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Un sedile sul treno

Mireille Safa
Lingua: Italiano


Mireille Safa


Stazioni ferroviarie illuminate,
rose rosse a noi mai destinate,
saluti che a noi non son rivolti,
donne belle che baciano altri volti,
non i nostri che tradiscon l’amarezza
di chi porta una valigia di tristezza.

Corre il treno sulle terre non più nostre...
Luci al neon che dal treno sembran giostre
d’ un mostruoso luna-park edificato
sulle terre che un giorno abbiamo arato.
Sbuffa il treno come un drago nella notte
e divora il paesaggio e se lo inghiotte.

Una foto di famiglia abbiamo in tasca
e la chiave d’una casa abbandonata,
non abbiam più l’illusione che rinasca
quella patria che c’è stata derubata.
Dove ferma il treno non c’è un domicilio
che ci aspetta, ma una tappa per l’esilio.

Noi viaggiamo verso un nulla, eternamente,
fra persone per le quali siamo niente.
All’arrivo c’è nessuno ad aspettarci,
non c’è donna che sia là per abbracciarci.
C’ è nessuno che saluta dal balcone
chi è cacciato dalla propria nazione.

Dove sono i cavalli scalpitanti?
Gli inni alla natura, i nostri canti?
Gli indirizzi delle vergini sognate?
I narghilè e le spezie profumate?
I caffè in cui finire le giornate
con gli amici in discussioni appassionate?

Non ci sono mantelli di tenerezza
per scaldare cuori in preda all’incertezza.
Siam farfalle sballottate in preda al vento,
siamo un eco perso ormai nel firmamento,
fuochi spenti, un lamento inascoltato
un ricordo moribondo d’un passato.

Per noi non c’è mai stato su quel treno,
un sedile riservato e tantomeno
la fermata in cui ci sia chi ci attende,
dove gente come noi infine scende
su una terra ch’è protetta da un confine.
Corre il treno nella notte senza fine.



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