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Riprendiamoci la morte

David Riondino
Lingua: Italiano



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Questa canzone è stata scritta da David Riondino (e pubblicata su "Cuore") nel 1991, poco prima dell'inizio delle ostilità della Prima guerra del Golfo. Riondino la sottotitola: "Prima del TV-Show Usa-Iraq". Con la Prima guerra del golfo si inaugurò infatti la consuetudine della guerra come show televisivo pilotato (cosa che non era avvenuta con la guerra del Vietnam, dove i reporter giornalistici e televisivi raccontavano in libertà quel che stava accadendo, contribuendo così alla formazione di quella coscienza antimilitarista che è stata una componente fondamentale del movimento planetario di rivolta del '68 e degli anni '70). La lezione è stata imparata bene: mai più reporter allo sbaraglio, pronti a far vedere che cosa sia veramente una guerra e la guerra ed in nome di che cosa sia veramente fatta, bensì immagini preconfezionate e "coperture" propagandistiche che hanno raggiunto l'apice con la seconda invasione dell'Iraq. Esistono ancora dei giornalisti e dei reporter liberi, ma la loro vita è sempre di più in pericolo, come tutti sappiamo; a loro vorrei dedicare questa canzone di David Riondino, difficile e terribile nel suo andamento "riondinesco", popolare e ricercatissimo al tempo stesso. Qui la morte della guerra imperialista è ricondotta alla sua vera natura, quella di show, di spettacolo da dare in pasto alle masse belanti per creare approvazione, né più né meno di uno degli stupidi varietà o dei quiz che ammorbano la vita di chiunque accenda un televisore. In definitiva, persino la morte, la quale dovrebbe essere la cosa più sacrale e solenne esistente, viene ridotta a criminale intrattenimento. [RV]

Il testo è ripreso da: David Riondino, Rombi e Milonghe, Feltrinelli, Milano 1993, p. 201.
Signora morte che vieni violenta e meticolosa
terribile e silenziosa come nella tua natura
adesso fai attenzione a quello che io ti dico
che non ti sono nemico e ti voglio dignitosa.

***

Si prepara per lo show la grande protagonista
lo spettacolo a mezzanotte la chiudono nei camerini
discutono tra di loro dei modi che dovrà avere
se sarà fuoco o aria o veleno incolore.

La signora in camerino riceve una telefonata:
"Non facciamo scene isteriche lei dev'esser preparata
che sia veloce a danzare quando il sipario sia aperto
quattro salti nel deserto e poi andiamo a mangiare".

***

Scontata la scenografia: qualche cammello turistico
per rendere caratteristico un palcoscenico sciocco;
ballerini del deserto su carrarmati balocco
lasceranno a cielo aperto odore di sangue e cocco.

Missili recuperati da vecchie scenografie
materiale d'attrezzeria di guerre riciclate
brigate di fanteria si preparano al lavoro
e come fanno gli attori cambiano di compagnia.

Ragazze con il fucile in pantaloni corti
preparano il pane ai vivi e il companatico ai morti.
Fischiano aeroplani su cammelli catatonici.
Molti giochichi elettronici su satelliti lontani.

Signori con occhiali cravatta e capelli corti
fanno calcoli e proiezioni sul numero dei morti.
"Quando sentite quei sibili aprite bene gli occhi
perché se vedete il missile non sentirete lo scoppio

I gas, quelli si respirano e non c'è molto da attendere
saranno smorfie bellissime ottime da riprendere
un coro di deploratori è pronto per il deploro
poi verranno i sostentatori per ultimi ci sono loro.

I facitori di analisi. Ma non fate confusione
non confondete l'ordine non è una esercitazione.
Prima del gran momento con commozione e pena
verrà l'Imploratore Cosmico: dopo di che tu entri in scena.

Ricordati di danzare soprattutto su madri e figli
non disperderti in inutili stragi di capre e conigli
arrostisci senza riserve lavora con l'arma bianca
decidiamo noi cosa serve decidiamo noi se sei stanca."

***

Signora, è disgustoso come venite trattata:
come una pessima artista, oltretutto malpagata.
Noi che sappiamo che danzi nel tempo con compostezza
non accettare proposte che non siano alla tua altezza.

Sono meglio i terremoti sono meglio le carestie
maremoti e malattie di questi balletti idioti
diserta questa squallida messinscena da due lire
altre sono le cose che ci devi far capire.

Il tempo, le mutazioni dei pensieri, la volontà
sentimenti e verità nascosti nelle opinioni
il respiro che trasfigura corpi natura e stelle
signora che ci accompagni e sei la nostra sorella

Vieni serena, amica che ci leggi la fortuna.
La morte non ci è nemica non lavora per nessuno
la morte chiama, non risponde e non rispetta i contratti
segue poco i fatti del mondo trascende causa ed effetto.

Non è da te questa misera rappresentazione;
non siamo noi a decidere quando dove con chi come.
Fatti sentire nel vento passaci fra le dita
fatti sentire nella vita fatti sentire nel tempo.

***

La signora si alzò abbandonò il camerino
e nell'aria lasciò una fragranza di vino,
non fu gentilissima coi biechi sceneggiatori
li riempì di cose chimiche, bruciaron dentro e fuori.

***

E poi dove finirono non ve lo saprei dire
se tornate fra qualche secolo ve lo posso riferire.

inviata da Riccardo Venturi - 7/1/2007 - 10:51




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