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Lied von Sachsenburg

Anonymous
Language: German


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[1933]
L’attribuzione di questo canto è incerta. Alcune fonti parlano di un giornalista di Lipsia, tal R. Seidel (sul quale non ho trovato alcuna informazione), altre l’associano a Rudi Reinwarth (1907-1971), artigiano bavarese, militante comunista, redattore in un giornale del partito. Fu arrestato, come tanti altri, già nel 1933 e si fece alcuni anni in campo di concentramento. Poi venne arruolato nella Wehrmacht e finì prigioniero dei sovietici. Dopo la guerra è stato un dirigente politico in Germania Est.
Sulla melodia di “Arbeitsmann, du lebst in Not” (così almeno si afferma su Music and Holocaust), canzone agit-prop che deve aver prestato la musica a molti canti composti da prigionieri politici nei campi di concentramento nazisti.
Come spesso mi capita ultimamente, devo la comprensione di questo testo alla traduzione in francese fatta dal pastore luterano Yves Kéler, curatore del sito Chans Protestants



La località citata nella prima strofa, Zschopau, si trova in Sassonia, vicino alla città di Frankenberg. E’ lì che già nel 1933, nell’edificio che ospitava una fabbrica tessile dismessa, i nazisti allestirono uno dei primi campi di concentramento, quello di Sachsenburg, per rinchiudervi gli oppositori politici arrestati all’indomani della salita al potere di Hitler. I prigionieri erano costretti a lavorare nella vicina cava e per la costruzione di argini. Nel brano si parla anche di un officina dove venivano assemblate armi. Dal 1933 al 1937 vi passarono più di 2.000 prigionieri politici. Poi il campo venne chiuso e gli internati trasferiti nel nuovo KZ Buchenwald in Turingia.

Gefüget aus Beton und Stahl,
steht ’ne Fabrik im Zschopautal.
drin rattern nicht Maschinen,
die Räder stehen still,
doch Arbeitsvolk find´st du dort viel.

Tausend Kameraden, Mann an Mann
gefangen, bewacht, in Acht und Bann.
Sehnenden Herzens erklingt ihr Lied:
wir wollen in die Heimat ziehn.

Die Mauern [im Hause], wo mit voller Kraft
die Spinnerin einst wirkt und schafft,
ist jetzt die Welt der Kämpferschar,
die in der Schlacht gefangen ward.

Tausend Kameraden, Mann an Mann
gefangen, bewacht, in Acht und Bann.
Sehnenden Herzens erklingt ihr Lied:
wir wollen in die Heimat ziehn.

Wenn jetzt im Hause der Hammer klingt,
der Säge Blatt den Stamm durchdringt,
wenn das Gewehrschloß knackt und kracht,
erklingt als wär´s ein einzger Takt.

Tausend Kameraden, Mann an Mann
gefangen, bewacht, in Acht und Bann.
Sehnenden Herzens erklingt ihr Lied:
wir wollen in die Heimat ziehn.

Und bracht´s das Schicksal uns in Nacht,
der Tag kommt, wo uns Sonne lacht,
wo, wer in diesem Haus verweilt,
zu Weib und Kind nach Hause eilt.

Tausend Kameraden, Mann an Mann
gefangen, bewacht, in Acht und Bann.
Sehnenden Herzens erklingt ihr Lied:
wir wollen in die Heimat ziehn.

Contributed by Bernart Bartleby - 2016/8/26 - 09:09




Language: French

Traduzione francese del pastore luterano Yves Kéler, curatore del sito Chans Protestants
BÂTIE DE BÉTON ET D’ACIER (HYMNE DE SACHSENBURG)

Bâtie de béton et d’acier,
Près de Zsopau dans la vallée,
Une fabrique sans machines,
Les roues sont à l’arrêt.
Mais les travailleurs sont fin prêts.

Mille camarades entassés,
Pris, surveillés, exclus, exilés.
De leur coeur monte un chant, un cri :
Nous voulons revoir la patrie.

Les murs de l’endroit où, affairées,
Les fileuses ont jadis travaillé,
Sont le monde des combattants
Prisonniers bloqués dans ce camp.

Mille camarades entassés,
Pris, surveillés, exclus, exilés.
De leur coeur monte un chant, un cri :
Nous voulons revoir la patrie.

Ici aujourd’hui frappe le marteau,
La scie tranche le bouleau,
Claque la culasse du canon :
Cela sonne comme un seul ton.

Mille camarades entassés,
Pris, surveillés, exclus, exilés.
De leur coeur monte un chant, un cri :
Nous voulons revoir la patrie.

Si le destin court vers la nuit,
Le jour vient où le soleil reluit,
Où qui était là en prison
Retournera à la maison.

Mille camarades entassés,
Pris, surveillés, exclus, exilés.
De leur coeur monte un chant, un cri :
Nous voulons revoir la patrie.

Contributed by Bernart Bartleby - 2016/8/26 - 09:10




Language: Italian

Versione italiana di Francesco Mazzocchi
CANZONE DI SACHSENBURG

Fatta di cemento ed acciaio,
sta una fabbrica nella valle di Zschopau.
dentro non sferragliano macchine,
le ruote stanno ferme,
ma ci trovi molta gente al lavoro.

Mille compagni, fianco a fianco
prigionieri, sorvegliati, messi al bando.
Il loro canto risuona di cuore pieno di nostalgia:
noi vogliamo tornare a casa.

I muri [nella casa], dove nella pienezza delle forze
la filatrice un tempo lavorava e creava,
ora è il mondo della schiera di combattenti,
che è stata fatta prigioniera in battaglia.

Mille compagni, fianco a fianco
prigionieri, sorvegliati, messi al bando.
Il loro canto risuona di cuore pieno di nostalgia:
noi vogliamo tornare a casa.

Se ora nella casa suona il martello,
la lama della sega trapassa il tronco,
se il colpo di fucile crepita e scoppia,
suona come se fosse un unico suono.

Mille compagni, fianco a fianco
prigionieri, sorvegliati, messi al bando.
Il loro canto risuona di cuore pieno di nostalgia:
noi vogliamo tornare a casa.

E se il destino ci ha portati nella notte,
verrà il giorno che ci riderà il sole,
quando chi è rimasto in questa casa,
si affretterà a casa da moglie e figlio.

Mille compagni, fianco a fianco
prigionieri, sorvegliati, messi al bando.
Il loro canto risuona di cuore pieno di nostalgia:
noi vogliamo tornare a casa.

Contributed by Francesco Mazzocchi - 2019/2/25 - 10:04




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