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La mala nova

Anonymous
Language: Catalan


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[?]
Canzone popolare catalana
A Catalan folksong
Chanson populaire catalane
Cançó popular catalana



Le 40 cançons populars catalanes fu un volumetto popolare (venduto al prezzo di 50 centesimi) pubblicato nel 1909 nella collana “Biblioteca Popular de l'Avenç” (“L'Avenç” era una libreria barcellonese, il cui nome significa “Il progresso”, situata al n° 24 della Rambla de Catalunya). Sebbene non indicato in copertina, il curatore e revisore (particolarmente delle melodie) era il giovane musicista Jaume Llobera, come si evince dalle Quatre paraules che fanno da prefazione. La mala nova che qui si presenta, è un testo la cui datazione non è chiara; ma, per alcune sue caratteristiche e particolari, potrebbe risalire al XVI o XVII secolo, forse addirittura con un adstrato ben più antico (la dama che sale sulla torre per aspettare il ritorno dello sposo dalla guerra è un τόπος medievale). Una cosa assai interessante è il nome del protagonista, il conte di "Aronge": nessun "Aronge" si trova nella toponomastica storica dei paesi Catalani, e si potrebbe quindi trattare di una variante (e qui, un vero e proprio anagramma) di "Orange". Il che potrebbe rimandare direttamente al principe d'Orange e alla relativa ballata, che in effetti presenta qualche preciso punto di contatto con questa (ivi compresa la maledizione della guerra). A tutto questo si aggiunga che la città di Orange si chiama, nella vicina lingua occitana, Arenje, o Arenjo. Come si sa, le ballate e canzoni popolari "viaggiano" da un paese e da una lingua all'altra, e spesso da un secolo all'altro, con tutte le rielaborazioni e varianti possibili. Questa ballata potrebbe appartenere quindi al "filone" del Prince d'Orange.

Il tema non è comunque certamente nuovo, anzi è praticamente “eterno” nelle composizioni popolari del genere: il cavaliere, neosposo, deve andare a fare la guerra per ordine del re, ci va parecchio malvolentieri (anche perché a chi si rifiuta d'andarci sarà assai poco cerimoniosamente tagliata la testa) e promette alla sposina di tornare presto (per Pasqua, per San Giovanni). La sposina lo attende trepidante vestendosi sontuosamente, sale sulla torre e, un disgraziato giorno, tornano tutti quanti tranne, naturalmente, il marito che è caduto in battaglia. Nella strofa finale, l'oramai vedova pronuncia una maledizione per la guerra e per chi la fa fare. Si tratta di un tema eterno, perché così vanno le cose dai famosi “centomila anni” di Marco Valdo M.I., c'è poco da fare. Si sa già dal primo verso della canzone come andrà a finire (sebbene non manchino ballate con un “happy end”, mentre il tradimento o il nuovo matrimonio della sposina dopo “sette anni” è riservato generalmente ai soldati semplici, ai poveri fantaccini e alle contadine che si ritrovano bigame senza volerlo). Ancor più normale è che a un tema così (purtroppo) comune si accompagni una melodia assai bella, la quale servirà poi -quasi invariabilmente- ad un qualche compositore per una sua rielaborazione originale. Così, ad esempio, la melodia della Mala nova servì al musicita catalano Frederic Mompou i Dencausse per la sua “Danza XII”. [RV]


Nota sul testo. Viene dato qui quello ripreso direttamente dalla 2a edizione delle "40 cançons populars catalanes" del 1909, disponibile in rete. L'ortografia differisce in diversi punti da quella usata modernamente.

Ja s'han fetes les crides,
volange,
gran guerra hi ha d'haver,
volange.
El rei mana que hi vagin
comtes i cavallers.
Si hi han d'anar els nobles,
els que no ho són també.
Aquell que hi farà falla
escapsat n'ha de ser.
El comte de l'Aronge
n'es capità primer.
Hi ha d'anar per força
amb els soldats que té.
Casat de nou lo comte,
deu deixar la muller.
Li reca de deixar·la
de tant bonica que es.
El comte de l'Aronge,
per més que li sab greu,
un bon matí se lleva
i fa cridar sa gent.
Ne fa albardar les mules
pels moços bagatgers,
i al pati les carreguen
de tot lo menester.
Fa aparellar ses armes
mellors a l'escuder,
i ja ha manat als patges
que ensellin el corcer
— Adéu, gentil comtessa;
gentil comtessa, adéu
Me'n vaig ara a la guerra
per obeir al rei.
—Ai, comte, lo bon comte,
per què així me deixeu?
Si teniu de deixar-me,
digueu: quan tornareu?
— Per la Pasqua florida,
comtessa, tornaré,
i si no es per Pasqua,
per Sant Joan que ve.—
Les Pasqües són passades
i Sant Joan també:
el comte de l'Aronge
de la guerra no ve.
La dama cascun dia
de gales se vesteix
i se'n puja a la torra
més alta del castell.
Ja veu venir sos patges,
sos patges i escuders.
Vestits de dol arriben,
gramalles fins als peus.
— Ai, patges, els meus patges,
quínes noves porteu?
— Ai, comtessa, la nova
no la volgueu saber.
Quan la vos haurem dita
les robes mudareu;
despullant-vos les gales,
de dol vos vestireu.
Entreu's-en a la cambra,
que ja us ho explicarem
senteu-vos en cadira:
tot vos ho contarem.
Lo comte de l'Aronge
mort i soterrat es. —
Quan sent la trista nova
la dama s'esmorteix.
Després plora i més plora
son mal sense remei:
no pot aconsolar-se'n
i torna a plorar més.
— Ai, patges, els bons patges,
ont té l'enterrament?
— Li han fetes les fosses
dessota un taronger.
A la branca més alta
hi canta l'esparver,
hi canta la calandria,
i el rossinyol també.
— Que malhaja la guerra
i el qui la va fer fer,
engany de les donzelles
i mort de cavallers.

Contributed by Riccardo Venturi - 2017/10/15 - 08:56



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
15 ottobre 2017 09:02

LA MALANUOVA

Già si son fatti i bandi,
volange,
gran guerra ci sarà,
volange.
Il re comanda d'andarci
a conti e cavalieri.
Ci devono andare i nobili,
e anche chi non lo è. [1]
Chi mancherà d'andarci
sarà decapitato.
Il conte di Aronge
è il comandante in capo.
Ci deve andar per forza
coi soldati che ha.
Sposino fresco il conte,
deve lasciar la moglie.
Gli duole di lasciarla
da tanto bella ch'è.
Il conte di Aronge,
per quanto gli sia di peso,
un buon mattin si alza
e manda a chiamare i suoi.
E fa bardare i muli
dai salmeristi,
e nel cortile li caricano
di tutto il necessario.
Fa preparar le armi
migliori allo scudiero,
e già ha ordinato ai paggi
che sellino il corsiero.
— Addio, gentile contessa;
gentile contessa, addio,
me ne vo ora alla guerra
per obbedire al re.
—Ahi, conte, buon conte,
perché mi lasciate così?
Se dovete lasciarmi,
ditemi, quando tornerete?
— Per la Pasqua fiorita,
contessa, tornerò,
e se non è per Pasqua,
sarà per San Giovanni. -
Passate son le Pasque [2]
ed anche San Giovanni:
il conte di Aronge
dalla guerra non torna.
Ogni giorno la dama
si mette gran vestiti
e sale sulla torre
più alta del castello.
Già vede arrivare i suoi paggi,
i paggi e gli scudieri.
Arrivan vestiti a lutto,
in gramaglie fini ai piedi.
— Ahi, paggi, miei paggi,
quali nuove portate?
— Ahi, contessa, la nuova
non vogliate saperla.
Quando ve l'avrem detta
cambierete il vestito;
togliendovi le gale
vi vestirete a lutto.
Entratevene in camera,
ché ve lo spiegheremo,
sedetevi su una sedia:
tutto vi racconteremo.
Il conte di Aronge
è morto e sotterrato. -
Quando sente la triste nuova
la dama impallidisce a morte.
Poi piange e piange ancora
la sua pena senza rimedio:
non può consolarsi,
e piange ancor di più.
— Ahi, paggi, buoni paggi,
dov'è la sua tomba?
— Gli hanno fatto la fossa
sotto un albero d'arancio.
Sul ramo suo più alto
ci canta lo sparviero,
ci canta la calandrella
ed anche l'usignuolo.
— Maledetta sia la guerra
e chi la fa fare,
disgrazia per le fanciulle
e morte per i cavalieri.

[1] Nell'originale, i due versi hanno una diversa costruzione: "Se devono andarci i nobili, / [ci devono andare, a maggior ragione] anche coloro che non lo sono".

[2] Al plurale, perché nella tradizione cristiana esistono diverse "pasque": 1) La "Pasqua fiorita", cioè la Domenica delle Palme; 2) La Pasqua di resurrezione, o Pasqua d'uovo, vale a dire la Pasqua vera e propria; 3) La "Pasqua rosa", vale a dire la Pentecoste.

2017/10/15 - 09:03


MANO TESA AL ROJAVA DAI PAISOS CATALANS

Gianni Sartori

Dai Paisos Catalans solidarietà all’Amministrazione Autonoma del Rojava e apprezzamenti per l’esperienza del Confederalismo Democratico. Due esponeti di YPJ e SDF intervengono al Parlamento catalano.

Risaliva a oltre due anni fa la prima richiesta di alcuni gruppi politici catalani al Parlament de Catalunya di riconoscere ufficialmente l’Amministrazione autonoma in Rojava.

Tra i promotori: l’ERC (Esquerra Republicana de Catalunya), la CUP (Candidatura d’Unitat Popular), l’ECP (En Comú Podem) e Junts. Per l’ERC aveva firmato il deputato Ruben Wagensberg.

A tale scopo il 19 luglio 2021 era stata depositata una proposta di risoluzione poi sottoposta al dibattito parlamentare. Si chiedeva inoltre di costruire una rete solidale tra la Catalunya e la Siria del Nord e dell’Est. Non solamente con interventi di cooperazione materiale, ma anche accogliendo nei PP. CC. (Paisos Catalans) rifugiati provenienti da questa area del Medio oriente.
La proposta, poi andata a buon fine, nasceva dalla visita di una delegazione catalana in Rojava e rientrava in una campagna per il riconoscimento dell’Amministrazione autonoma a livello internazionale.

In occasione del secondo anniversario di tale importante riconoscimento, la portavoce delle YPJ Ruksen Mihamed e il comandante delle SDF Mazloum Abdi sono intervenuti al parlamento catalano il 19 ottobre.

La mozione con la richiesta di tale intervento in plenaria era stata presentata dalle stesse forze politiche del luglio 2021:Esquerra Republicana, Junts per Catalunya, ECP (En Comú Podem) e CUP. Nel comunicato si ricordava che: “Il Parlamento di Catalunya riconosce l’esistenza dell’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria basata sul Confederalismo Democratico come soggetto politico e chiede alle istituzioni catalane di stabilire relazioni istituzionali con tale amministrazione”. Sottolineando inoltre “il valore potenziale del Confederalismo Democratico come alternativa pacifica, inclusiva, democratica e di convivenza per il Medio Oriente basata sul municipalismo, il femminismo e l’ecologia sociale”. Esortando sia le istituzioni che la società civile e i cittadino catalani a “promuovere una rete di solidarietà per contribuire alla ricostruzione della regione e all’accoglienza - temporale o permanente - dei rifugiati”.

Attraverso la realizzazione di un tavolo a cui partecipino amministrazioni, società civile e altre entità.

Da segnalare che a esprimere solidarietà al Rojava non è soltanto quella parte dei Paisos Catalans attualmente sotto amministrazione spagnola. Per esempio nel febbraio 2021 era intervenuto pubblicamente Jaume Pol, presidente di Unitat Catalana (formazione politica della Catalunya Nord, sotto amministrazione francese) per il caso del rifugiato curdo Husseyin, disertore dall’esercito turco chesi era integrato nelle forze curdecombattendo contro Daesh.

Rifugiato in Francia per evitare il carcere in Turchia, si era visto rifiutare la domanda d’asilo. Opponendosi all’ordine di lasciare la Francia, si era rifiutato di salire sull’aereo (8 dicembre 2020) e ripetutamente di sottoporsi al test del Covid 19 (indispensabile per l’espulsione). Per questo veniva condannato a tre mesi di prigione dal Tribunale di Perpignan.

Jaume Pol ne aveva chiesto con forza la scarcerazione, e la concessione dell’asilo politico in quanto “combattente curdo contro lo stato islamico”. A farsi carico della causa del giovane curdo, con sit-in e presidi, i militanti di Unitat Catalana (in particolare Joan-Miquel Touron) già impegnati in azioni di solidarietà con la popolazione del Rojava.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2023/10/19 - 10:21


ULTIMA ORA: VERSO UNA LEGGE D’AMNISTIA PER GLI INDIPENDENTISTI CATALANI

Gianni Sartori

Personalmente ero rimasto “al palo” del 30 gennaio, quando il progetto di legge d’amnistia veniva bocciato in Parlamento (171 voti a favore contro 179 contro) proprio per l’inaspettato voto negativo di Junts, partito catalano indipendentista (quello di Carles Puigdemont). Significativa la scritta “NO” scritta sette volte (come i deputati di Junts) sul giornale ABC. Vagamente paradossale pensando che proprio in cambio della promessa di questa legge gli indipendentisti catalani avevano garantito il loro indispensabile sostegno al Primo ministro Pedro Sánchez, uscito malconcio dalle legislative del luglio 2023. Tuttavia non aveva evidentemente convinto i deputati di JxCat in quanto non sembrava garantire sufficientemente tutte le persone coinvolte nel tentativo indipendentista. A cominciare da Puigdemont contro cui il Tribunale supremo ha aperto un’inchiesta per “terrorismo”.
Poi l’attesa buona novella. Il Partito socialista di Sanchez e le formazioni indipendentiste catalane “dopo giorni di lavoro comune e tenendo conto del diritto costituzionale, europeo e internazionale, sono pervenuti a un accordo per rinforzare la legge d’amnistia”.
Così almeno annuncia un comunicato congiunto secondo cui la legge riguarda “tutte le persone legate al processo indipendentista” (ossia tutti i condannati e indagati per il ruolo nel tentativo di secessione della Catalogna del 2027) e sarà “pienamente conforme alla Costituzione, al dirittoe alla giurisprudenza europea”. Senza peraltro fornire ulteriori dettagli e precisazioni.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/3/7 - 10:50




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