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Wir wollen alle wieder Kinder sein!

Friedrich Hollaender
Language: German


Friedrich Hollaender

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An allem sind die Juden schuld
(Friedrich Hollaender)
Raus mit den Männern!
(Friedrich Hollaender)
Die Hungerkünstlerin
(Friedrich Hollaender)


[1921]
Parole musica di Friedrich Hollaender
Interpretata da Rosa Valetti al Cabaret Größenwahn da lei creato.
Il Cabaret Größenwahn fu un cabaret politico-letterario di Berlino, aperto il 23 dicembre 1920 al primo piano del Café des Westens (centro di ritrovo delle avanguardie artistiche del tempo, e conosciuto come Café Größenwahn), all’angolo tra Kurfürstendamm e Joachimsthalerstraße. (Kabarett.it)
Interpretata anche da Ute Lemper in "Berlin Cabaret Songs", album del 1996




Purtroppo il testo si trova solo su siti generalisti.
Ho provato a sistemarlo all'ascolto ma... io non parlo il tedesco, scusatemi, pardon...

"Oh che bella era la Germania, sanguinaria!
Quando passavamo noi tremava anche l’aria!
Tuoni e lampi scatenavano le nostre ire!
Eravamo gli Unni e c’era poco da scherzare!"

(traduzione di Elisabetta Zoni, Berlin cabaret songs)
Ach, was warn wir Deutschen doch, so gierig nach dem Blut! Hei!
Jedem grauste gräßlich vor dem wilden Mannesmut! Hei!
Donnerhall und Wogenprall! So gingen wir auf den Strich!
Ja, wir sind das Hunnenvölkchen, anders tun wir's nich!
Gott, zur Zeit der Kieler Wochen warn wir noch so friedlich;
Und die größte Keilerei, die war direkt gemütlich!
Dann gab's plötzlich einen Krach! Und der Furor wurde wach!
Aber heute sind wir wieder schwach! Juhu!

Wir wollen alle wieder Kinder sein,
So lieb und harmlos wie vorm großer Krieg!
Wir wollen nicht mehr die alten Sünder sein,
Wir wollen würdig sein der Republik!
Ein reines Herzchen wie der Himmel blau,
Ein Leben wie im Paradiese!
Wir wollen alle wieder Kinder sein
Und wollen uns tummeln auf der grünen Wiese!

Und dann haben wir sachteken 'nen kleinen Konkurs gemacht! Hei!
Und die Sangtimangs verkooft, war alles Überfracht! Hei!
Lazarett geräumt, ein Nepplokal gebaut ganz flink!
Die Revolution, die war en marche! Mensch sei gut, sonst gibt's ein Ding!
Und beim guten alten Adlon bumsten Schießgewehre.
Im Berliner Schützengraben tobten unsre Heere!
Aber unsre braven Graun wollten plötzlich nicht mehr haun;
Denn bei Adlon gab's nicht mehr zu klaun! Juhu!

Wir wollen alle wieder Kinder sein,
So lieb und harmlos wie vorm großer Krieg!
Wir wollen nicht mehr die alten Sünder sein,
Wir wollen würdig sein der Republik!
Ein reines Herzchen wie der Himmel blau,
Ein Leben wie im Paradiese!
Wir wollen alle wieder Kinder sein
Und wollen uns tummeln auf der grünen Wiese!

Siehste wohl, nun haben wir wieder unser gutes Bier! Heil
Trink, geliebtes Deutschland! Halt dir senkrecht! Wir sind wir!
Löhne steigern! Arbeit weigern! Siehste, das erfrischt!
Sei Naturmensch! Pflücke Blümchen! Aber sonst tu nischt!
Wir ersetzen den Verlust an unserem Charakter
Durch den edlen Körpercultus: täglich gehn wir nackter!
Kleider sind ja bloß Glasur! Löset eure Gürtelschnur,
Kehren wir zurück zu der Natur! Juhu!

Wir wollen alle wieder Kinder sein,
So lieb und harmlos wie vorm großer Krieg!
Wir wollen nicht mehr die alten Sünder sein,
Wir wollen würdig sein der Republik!
Ein reines Herzchen wie der Himmel blau,
Ein Leben wie im Paradiese!
Wir wollen alle wieder Kinder sein
Und wollen uns tummeln auf der grünen Wiese!

Contributed by Bernart Bartleby - 2022/4/18 - 17:36



Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 20/21-4-2022

Tre parole del traduttore. Certamente, Friedrich Hollaender e gli altri autori di Kabarettlieder dell'epoca della Repubblica di Vàime (l'ho sentita chiamare anche così, con buona pace sia di Goethe che del defunto Enrico Vaime) non si preoccupavano minimamente del fatto che, cent'anni dopo, le loro canzoni dovessero essere tradotte in un'altra lingua. Così, sicuramente e che so io, i cabarettisti e comici italiani non si preoccupano adesso che, tra cent'anni, i traduttori di Canzoni Contro la Guerra del 2122 -che saluto con leggero anticipo- debbano rendere in inglese, in francese o in tedesco le loro canzoni attuali. Fatto sta che tradurre una canzone non solo legata a una data epoca e a dati avvenimenti, ma anche a una particolare atmosfera e ad artifici linguistici che non ci risultano spesso più molto chiari, è un'autentica impresa. E' pur vero, come del resto specificato da Bernart Bartleby (BB) nella sua introduzione, che queste canzoni sono state proposte, ad esempio in Italia, ad un pubblico contemporaneo, ovviamente in traduzione; è un peccato che la della traduzione adattata di Elisabetta Zoni sia disponibile solo un brevissimo estratto. Nel frattempo, poiché comunque traduzioni di questa canzone proprio non si trovano, mi sono cimentato (col rischio di rimanerci cementato) in una traduzione letterale di questo testo corredato di qualche nota esplicativa, cercando di chiarire qualche punto laddove mi è stato possibile. Spero di non essermi allontanato troppo dallo scopo, pur restando fermo il rischio di qualche cantonata. [RV]

Vogliamo ritornare bambini!

Ach, come s'era però noi teteski, così tanto sankvinari, eh!
Tutti tremava di paura dinanzi alla nostra maskia brutalità, eh!
Tuoni, fulmini e buriana! [1] Così ci si metteva in viaggio!
Sì, noialtri siamo gli Unnetti [2], non ci possiamo far nulla!
Perdìo, all'epoca delle Settimane di Kiel [3] non s'era così tranquilli,
E quella zuffa, la più grossa, sì, è stata proprio piacevole ! [4]
Di colpo, c'è stato uno skiànto...s'è risvegliato il furore!
Però oggi siamo di nuovo debolucci, ohi ohi !

Vogliamo ritornare bambini,
Così amorevoli e innocui come prima della Grande Guerra!
Non vogliamo esser più quei vecchi peccatori, [5]
Vogliamo esser degni della Repubblica!
Un cuoricino puro, azzurro come il cielo,
Una vita come in Paradiso!
Vogliamo ritornare bambini,
E vogliamo scorrazzare sul prato verde!

E ora, pian pianino [6], siamo andati in bancarottina, eh! [7]
Venduti scrupoli e risentimenti [8], ce n'era in sovrappiù, eh!
Svuotato l'ospedale militare, ci abbiam fatto alla svelta un locale di lusso! [9]
La rivoluzione, sì, era in marcia! [10] Stàtti bòno, sennò sta' a vedé che succede!
Ed al vecchio caro Adlon [11] rimbombarono le fucilate,
E i nostri signoroni si misero a far casino nelle trincee berlinesi!
Ma quei nostri bravi soldati di colpo non vollero più scavare,
E quindi all'Adlon non ci fu più niente da sgraffignare, ohi ohi!

Vogliamo ritornare bambini,
Così amorevoli e innocui come prima della Grande Guerra!
Non vogliamo esser più quei vecchi peccatori,
Vogliamo esser degni della Repubblica!
Un cuoricino puro, azzurro come il cielo,
Una vita come in Paradiso!
Vogliamo ritornare bambini,
E vogliamo scorrazzare sul prato verde!

Vedi bene, ora ci riabbiamo la nostra buona birra, evviva!
Bevi, diletta Germania! Schiena dritta! Noi siam noi!
Aumentare i salari! Rifiutare il lavoro! Vedi, fa sentire meglio!
Ama la natura! Cogli i fiorellini! Però 'un t'azzardà' a fa' àrtro!
Abbiamo rimpiazzato la perdita del nostro carattere
Con la nòbile cultura fisica: si va in giro sempre più gnudi!
I vestiti son solo vernice! Slacciatevi le cinture,
Torniamo alla natura, ohi, ohi !

Vogliamo ritornare bambini,
Così amorevoli e innocui come prima della Grande Guerra!
Non vogliamo esser più quei vecchi peccatori,
Vogliamo esser degni della Repubblica!
Un cuoricino puro, azzurro come il cielo,
Una vita come in Paradiso!
Vogliamo ritornare bambini,
E vogliamo scorrazzare sul prato verde!

[1] Traduco così, infilandoci arbitrariamente i “fulmini” per ricostituire l'espressione italiana “tuoni e fulmini” (Donnerhall, lett. “rombo di tuono”) e rendendo con “buriana” il Wogenprall, lett. “bordata dei marosi”.

[2] Cerco di rendere così il particolare flavour ironico dell'originale, Hunnenvölkchen. Ironico, quindi espresso con un intraducibile diminutivo: “popoletto” (non “popolino”, che in italiano vuol dire un'altra cosa). L'accostamento tra i tedeschi e gli “Unni”, in quanto barbari distruttori, sembra esser nato proprio ai tempi della Grande Guerra, e precisamente in Inghilterra dove i tedeschi venivano chiamati, specialmente in ambito giornalistico, “the Huns”. La 2a guerra mondiale ha fatto il resto. Il nemico, d'altronde, è sempre e comunque “barbaro”, e nessuna guerra fa eccezione nella propaganda. Anche ora, ad esempio, i barbari russi (già barbari di per sé, naturalmente) sono perlopiù “mongoli”, “ceceni” e quant'altro.

[3] La “Settimana di Kiel” (Kieler Woche) è, probabilmente, la più grossa manifestazione velistica del mondo: una serie di regate, aperte a tutti (a tutti coloro che hanno una barca a vela, ovviamente) che si svolge a Kiel per una settimana intera l'ultima settimana di giugno e che coinvolge l'intera popolazione in un'atmosfera di festa popolare. La Settimana di Kiel esiste fin dal 1882, vi hanno preso parte fino a 5000 velisti (!!!) provenienti da 50 paesi diversi e vi hanno assistito fino a tre milioni di visitatori, nonostante le regate si svolgano in mare aperto e non siano visibili dalla costa. La prima regata di Kiel fu organizzata dal Kaiserlicher Yacht-Club (Yacht Club Imperiale); già due anni dopo la durata della manifestazione fu estesa a una settimana. Poiché lo Yacht Club era Imperiale (qualcuno ha mai sentito parlare di uno Yacht Club Proletario, o di uno Yacht Club Impiegatizio...?), lo stesso Kaiser, Guglielmo II, in quanto Commodoro dello Yacht Club Imperiale, prese regolarmente parte all'evento fin dal 1889, regatando sul suo yacht, il Meteor. D'accordo, ma che c'entra tutto questo con la canzone? Presto detto: fu esattamente mentre il Kaiser prendeva parte alla Settimana Velistica di Kiel del 1914, che gli arrivò come un fulmine a ciel sereno la notizia dell'attentato di Sarajevo (28 giugno 1914). E quindi, poverino, gli toccò interrompere la regata, Ancora oggi vorrei stigmatizzare l'insensibilità dello studente Gavrilo Princip, che decise di ammazzare l'Arciduca d'Austria e sua moglie proprio mentre il Kaiser era impegnato con le boline e le strambate. Tanto più che Gugliemo II non poté più prendervi parte, dato che le edizioni dal 1915 al 1919 non si tennero per la guerra.

[4] La “zuffa”, appunto, è la Grande Guerra. Mi sia permesso un divertente ricordo personale, risalente a circa 3000 anni fa, quando ero al liceo. La professoressa ci aveva assegnato un compito di latino in classe consistente in una versione (non mi ricordo di chi) che parlava della battaglia di Canne, durante le guerre puniche che sono l'ossessione del ministro Cingolani. Un mio compagno di classe, tale Ferrara, tradusse regolarmente “pugna apud Kannas” (o proelium, non mi ricordo) con “zuffa”: la zuffa di Canne. Quando la professoressa restituì i compiti, il povero Ferrara dovette subire il martirio: la professoressa (l'Asselle, un autentico personaggio) tuonò: “Ferrara!!!! Ferrara!!!!! La battaglia di Canne, una delle più grandi tragedie dell'antichità, settantamila morti, per lei [dava del lei agli alunni, ndr] è una zuffa?!?!?! Ma dove ce l'ha il cervello?!?!?”. Da allora, universalmente la battaglia diventò la Zuffa di Canne, e naturalmente ho scelto questa parola per la traduzione di Keilerei (baruffa, scazzottata ecc.) Da notare che uno dei passatempi preferiti miei e del Ferrara era sgattaiolare fuori di classe, andare alla porta di altre classi dove faceva lezione la medesima professoressa Asselle, e improvvisare bombardamenti sonori (bombe, cannoni, urla di assalto ecc. ecc.); dopo un po', dalla porta chiusa, si sentiva l'Asselle che urlava, “Venturi! Ferrara! Poi facciamo i conti !!!”

[5] Da notare però che Sünder, gergalmente, significa anche “allocchi, tonti”.

[6] Nell'impasto linguistico di questo brano, ecco l'irruzione di un normale avverbio tedesco, sachte (“piano”, “delicatamente”, “leggermente” ecc.) munito però di un suffisso di diminutivo basso-tedesco, o Plattdeutsch che dir si voglia. In tedesco standard (basato sui dialetti alto-tedeschi meridionali) sarebbe sachtchen.

[7] La canzone è del 1921, e già dal 1919 la Germania, costretta a ripagare i giganteschi danni di guerra sanciti dal trattato di Versailles, stava sperimentando la storica Grande Inflazione.

[8] Un verso che ha dato parecchio da fare. Verkooft è la forma dialettale basso-tedesca di verkauft. Quanto a Sangtimangs, è la resa del francese sentiments, ma non si capisce bene che cosa significhi esattamente; e la cosa non deve restare chiara neppure agli stessi tedeschi. Per puro caso ho trovato questo forum dove se ne parla, e dove vengono proposte diverse ipotesi -tra le quali ne ho scelte un paio che mi sono sembrate più plausibili. La Germania che,annientata dalla situazione economica postbellica, vende persino la cosa che più ha in abbondanza, il risentimento.

[9] Un Nepplokal è, alla lettera e propriamente, un locale carissimo dove si spennano i clienti. Deriva da Nepp, “imbroglio”, “buggeratura”, “presa per il collo” ecc.

[10] Nel testo originale è in francese, en marche, proprio come si chiama il movimento del presidente Macron. Probabilmente perché associato alla rivoluzione, e la révolution, all'incirca dal 1789, non può essere che francese...

[11] L' Hotel Adlon è uno storico hotel berlinese di lusso. Esiste ancora: pernottare in una delle tre suites presidenziali costa dai 12.000 ai 19.000 euro a notte.

2022/4/21 - 19:59




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