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Le Fosse Ardeatine

Giovanna Marini
Lingua: Italiano


Giovanna Marini


Proclama scritto dal Comando Tedesco in Roma occupata, e affisso su tutti i muri della città il 25 marzo del ’44:
«Il 23 marzo nel pomeriggio viene lanciata una bomba da criminali comunisti-badogliani contro una colonna tedesca in transito per via Rasella.
Trentadue uccisi parecchi feriti.
Per ogni tedesco ammazzato dieci criminali comunisti-badogliani saranno fucilati.
Quest’ordine è già stato eseguito»

Verso le due dentro a Regina Coeli entrano le SS,
aprono le porte vanno di cella in cella, gridano nomi di uomini prigionieri
Il primo a essere chiamato il maggiore Talamo esce senza la giacca,
vuol tornare a prenderla ma no se lo portano via. Ah! Ah!
Passano in fretta aprono e gridano un nome
e un uomo esce e non ritorna più.
Bruno Pellegrino vede passare Alberto Fantacone,
lo portano in barella non poteva camminare,
capisce che è impossibile che lo portino a lavorare, e allora si mette a gridare:
«È una mattanza! È una mattanza! Assassini! Assassini!»
E tutto il carcere attacca a gridare «Assassini!». Diceva il carcere «Assassini!»
La frenesia, la confusione…
Il tenente Tunath preleva gli uomini del terzo braccio
poi attende la lista della Polizia Italiana, ma la lista non arriva, non c’è!
Allora prende a caso undici persone, si fa dare il nome
e le aggiunge alla sua lista ah!
Solinas vede passare Manlio Bordon, dalla sua cella è prelevato Michele Bolgia
Enrica Filippini vede passare il dottor Pierantoni e i Di Consiglio sei Di Consiglio
Non vedrà più Luigi Gavioli
Il più vecchio dei prelevati aveva ottant’anni, il più giovane quattordici anni ah Ah!
Un maresciallo delle SS chiede chi è disposto a fare lavori pesanti,
scavare fosse si faccia avanti!
C’è un lungo silenzio, poi mano a mano, si offrono tutti. Ah!
Il più giovane dei Di Consiglio che non è stato chiamato
vuole raggiungere il padre e i fratelli,
e il suo nome va dentro alla lista. Ah!

Il cielo si fa nero, è quasi sera
Sento muovere nel cortile
vedo i camion pronti a partire
E quelli con le mani legate issati sui camion in un silenzio straordinario
E i soldati con i mitra puntati
e loro dentro accovacciati
E da noi gli sportelli sono tutti sprangati, c’è un gran silenzio
Ma una donna si mette a gridare, urla lamenti, ci fa male
È la moglie di Genserico Fontana,
non riescono a farla tacere, lei ha capito…:

«Era nel primo pomeriggio: partivano, li ho visti io
da via Tasso tre camion, amore mio
Noi stavamo ad aspettare il secondo colloquio e la finestra dava sul cortile,
e i camion erano del tipo militare telati coperti sopra e ai lati
E i nostri cari con le mani legate, amore mio!
E abbiamo cominciato a chiamare
Chiamava ognuno i suoi padri figli fratelli nipoti, amore mio
E i soldati venivano incontro col mitra spianato
“Via! Via! Kaputt!”, pazzi erano, erano pazzi
E noi che potevamo fare? Vi abbiamo visti partire»

E vanno per Roma i camion, Roma deserta
Nessuno doveva vedere, nessuno doveva sapere!
Una camionetta girava da due ore per il quartiere e un megafono strillava:
«Un convoglio deve passare, che le persiane siano tutte sbarrate,
Se vediamo qualcuno affacciato abbiamo l’ordine di sparare!»
E poi i camion sono arrivati circondati dalle moto col sidecar
e i soldati con i mitra puntati, Piazza Barberini, il Tritone,
via Nazionale, il Colosseo, tutto sbreccolato
e Marco Aurelio sul suo cavallo dorato
E la piazzetta ornata con la chiesa in cima alla scalinata
che sale sale fino al portale
E da via Tasso e da Regina Coeli quei camion hanno sfilato
fra le case scolorite e i muri vecchi
e le fontane delicate,
e portavano al macello padri e figli ammanettati
E nessuno li ha seguiti! Nessuno è andato a chiamare -
Lo sai che me lo chiedo da cinquant’anni -
Nessuno è andato a domandare:
Ma perché bloccano le strade?
Ma che cosa volete fare?
Arrivano sull’Ardeatina che il sole sta per cadere
mettono due sentinelle per bloccare veicoli e pedoni
a monte e a valle delle cave
e i camion retrocedono fino all’ingresso affinché loro non si vedano
E nessuno li ha visti entrare
Solo i tedeschi militari immobili pronti per sparare
A trecentotrentacinque uomini: cinque per volta…
«E noi come potremo mai dimenticare che così sono morti i nostri padri?»
«Ma lo sai quante volte me li vedo entrare dentro al buio delle cave, smarriti,
si guardano intorno per capire»
«Ma che si sono detti in quel momento? Ma cosa avranno pensato?
Ma che gli avrà detto il cervello? Ma la bocca gli avrà parlato?»
Trecentotrentacinque uomini, cinque per volta
E questo è vero! È vero! È tutto vero
E la storia l’ha detto e il tribunale ha parlato
Così è stato, ma come si può pensare...!

– Ce ne sono cinque di troppo – dice Kappler
– Questi hanno visto tutto, che ne facciamo? Uccidiamo anche loro?
Uccidiamo anche loro –.



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