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Ballata del Pinelli 50.0

Anonimo Toscano del XXI secolo
Lingua: Italiano


Anonimo Toscano del XXI secolo


In dicembre a Milano fa caldo,
Del clima questo è il cambiamento,
“Brigadiere, facciamo un po' vento...!”.
Come sempre, Pinelli cascò.

"Commissario, saran cinquant'anni
Che le dico che sono innocente,
Cinquant'anni passati per niente
Cinquant'anni passati a cascar.”

"Poche storie, anarchista Pinelli,
La tua sorte l'è d'esser cascato,
E la mia, di venire ammazzato
Quasi quasi, casco insieme a te.”

“Impossibile!” - grida Pinelli -
“Le parti son già state assegnate
E le bombe sono già scoppiate,
Cinquant'anni non posson cambiar.

Altre bombe son state gettate
Nelle piazze, sui treni, in stazione,
Per ognuna c'è la sua canzone,
Cinquant'anni che stiamo a cantar.”

“Son d'accordo, anarchista Pinelli,
Però ora tu muori, e io son vivo,
Ci hai da farti il malore attivo,
Fra un par d'anni, lo sai, tocca a me.”

In dicembre, a Milano fa caldo,
In agosto, a Bologna si muore
Ed in maggio, a Brescia c'è un'afa,
E Pinelli continua a cascar.

Cinquant'anni, ma sembran tremila
Cinquant'anni al tuo funerale
Cinquant'anni son duri da fare
Quando si occulta la verità.

Cinquant'anni, anarchista Pinelli
Che caschi a Fatebenefratelli,
Cinquant'anni che quel commissario
Lo stanno quasi a santificar.

Voglia Iddio, e per tutti interceda
Che non caschi anche Pietro Valpreda,
Mentre ci fa una crêpe e un panino
Il pentito Leonardo Marino.

Progressisti e recuperatori,
Cinquant'anni di vostri discorsi,
Mentre Pino Pinelli in questura
Se ne sta sempre a saltellar.

Passeranno altri cinquant'anni
O mangiare questa minestra,
O volare dalla finestra
Un proverbio alquanto reàl.

T'hanno ucciso scoprendosi un nervo
E poi hanno ammazzato San Servo;
Dopo, poi scoppiata la stazione,
Forza con la riconciliazione.

Anarchia non vuol dire bombe
Però manco vuol dire melassa;
Ed il tempo sì passa e ripassa,
Non ci resta che ancora cantar.

Calabresi, chissà se l'ha letta
La poesia che sta sulla tomba,
Sulla tomba di quel ferroviere [1]
Che anche adesso continua a cascar.

In dicembre, a Milano fa caldo
Ci saran quasi quaranta gradi,
Tu, Pinelli, ancor cadi e ricadi,
Prima o poi ti dovremo fermar.
[1] La quale, per chi magari non lo sapesse, è Carl Hamblin, dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (vale a dire il libro che Giuseppe Pinelli, come racconta la Storia, aveva regalato al commissario Calabresi qualche tempo prima di volare dalla finestra della Questura). Traduzione classica di Fernanda Pivano.

La tomba di Pinelli nel cimitero di Turigliano, a Carrara.
La tomba di Pinelli nel cimitero di Turigliano, a Carrara.


La macchina del «Clarion» di Spoon River venne distrutta,
e io incatramato e impiumato,
per aver pubblicato questo, il giorno che gli Anarchici furono impiccati a Chicago:

«Io vidi una donna bellissima, con gli occhi bendati
ritta sui gradini di un tempio marmoreo.
Una gran folla le passava dinanzi,
alzando al suo volto il volto implorante.
Nella sinistra impugnava una spada.
Brandiva questa spada,
colpendo ora un bimbo, ora un operaio,
ora una donna che tentava di ritrarsi, ora un folle.
Nella desta teneva una bilancia;
nella bilancia venivano gettate monete d’oro
da coloro che schivavano i colpi di spada.
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto:
“Non guarda in faccia a nessuno”.
Poi un giovane col berretto rosso
balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia erano tutte corrose
sulle palpebre marce;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un’anima morente
le era scritta sul volto.
Ma la folla vide perché portava la benda».



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