Taormina, mentre l’opposizione non ha approvato il documento. I componenti di centrosinistra hanno prodotto un Rapporto di Minoranza; mentre il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli ha presentato una terza relazione sulle conclusioni a cui la Commissione è giunta in due anni di lavoro.
AGOSTO-SETTEMBRE 2005- Per tenere viva l’attenzione sul caso, nell’agosto e nel settembre 2005, l’Associazione Ilaria Alpi/Comunità Aperta è andata in Somalia, realizzando un viaggio sulle tracce di Ilaria e Miran. Dal viaggio sono nati un reportage giornalistico e una mostra fotografica.
03 GIUGNO 2006 – L’Associzione Ilaria Alpi scrive al Presidente del Consiglio Romano Prodi,affinchè il Governo si attivi per fare piena luce sulla morte dei due giornalisti Ilaria Alpi e MIran Hrovatin.Segnalando che nel corso della serata di apertura della XII edizione del Premio Ilaria Alpi, il Presidente dela SOmalia Abdulhai Yusuf Ahmed ha riconfermato la volontà del suo governo di collaborare con quello italiano
20 GIUGNO 2006 – Il Presidente del consiglio Romano Prodi riceve Giorgio e Luciana Alpi. Romano Prodi si è assunto un “serio impegno” con i genitori della giornalista Ilaria Alpi, per valutare le modalità e la base per riavviare un ragionamento sulle circostanze della morte di Ilaria e di Miran
18 LUGLIO 2006 – Dopo Romano Prodi,a nche il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, ha ricevuto Giorgio e Luciana Alpi. Il neo presidente della Camera ha confermato l’interesse da parte del Governo per il caso Alpi-Hrovatin
25 GIUGNO 2007 – La Commissione Esteri del Senato della Repubblica sta valutando e mettendo in evidenza gli elementi che motivano la costituzione di una nuova commissione d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ha udito Luciana Alpi e Mariangela Gritta Grainer in rappresentanza dell’Associazione Ilaria Alpi
10 LUGLIO 2007 – Il Pm Franco Ionta, titolare del procedimento sul caso Alpi/Hrovatin presso la Procura di Roma, ha chiesto in data 12 giugno scorso l’archiviazione del caso. L’impossibilità di identificare i responsabili degli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin al di fuori di Hashi Omar Hassan, il miliziano somalo condannato a 26 anni di reclusione per il duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994, sono le motivazioni sostenute dal Pm
09 GENNAIO 2008 – Una nuova commissione per il Caso Alpi-Hrovatin?La proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (doc. XXII, n. 14) è tornata all’esame della Commissione Esteri del Senato nella seduta di oggi, ma la decisione è stata posticipata. (non verrà mai istituita)
14 FEBBRAIO 2010 – Bocciata la richiesta di archiviazione per il caso Alpi-Hrovatin: uccisi per bloccare le notizie sui traffici tra Italia e Somalia. Cade così il teorema Taormina.
Omicidio su commissione. Il movente? Far tacere i due reporter sulle loro scoperte sui traffici di armi e rifiuti. Per la prima volta un giudice italiano, il 3 dicembre, ha tratto queste conclusioni dopo aver letto le migliaia di pagine relative al caso Alpi-Hrovatin. Si tratta del gip Emanuele Cersosimo, chiamato a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dal pm di Roma Franco Ionta, alla quale aveva presentato istanza di opposizione il legale della famiglia Alpi.
18 MARZO 2010 – Si riapre il caso Alpi/Hrovatin? Il principale accusatore di Hashi Omar Hassan, l’unico condannato per l’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore tv Miran Hrovatin (avvenuta a Mogadiscio il 20 marzo del ’94), rischia di finire sotto processo a Roma per il reato di calunnia. Il gip Maurizio Silvestri, respingendo una richiesta di archiviazione sollecitata dal pm Giancarlo Amato, ha disposto per Ali Rage Ahmed, 45 anni, detto ‘Gelle’, l’imputazione coatta. E’ stata archiviata, invece, la posizione di Ali Mohamed Abdi Said, autista dei due italiani nonche’ altro teste d’accusa contro Hassan, perche’ deceduto.
APRILE 2010 – L’Associazione Ilaria Alpi lancia un appello e una raccolta firme atta alla riapertura del caso dell’assassinio dei due giornalsiti. Si legge nell’appello:“Si può riaprire il processo per la morte di Ilaria e Miran: Ali Rage Hamed detto Jelle, testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan (in carcere da dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni) sarà processato per calunnia.Perché alla verità giudiziaria non si è ancora arrivati? Chi non vuole questa verità e quindi giustizia e perché? Noi chiediamo alla magistratura di procedere nell’accertamento delle responsabilità, di individuare esecutori e mandanti”.
06 MAGGIO 2010 – Alla notizia della possibile riapertura del caso dell’assassinio di Ilaria Alpi, i genitori della giornalista uccisa a Mogadiscio nel 1994 dichiarano: “Se si riapre il processo, con molta probabilità ci costituiamo parte civile”. A parlare è Luciana Alpi, mamma di Ilaria, che appresa la notizia del rinvio a giudizio e di una probabile apertura del processo nei confronti di Hashi Omar Hassan, il ragazzo somalo accusato dell’omicidio della figlia, aggiunge come siano 16 anni che aspettano la verità sull’omicidio di Ilaria.
Di seguito potete trovare documenti e notizie relative al caso Ilaria Alpi, proposte in ordine cronologico di inserimento nel sito.
- Il link alla Commissione Parlamentare Bicamerale d’Inchiesta sulla morte di Ilaria e Miran
- Da http://www.ilariaalpi.it
20 MARZO 1994 – A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e l’operatore Miran Hrovatin, in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa con il nome
di “Restor Hope”, con l’appoggio di numerose nazioni alleate, compresa l’Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire un minimo di legalità nel disastroso scenario somalo.
22 MARZO 1994 – La Procura di Roma apre un’inchiesta. .
4 LUGLIO 1994 – Il padre della giornalista, Giorgio Alpi, parla di esecuzione, ricordando che la figlia, poco prima di morire, aveva intervistato il sultano di Bosaso e aveva annotato tutto su un taccuino poi scomparso. .
9 APRILE 1995 – Il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogar, risulta tra gli indagati quale mandante del delitto. La sua posizione sarà però archiviata. .
20 MARZO 1996 – Il Procuratore capo di Roma, Michele Coiro, affianca, nell’inchiesta, al dottor De Gasperis il dottor Giuseppe Pititto. .
4 MAGGIO 1996 – Giuseppe Pititto dispone la riesumazione della salma di Ilaria, l’autopsia e nomina consulenti medici e balistici. .
25 GIUGNO 1996 – Per la seconda perizia balistica il colpo contro Ilaria Alpi fu sparato a bruciapelo da una certa distanza. Alla stessa conclusione arriva la terza perizia il 18 novembre 1997. Per i periti si trattò di un’esecuzione.
DAL NOVEMBRE 1996 la Procura della Repubblica di Asti, specializzata in reati come il traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi in partenza ed in transito dall’Italia, ha a disposizione una copiosa documentazione che contiene nomi e fatti, ed evidenzia numerose circostanze legate a questi traffici, comprese le generalità dei faccendieri che li dirigono nell’ombra, gli intrecci con i mercanti d’armi e perfino la mappatura completa che dimostra come ai tempi dell’omicidio tutto convergesse sulla Somalia, oltre che sui territori di altri Paesi dell’Africa costiera.
Questa documentazione sembra scomparsa nel nulla, forse dimenticata anche dalla stessa Commissione Parlamentare sul traffico dei rifiuti. Ilaria Alpi era già stata in Somalia prima del 1994, e conosceva bene la situazione.
15 LUGLIO 1997 – Il Procuratore capo dottor Salvatore Vecchione avoca a sé l’inchiesta, affiancato dal dottor Franco Jonta. Questa decisione avviene due giorni prima dell’arrivo a Roma di due testimoni oculari: l’autista e la guardia del corpo di Ilaria. L’arrivo dei due testimoni era stato organizzato dal dottor Pititto con la collaborazione della Digos di Udine.
12 GENNAIO 1998 – Viene arrestato per concorso nel duplice omicidio il somalo Hashi Omar Hassan, a Roma da due giorni per testimoniare alla commissione sulle presunte violenze dei soldati italiani in Somalia. Hassan è identificato dall’autista di Alpi.
18 GENNAIO 1999 – Comincia il processo ad Hassan.
9 LUGLIO 1999 – Hassan è assolto. Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo.
24 NOVEMBRE 2000 – La corte d’Assise d’Appello di Roma condanna all’ergastolo Hashi Omar Hassan. Il somalo viene riconosciuto come uno dei sette componenti del commando che ha ucciso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
10 OTTOBRE 2001 – La prima sezione penale della Cassazione annulla la sentenza impugnata ”limitatamente all’aggravante della premeditazione e al diniego delle circostanze attenuanti generiche”.
10 MAGGIO 2002 – Si apre il processo d’appello bis davanti alla corte d’Assise d’Appello di Roma presieduta da Enzo Rivellese.
24 GIUGNO 2002 – Il sostituto procuratore generale Salvatore Cantaro chiede la conferma dell’ergastolo per Hassan. ”È provato – afferma – che Hassan era uno dei sette componenti del commando che attese Ilaria e Miran per due ore”.
28 MARZO 2003 – Esce il film di Ferdinando Vicentini Orgnani “Il più crudele dei giorni”, con Giovanna Mezzogiorno nella parte di Ilaria. Merito del film è quello di riportare l’attenzione sul caso Alpi.
6 GIUGNO 2003 – Alla nona edizione del Premio Ilaria Alpi, a Riccione, il deputato dei Ds, Valerio Calzolaio, annuncia di aver depositato a nome di esponenti di tutti i gruppi parlamentari, da An a Rifondazione Comunista, la proposta di istituire una Commissione d’Inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin .
31 LUGLIO 2003 – Viene istituita con deliberazione della Camera dei deputati la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
21 GENNAIO 2004 – Si insedia la Commissione parlamentare d’inchiesta. L’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta è giunta dopo dieci anni di verità sospese sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Fino ad ora, infatti, sul caso è emerso solo qualche brandello di verità ufficiale.
28 FEBBRAIO 2006 - La Commissione Parlamentare d’inchiesta ha chiuso i lavori. All’interno della Commissione i deputati di maggioranza hanno approvato le conclusioni proposte dal Presidente Carlo Taormina, mentre l’opposizione non ha approvato il documento. I componenti di centrosinistra hanno prodotto un Rapporto di Minoranza; mentre il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli ha presentato una terza relazione sulle conclusioni a cui la Commissione è giunta in due anni di lavoro.
AGOSTO-SETTEMBRE 2005- Per tenere viva l’attenzione sul caso, nell’agosto e nel settembre 2005, l’Associazione Ilaria Alpi/Comunità Aperta è andata in Somalia, realizzando un viaggio sulle tracce di Ilaria e Miran. Dal viaggio sono nati un reportage giornalistico e una mostra fotografica.
03 GIUGNO 2006 – L’Associzione Ilaria Alpi scrive al Presidente del Consiglio Romano Prodi,affinchè il Governo si attivi per fare piena luce sulla morte dei due giornalisti Ilaria Alpi e MIran Hrovatin.Segnalando che nel corso della serata di apertura della XII edizione del Premio Ilaria Alpi, il Presidente dela SOmalia Abdulhai Yusuf Ahmed ha riconfermato la volontà del suo governo di collaborare con quello italiano
20 GIUGNO 2006 – Il Presidente del consiglio Romano Prodi riceve Giorgio e Luciana Alpi. Romano Prodi si è assunto un “serio impegno” con i genitori della giornalista Ilaria Alpi, per valutare le modalità e la base per riavviare un ragionamento sulle circostanze della morte di Ilaria e di Miran
18 LUGLIO 2006 – Dopo Romano Prodi,a nche il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, ha ricevuto Giorgio e Luciana Alpi. Il neo presidente della Camera ha confermato l’interesse da parte del Governo per il caso Alpi-Hrovatin
25 GIUGNO 2007 – La Commissione Esteri del Senato della Repubblica sta valutando e mettendo in evidenza gli elementi che motivano la costituzione di una nuova commissione d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ha udito Luciana Alpi e Mariangela Gritta Grainer in rappresentanza dell’Associazione Ilaria Alpi
10 LUGLIO 2007 – Il Pm Franco Ionta, titolare del procedimento sul caso Alpi/Hrovatin presso la Procura di Roma, ha chiesto in data 12 giugno scorso l’archiviazione del caso. L’impossibilità di identificare i responsabili degli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin al di fuori di Hashi Omar Hassan, il miliziano somalo condannato a 26 anni di reclusione per il duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994, sono le motivazioni sostenute dal Pm
09 GENNAIO 2008 – Una nuova commissione per il Caso Alpi-Hrovatin?La proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (doc. XXII, n. 14) è tornata all’esame della Commissione Esteri del Senato nella seduta di oggi, ma la decisione è stata posticipata. (non verrà mai istituita)
14 FEBBRAIO 2010 – Bocciata la richiesta di archiviazione per il caso Alpi-Hrovatin: uccisi per bloccare le notizie sui traffici tra Italia e Somalia. Cade così il teorema Taormina.
Omicidio su commissione. Il movente? Far tacere i due reporter sulle loro scoperte sui traffici di armi e rifiuti. Per la prima volta un giudice italiano, il 3 dicembre, ha tratto queste conclusioni dopo aver letto le migliaia di pagine relative al caso Alpi-Hrovatin. Si tratta del gip Emanuele Cersosimo, chiamato a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dal pm di Roma Franco Ionta, alla quale aveva presentato istanza di opposizione il legale della famiglia Alpi.
18 MARZO 2010 – Si riapre il caso Alpi/Hrovatin? Il principale accusatore di Hashi Omar Hassan, l’unico condannato per l’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore tv Miran Hrovatin (avvenuta a Mogadiscio il 20 marzo del ’94), rischia di finire sotto processo a Roma per il reato di calunnia. Il gip Maurizio Silvestri, respingendo una richiesta di archiviazione sollecitata dal pm Giancarlo Amato, ha disposto per Ali Rage Ahmed, 45 anni, detto ‘Gelle’, l’imputazione coatta. E’ stata archiviata, invece, la posizione di Ali Mohamed Abdi Said, autista dei due italiani nonche’ altro teste d’accusa contro Hassan, perche’ deceduto.
APRILE 2010 – L’Associazione Ilaria Alpi lancia un appello e una raccolta firme atta alla riapertura del caso dell’assassinio dei due giornalsiti. Si legge nell’appello:“Si può riaprire il processo per la morte di Ilaria e Miran: Ali Rage Hamed detto Jelle, testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan (in carcere da dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni) sarà processato per calunnia.Perché alla verità giudiziaria non si è ancora arrivati? Chi non vuole questa verità e quindi giustizia e perché? Noi chiediamo alla magistratura di procedere nell’accertamento delle responsabilità, di individuare esecutori e mandanti”.
06 MAGGIO 2010 – Alla notizia della possibile riapertura del caso dell’assassinio di Ilaria Alpi, i genitori della giornalista uccisa a Mogadiscio nel 1994 dichiarano: “Se si riapre il processo, con molta probabilità ci costituiamo parte civile”. A parlare è Luciana Alpi, mamma di Ilaria, che appresa la notizia del rinvio a giudizio e di una probabile apertura del processo nei confronti di Hashi Omar Hassan, il ragazzo somalo accusato dell’omicidio della figlia, aggiunge come siano 16 anni che aspettano la verità sull’omicidio di Ilaria.
Di seguito potete trovare documenti e notizie relative al caso Ilaria Alpi, proposte in ordine cronologico di inserimento nel sito.
- Il link alla Commissione Parlamentare Bicamerale d’Inchiesta sulla morte di Ilaria e Miran
- Da http://www.ilariaalpi.it
DQ82 - 2012/1/12 - 18:14
Che ne dite di un percosro giornalisti contro la guerra (al momento mi vengono in mente Enzo Baldoni e Ilaria Alpi)
(DQ82)
(DQ82)
Penso proprio che si possa fare. C'è qualche canzone su Anna Politkovskaja?
Team 6, killer di Stato: chi e perché ha ucciso Ilaria Alpi
Libre - La docufiction “Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio” (visibile sul sito di Rai Tre) getta luce, soprattutto grazie a prove scoperte dal giornalista Luigi Grimaldi, sull’omicidio della giornalista e del suo operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Furono assassinati, in un agguato organizzato dalla Cia con l’aiuto di Gladio e servizi segreti italiani, perché avevano scoperto un traffico di armi gestito dalla Cia attraverso la flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia ufficialmente per la pesca. In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shifco erano usate, insieme a navi della Lettonia, per trasportare armi Usa e rifiuti tossici anche radioattivi in Somalia e per rifornire di armi la Croazia in guerra contro la Jugoslavia. Anche se nella docufiction non se ne parla, risulta che una nave della Shifco, la 21 Oktoobar II (poi sotto bandiera panamense col nome di Urgull), si trovava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una operazione segreta di trasbordo di armi statunitensi rientrate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si consumò la tragedia della Moby Prince in cui morirono 140 persone.
Sul caso Alpi, dopo otto processi (con la condanna di un somalo ritenuto innocente dagli stessi genitori di Ilaria) e quattro commissioni parlamentari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ilaria aveva scoperto e appuntato sui taccuini, fatti Ilaria Alpisparire dai servizi segreti. Una verità di scottante, drammatica attualità. L’operazione “Restore Hope”, lanciata nel dicembre 1992 in Somalia (paese di grande importanza geostrategica) dal presidente Bush, con l’assenso del neo-presidente Clinton, è stata la prima missione di “ingerenza umanitaria”. Con la stessa motivazione, ossia che occorre intervenire militarmente quando è in pericolo la sopravvivenza di un popolo, sono state lanciate le successive guerre Usa/Nato contro la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e altre operazioni come quelle in corso nello Yemen e in Ucraina. Preparate e accompagnate, sotto la veste “umanitaria”, da attività segrete. Una inchiesta del “New York Times” (24 marzo 2013) ha confermato l’esistenza di una rete internazionale della Cia, che con aerei qatariani, giordani e sauditi fornisce ai “ribelli” in Siria, attraverso la Turchia, armi provenienti anche dalla Croazia, che restituisce così alla Cia il “favore” ricevuto negli anni Novanta.
Quando il 29 maggio scorso il quotidiano turco “Cumhuriyet” ha pubblicato un video che mostra il transito di tali armi attraverso la Turchia, il presidente Erdoğan ha dichiarato che il direttore del giornale pagherà «un prezzo pesante». Ventun anni fa Ilaria Alpi pagò con la vita il tentativo di dimostrare che la realtà della guerra non è solo quella che viene fatta apparire ai nostri occhi. Da allora la guerra è divenuta sempre più “coperta”. Lo conferma un servizio del “New York Times” (7 giugno) sulla “Team 6”, unità supersegreta del comando Usa per le operazioni speciali, incaricata delle “uccisioni silenziose”. I suoi specialisti «hanno tramato azioni mortali da basi segrete sui calanchi della Somalia, in Afghanistan si sono impegnati in combattimenti così ravvicinati da ritornare imbevuti di sangue non loro», uccidendo anche con «primitivi tomahawk». Usando «stazioni di spionaggio in tutto il mondo», camuffandosi da «impiegati civili di compagnie o funzionari di ambasciate», seguono coloro che «gli Stati Uniti vogliono uccidere o catturare». Il “Team 6” è divenuta «una macchina globale di caccia all’uomo». I killer di Ilaria Alpi sono oggi ancora più potenti. Ma la verità è dura da uccidere.
(Manlio Dinucci, “La scottante verità di Ilaria Alpi”, dal “Manifesto” del 9 giugno 2015).
Libre - La docufiction “Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio” (visibile sul sito di Rai Tre) getta luce, soprattutto grazie a prove scoperte dal giornalista Luigi Grimaldi, sull’omicidio della giornalista e del suo operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Furono assassinati, in un agguato organizzato dalla Cia con l’aiuto di Gladio e servizi segreti italiani, perché avevano scoperto un traffico di armi gestito dalla Cia attraverso la flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia ufficialmente per la pesca. In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shifco erano usate, insieme a navi della Lettonia, per trasportare armi Usa e rifiuti tossici anche radioattivi in Somalia e per rifornire di armi la Croazia in guerra contro la Jugoslavia. Anche se nella docufiction non se ne parla, risulta che una nave della Shifco, la 21 Oktoobar II (poi sotto bandiera panamense col nome di Urgull), si trovava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una operazione segreta di trasbordo di armi statunitensi rientrate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si consumò la tragedia della Moby Prince in cui morirono 140 persone.
Sul caso Alpi, dopo otto processi (con la condanna di un somalo ritenuto innocente dagli stessi genitori di Ilaria) e quattro commissioni parlamentari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ilaria aveva scoperto e appuntato sui taccuini, fatti Ilaria Alpisparire dai servizi segreti. Una verità di scottante, drammatica attualità. L’operazione “Restore Hope”, lanciata nel dicembre 1992 in Somalia (paese di grande importanza geostrategica) dal presidente Bush, con l’assenso del neo-presidente Clinton, è stata la prima missione di “ingerenza umanitaria”. Con la stessa motivazione, ossia che occorre intervenire militarmente quando è in pericolo la sopravvivenza di un popolo, sono state lanciate le successive guerre Usa/Nato contro la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e altre operazioni come quelle in corso nello Yemen e in Ucraina. Preparate e accompagnate, sotto la veste “umanitaria”, da attività segrete. Una inchiesta del “New York Times” (24 marzo 2013) ha confermato l’esistenza di una rete internazionale della Cia, che con aerei qatariani, giordani e sauditi fornisce ai “ribelli” in Siria, attraverso la Turchia, armi provenienti anche dalla Croazia, che restituisce così alla Cia il “favore” ricevuto negli anni Novanta.
Quando il 29 maggio scorso il quotidiano turco “Cumhuriyet” ha pubblicato un video che mostra il transito di tali armi attraverso la Turchia, il presidente Erdoğan ha dichiarato che il direttore del giornale pagherà «un prezzo pesante». Ventun anni fa Ilaria Alpi pagò con la vita il tentativo di dimostrare che la realtà della guerra non è solo quella che viene fatta apparire ai nostri occhi. Da allora la guerra è divenuta sempre più “coperta”. Lo conferma un servizio del “New York Times” (7 giugno) sulla “Team 6”, unità supersegreta del comando Usa per le operazioni speciali, incaricata delle “uccisioni silenziose”. I suoi specialisti «hanno tramato azioni mortali da basi segrete sui calanchi della Somalia, in Afghanistan si sono impegnati in combattimenti così ravvicinati da ritornare imbevuti di sangue non loro», uccidendo anche con «primitivi tomahawk». Usando «stazioni di spionaggio in tutto il mondo», camuffandosi da «impiegati civili di compagnie o funzionari di ambasciate», seguono coloro che «gli Stati Uniti vogliono uccidere o catturare». Il “Team 6” è divenuta «una macchina globale di caccia all’uomo». I killer di Ilaria Alpi sono oggi ancora più potenti. Ma la verità è dura da uccidere.
(Manlio Dinucci, “La scottante verità di Ilaria Alpi”, dal “Manifesto” del 9 giugno 2015).
dq82 - 2015/6/19 - 18:37
Firenze: Inaugurazione di “Piazza Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”. Il 20 marzo alle Piagge alla ricerca di verità e giustizia
Alle 16 di domenica 20 marzo 2016 al Centro Sociale Il Pozzo. Un incontro organizzato dalla Comunità delle Piagge con Daniela Luchetta, Mariangela Gritta Greiner, Sandra Bonsanti, Alessandro Santoro, Ornella De Zordo e Cristiano Lucchi. Seguirà la rappresentazione di alcuni brani de “Lo Schifo” di Stefano Massini a cura della scuola Calenzano Teatro Formazione.
... continua su L'Altracittà
Alle 16 di domenica 20 marzo 2016 al Centro Sociale Il Pozzo. Un incontro organizzato dalla Comunità delle Piagge con Daniela Luchetta, Mariangela Gritta Greiner, Sandra Bonsanti, Alessandro Santoro, Ornella De Zordo e Cristiano Lucchi. Seguirà la rappresentazione di alcuni brani de “Lo Schifo” di Stefano Massini a cura della scuola Calenzano Teatro Formazione.
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SEI GIORNALISTA E ANCHE CURDO? ALLORA PEGGIO PER TE
Gianni Sartori
Vita dura per giornalisti e fotografi - soprattutto se indipendenti - in certe aree del globo.
Quelli curdi poi sembrano essere particolarmente sotto tiro.
Il 18 novembre era giunta la notizia che il fotografo e giornalista curdo Ebrahim Alipoor era stato rapito a Kabul da uomini armati presumibilmente legati ai talebani (doveroso chiedersi: per conto di chi?).
Il giorno dopo, venerdì 19 novembre, un altro giornalista curdo, Emrullah Acar, la cui abitazione era stata perquisita, veniva arrestato dalla polizia turca.
Andiamo con ordine.
Stando a quanto dichiarato da Henhaw, organizzazione per la difesa dei diritti umani, il fotogiornalista Ebrahim Alipoor sarebbe stato sequestrato il giorno 16 novembre nella capitale afgana e portato in un luogo sconosciuto.
Membro della Federazione Internazionale della Stampa Fotografica (FIAP) e di Immagine del Medio Oriente (MEI), il trentaduenne curdo, originario di Bane (nell’Iran) si era recato in Afganistan per documentare la situazione dopo il ritorno al potere dei talebani.
Non si sa per quale motivo sia stato sequestrato e di che cosa, eventualmente, venga accusato.
Inevitabile sospettare, intravedere la longa manus di un “mandante” straniero. Magari di qualche capitale non particolarmente affezionata ai “suoi” curdi, come per esempio Teheran o Ankara. Conosciuto a livello internazionale (le sue foto sono state esposte in Gran Bretagna, Slovenia, Paesi Bassi…) in Iran Ebrahim era già stato arrestato varie volte dal regime a causa dei suoi lavori di documentazione riguardanti l’oppressione delle donne e la repressione subita dai kolbar (gli spalloni curdi che attraversano illegalmente la artificiose frontiere statali tra Rojhilat, Bashur e Bakur).
Nessun dubbio invece su chi abbia voluto mettere a tacere Emrullah Acar.
Il corrispondente dell’agenzia curda Mezopotamya è stato arrestato all’alba del 19 novembre in casa sua nella città di Urfa (nel Bakur, il Kurdidstan del Nord sottoposto all’amministrazione turca).
Nel corso della stessa operazione (nata da un’inchiesta avviata dal tribunale di Malatya) è stato arrestato, a Bingol, anche Hivda Sarilmaz.
Entrambi sarebbero accusati di “appartenenza a un’organizzazione terrorista”.
Perquisita nella stessa mattinata di venerdì 19 l’abitazione di un’altra giornalista, Hikmet Tunc, corrispondente dell’agenzia di stampa femminile Jin News.
In questo caso la richiesta era partita dal procuratore generale di Van in quanto, secondo gli informatori, nella casa sarebbero state nascoste delle armi. Dopo una ricerca infruttuosa gli agenti hanno lasciato l’abitazione della giornalista.
Niente di nuovo naturalmente. La Turchia, classificata al 153° posto in materia di libertà di stampa, viene regolarmente citata come esempio (negativo beninteso) di repressione, oltre che del dissenso, anche dell’informazione. E non certo da oggi. Inoltre il regime di Erdogan sembra essersi specializzato nell’acquisire il controllo dei media.
Gianni Sartori
Gianni Sartori
Vita dura per giornalisti e fotografi - soprattutto se indipendenti - in certe aree del globo.
Quelli curdi poi sembrano essere particolarmente sotto tiro.
Il 18 novembre era giunta la notizia che il fotografo e giornalista curdo Ebrahim Alipoor era stato rapito a Kabul da uomini armati presumibilmente legati ai talebani (doveroso chiedersi: per conto di chi?).
Il giorno dopo, venerdì 19 novembre, un altro giornalista curdo, Emrullah Acar, la cui abitazione era stata perquisita, veniva arrestato dalla polizia turca.
Andiamo con ordine.
Stando a quanto dichiarato da Henhaw, organizzazione per la difesa dei diritti umani, il fotogiornalista Ebrahim Alipoor sarebbe stato sequestrato il giorno 16 novembre nella capitale afgana e portato in un luogo sconosciuto.
Membro della Federazione Internazionale della Stampa Fotografica (FIAP) e di Immagine del Medio Oriente (MEI), il trentaduenne curdo, originario di Bane (nell’Iran) si era recato in Afganistan per documentare la situazione dopo il ritorno al potere dei talebani.
Non si sa per quale motivo sia stato sequestrato e di che cosa, eventualmente, venga accusato.
Inevitabile sospettare, intravedere la longa manus di un “mandante” straniero. Magari di qualche capitale non particolarmente affezionata ai “suoi” curdi, come per esempio Teheran o Ankara. Conosciuto a livello internazionale (le sue foto sono state esposte in Gran Bretagna, Slovenia, Paesi Bassi…) in Iran Ebrahim era già stato arrestato varie volte dal regime a causa dei suoi lavori di documentazione riguardanti l’oppressione delle donne e la repressione subita dai kolbar (gli spalloni curdi che attraversano illegalmente la artificiose frontiere statali tra Rojhilat, Bashur e Bakur).
Nessun dubbio invece su chi abbia voluto mettere a tacere Emrullah Acar.
Il corrispondente dell’agenzia curda Mezopotamya è stato arrestato all’alba del 19 novembre in casa sua nella città di Urfa (nel Bakur, il Kurdidstan del Nord sottoposto all’amministrazione turca).
Nel corso della stessa operazione (nata da un’inchiesta avviata dal tribunale di Malatya) è stato arrestato, a Bingol, anche Hivda Sarilmaz.
Entrambi sarebbero accusati di “appartenenza a un’organizzazione terrorista”.
Perquisita nella stessa mattinata di venerdì 19 l’abitazione di un’altra giornalista, Hikmet Tunc, corrispondente dell’agenzia di stampa femminile Jin News.
In questo caso la richiesta era partita dal procuratore generale di Van in quanto, secondo gli informatori, nella casa sarebbero state nascoste delle armi. Dopo una ricerca infruttuosa gli agenti hanno lasciato l’abitazione della giornalista.
Niente di nuovo naturalmente. La Turchia, classificata al 153° posto in materia di libertà di stampa, viene regolarmente citata come esempio (negativo beninteso) di repressione, oltre che del dissenso, anche dell’informazione. E non certo da oggi. Inoltre il regime di Erdogan sembra essersi specializzato nell’acquisire il controllo dei media.
Gianni Sartori
Gianni Sartori - 2021/11/20 - 00:16
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Testo e musica di Sandro e Marino Severini
Dall'album "Fuori dal controllo"
Lyrics and Music by Sandro and Marino Severini ("The Gang")
Album: Fuori dal controllo
the-gang.it
Io so perché Ilaria e Miran sono stati uccisi. Dopo 20 anni di indagini inutili e faticose, di menzogne, depistaggi, sparizioni, altre morti sospette, ho bisogno solo di conoscere i nomi dei mandanti di quel duplice omicidio. Non li voglio vedere dietro le sbarre. Mi basta guardarli in faccia". Armi per rifiuti. Tossici, chimici, nucleari. Ogni schifezza che si produceva nel mondo - e si ricicla in Italia - da sotterrare in zone desertiche della Somalia. In cambio, carichi di armamenti moderni e sofisticati provenienti dai paesi dell'ex blocco sovietico che il nostro paese forniva ai signori della guerra. Non solo nella nostra ex colonia ma in tutti i paesi del Corno d'Africa. "Ilaria", ci dice la signora Luciana Alpi, la madre della giornalista del Tg3 della Rai uccisa a Mogadiscio il 20 marzo del 1994 assieme all'operatore Miran Hrovatin, "stava indagando su questo enorme scandalo. Lo aveva detto ad alcune persone di cui si fidava. Con la dovuta cautela imposta dall'argomento". Giovedì prossimo saranno passati 20 anni. La vergogna criminale della Terra dei fuochi era ancora lontana dall'essere scoperta. Ma dopo tutto quello che si è visto e saputo, con i guasti economici e ambientali inflitti a una regione come la Campania, il movente di un omicidio ancora oscuro non è poi così assurdo. Anzi.
Repubblica.it
Ilaria (ResistenzaLibera)
Reporter (Pooh)
Ilaria (Milo Brugnara)
Mal d'Africa (Ilaria, Miran e i sentieri delle banane) (Scraps Orchestra)
La Rosso (Alessio Blve)
Inverno a Mogadiscio (Alberto Amboni)
Dialogo di guerra (Alessandro Ducoli)