C’è gran fermento nella piazza in processione,
c’è gran trambusto, è veglia dell’impiccagione.
Dopo la festa resta buia la prigione,
a notte s’apparecchia l’ultima occasione…
E fuggirò, gambe levate,
verso contrade alle mie gesta impreparate;
e fuggirò, come braccato,
quel fato avverso che mi vuole imprigionato!
Traverso piazze, sole, polvere, stagioni,
tra truffe e furti guadagnando provvigioni.
Vendo indulgenze a chi ne sappia far buon uso,
strade più brevi per il santo paradiso…
Ladro di polli, per vocazione,
spenno sol quelli che mi chiamano per nome…
La verità si fa confine
se nel commercio si persegue l’Alto Fine!
Nomade, zingaro di villica estrazione,
vendo la Ruota della Commiserazione;
le bocche s’aprono in sincera ammirazione
e s’apron sacchi di denaro e redenzione…
Poi altri paesi, nuove rappresentazioni;
e poi taverne, donne e vino a profusione.
Nel vino muore il senso della discrezione:
mi fo’ gran vanto dell’amata professione…
Alla “Locanda del Vecchio Amore”
troppo ho baciato l’otre e l’oste traditore
ha denunciato la mia carriera
e la mia sbronza è andata a sbattere in galera!
C’è gran fermento nella piazza in processione,
c’è gran trambusto il giorno dell’impiccagione.
Il gallo intona il “Canto dell’Esecuzione”,
non c’è curato che mi dia benedizione.
E fuggirò, gambe sospese,
da questo sole che non tollera le offese.
E fuggirò, la corda è tesa,
la folla applaude e sfolla, e questa è la mia
impresa!
« Unus Papa non-Urbanus,
unus rex non-Christianus
et cardinalis infernalis,
frater Joseph consodalis… »*
*Parte di una strofetta satirica riportata dalle
relazioni dei gesuiti sulla Spagna del seicento.
La canzonetta allude in negativo ai potenti di
allora: il papa non-Urbano è Urbano VIII
Barberini; il re non –Cristiano è il re di Francia
detto “il Cristianissimo”; con cardinale infernale
si allude a Richelieu e fra Giuseppe è il suo più
ascoltato consigliere.
c’è gran trambusto, è veglia dell’impiccagione.
Dopo la festa resta buia la prigione,
a notte s’apparecchia l’ultima occasione…
E fuggirò, gambe levate,
verso contrade alle mie gesta impreparate;
e fuggirò, come braccato,
quel fato avverso che mi vuole imprigionato!
Traverso piazze, sole, polvere, stagioni,
tra truffe e furti guadagnando provvigioni.
Vendo indulgenze a chi ne sappia far buon uso,
strade più brevi per il santo paradiso…
Ladro di polli, per vocazione,
spenno sol quelli che mi chiamano per nome…
La verità si fa confine
se nel commercio si persegue l’Alto Fine!
Nomade, zingaro di villica estrazione,
vendo la Ruota della Commiserazione;
le bocche s’aprono in sincera ammirazione
e s’apron sacchi di denaro e redenzione…
Poi altri paesi, nuove rappresentazioni;
e poi taverne, donne e vino a profusione.
Nel vino muore il senso della discrezione:
mi fo’ gran vanto dell’amata professione…
Alla “Locanda del Vecchio Amore”
troppo ho baciato l’otre e l’oste traditore
ha denunciato la mia carriera
e la mia sbronza è andata a sbattere in galera!
C’è gran fermento nella piazza in processione,
c’è gran trambusto il giorno dell’impiccagione.
Il gallo intona il “Canto dell’Esecuzione”,
non c’è curato che mi dia benedizione.
E fuggirò, gambe sospese,
da questo sole che non tollera le offese.
E fuggirò, la corda è tesa,
la folla applaude e sfolla, e questa è la mia
impresa!
« Unus Papa non-Urbanus,
unus rex non-Christianus
et cardinalis infernalis,
frater Joseph consodalis… »*
*Parte di una strofetta satirica riportata dalle
relazioni dei gesuiti sulla Spagna del seicento.
La canzonetta allude in negativo ai potenti di
allora: il papa non-Urbano è Urbano VIII
Barberini; il re non –Cristiano è il re di Francia
detto “il Cristianissimo”; con cardinale infernale
si allude a Richelieu e fra Giuseppe è il suo più
ascoltato consigliere.
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