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Franco Fortini: Per un compagno ucciso

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Language: Italian


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(Franco Fortini)
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(Franco Fortini)


[1945]
Una poesia di Franco Fortini presente nella raccolta “Foglio di via e altri versi”, pubblicata per la prima volta nel 1946 e contenente versi composti da Fortini tra il 1938 ed il 1945.
Il testo l'ho trovato in una recente tesi di laurea, quella di Bernardo De Luca intitolata “Foglio di via e altri versi di Franco Fortini. Edizione critica e commentata”, discussa nel 2016 presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II.

Foglio di via e altri versi

Come precisa De Luca nella sua tesi, nella raccolta la poesia è datata 1944 ma si tratta di un'erronea retrodatazione, perchè è dedicata al partigiano Luciano Bolis, un militante del Partito d'Azione che, catturato dai nazisti a Genova nel febbraio del 1945, venne sottoposto a giorni di sevizie. Si sparse poi la notizia che fosse stato ucciso e Fortini, che l'aveva conosciuto in Svizzera, gli dedicò questi versi. In realtà fu Bolis stesso a tentare il suicidio per scampare alla tortura: si tagliò la gola e i polsi, stette per parecchi giorni tra la vita e la morte ma sopravvisse, menomato nella voce.
Eri ogni ora dentro la quieta letizia
Dell’uomo che ha vinto i tiranni;
Non temevi gli inganni della nostra malizia
Non chiedevi più niente al tuo amore.

Sono cadute in profondo le città, dalle fosse
Ci chiedono pietà tutti perduti i morti
Ma tu levi il sorriso devotamente
Da altri tempi: e noi non piangiamo per te.

Noi condurremo i passi dei nostri figli
Sopra la terra, più lieve del tuo morire
E guideremo l’amore avvenire e il canto
Dov’hai amato per noi l’ultima volta.

Lo spino apre la gemma e l’acqua apre il mattino
Dentro il turchino di marzo, al nostro paese:
Io ricordo per te parole antiche d’Italia
E fissano gli amici dai vetri la sera e la neve.

Contributed by Bernart Bartleby - 2017/5/10 - 15:40


Caro Bernart, non si tratta della stessa canzone. Dodi canta un testo completamente differente da lei composto e musicato.

Flavio Poltronieri - 2017/5/10 - 18:31


Grazie Flavio, allora toccherà agli Admins eliminare la pagina oppure trasformarla in Extra (visto che non si tratta di una canzone) togliendo il riferimento a Dodi Moscati.

Pazienza, ero quasi sicuro e ci ho provato, perchè in quel disco della Dodi Moscati c'erano testi di altri autori - penso a Quando lo sciopero di Settimelli - e ben poteva essercene una di Fortini.

Grazie ancora delle tue sempre puntuali precisazioni.
Sei una miniera di conoscenza!

Bernart Bartleby - 2017/5/11 - 08:27


Ringrazio gli Admins per aver deciso di salvare questo bel brano.
Completo la pagina con alcune informazioni su Luciano Bolis, il partigiano cui Fortini dedicò la poesia. Le note sono riprese dal sito dell'ANPI e dalla sinossi de “Il mio granello di sabbia” (Einaudi, 1995), testo in cui lo stesso Bolis racconta la sua esperienza di “morte” e di liberazione.

Nato a Milano il 17 aprile 1918, deceduto a Roma il 20 febbraio 1993, letterato e filosofo.
Laureatosi a Pavia in Lettere e Filosofia aveva cominciato a svolgere attività antifascista, tanto che nel 1942 era stato arrestato e condannato dal Tribunale speciale a due anni di reclusione. Uscito dal carcere di Castelfranco Emilia dopo la defenestrazione di Mussolini tornò a Milano, di dove dovette fuggire quando, con la nascita della RSI, i fascisti repubblichini ripresero a dargli la caccia.
Riparato in Svizzera, Bolis ha modo di incontrarvi Terracini, Spinelli, Ernesto Rossi, Luigi Einaudi, Parri ed altri esponenti dell'antifascismo (tra i quali anche Franco Fortini, ndr). Aderisce al Partito d'Azione e quando esprime a Parri la volontà di tornare in Italia per combattere nella Resistenza, il futuro Presidente del Consiglio lo incarica di raggiungere la Liguria, dove Bolis diventa ispettore delle Brigate partigiane di "Giustizia e Libertà", essendo stato nominato segretario regionale del PdA.
È il 6 febbraio del 1945 quando cade nelle mani dei repubblichini genovesi. Torturato alla "Casa dello studente" e poi nella prigione di via Ponticelli, tenta il suicidio nel timore di non riuscire a resistere alle torture. Un secondino si accorge del prigioniero con i polsi e la gola sanguinanti e i fascisti fanno portare Bolis in ospedale, decisi a riprendere le sevizie per farlo parlare. Sarà un'infermiera (che diventerà poi sua moglie), a organizzare con i partigiani genovesi l'evasione dell'ispettore GL. Solo nel gennaio del 1946 Luciano Bolis riuscirà a riprendersi completamente.
Durante la convalescenza scriverà Il mio granello di sabbia, un esemplare libro sulla Resistenza, uscito nel 1946 e ripubblicato dall'editore Einaudi nel 1995. Nel dopoguerra, Bolis è stato fra i fondatori del Movimento federalista europeo ed ha contribuito alla nascita del Parlamento della nuova Europa, liberata dal nazifascismo.


Luciano Bolis, “Il mio granello di sabbia”

Nel febbraio del 1945 Luciano Bolis, militante del Partito d'Azione, fu arrestato dai fascisti. Rinchiuso nelle carceri genovesi di via Monticelli e orribilmente torturato, per non rivelare i nomi dei suoi compagni tentò il suicidio squarciandosi la gola con una lametta. Trasportato morente all'ospedale, fu poi liberato dai partigiani con un colpo di mano proprio alla vigilia del 25 aprile. Pochi mesi dopo, Bolis scrisse un resoconto dettagliato di quella sua sconvolgente esperienza: "Il mio granello di sabbia". La peculiarità di questo libro rispetto all'insieme della memorialistica resistenziale consiste, oltre che nella naturale forza narrativa di Bolis e nel carattere estremo della sua esperienza, nell'assenza di qualsiasi intento celebrativo. Qui non c'è alcun destino storico di popolo, alcun collettivo a cui attingere energie o in cui diluire la propria angoscia. C'è invece un uomo solo, chiuso nel carcere con i suoi pensieri e i suoi tormenti, unica risorsa il dialogo interiore. E unica fede: gli imperativi morali da cui far dipendere i comportamenti e le scelte politiche.

Bernart Bartleby - 2017/5/11 - 09:28




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