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The Old Contraband

John L. Zieber
Lingua: Inglese


Lista delle versioni e commenti


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[1865]
Parole di tal John L. Zieber
Music di tal Rudolph Wittig
Testo trovato su Public Domain Music, nella sezione “American Civil War Music (1861-1865)”

The Old Contraband

Un vecchio “contraband” saluta la libertà e dice addio alla piantagione dove ha trascorso come schiavo gran parte della vita, consapevole che “I hab work’d out my own salvation”, che lui stesso – con tutti gli anni di duro lavoro e sofferenza passati – ha contribuito alla propria liberazione…
“Addio baracca, addio campi di cotone e di granturco, andrò via da qui all’alba…”

Quale sarà stato il destino di questo vecchio schiavo finalmente libero? L’interrogativo sembra essere ancora aperto nell’America di oggi…
I’m a contraband from de old plantation,
I think I hab work’d out my own salvation,
I’s citizen now ob dis glorious nation

Freedom! freedom! de old slave is free.
Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer
Den away, den away to de land ob de free.
(Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer;
Then away, then away, to the land ob de free.)

Long I hab hoes in the field ob cotton
So many de years I’s almost forgotten,
I leave dem behind me day all may be rotten.

Freedom! freedom! de old slave is free.
Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer
Den away, den away to de land ob de free.
(Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer;
Then away, then away, to the land ob de free.)

When dis rebellion was fust beginnin,
I golly it set all darkies a grinnin,
Cause we knowed afore long we all woud be singin.

Freedom! freedom! de old slave is free.
Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer
Den away, den away to de land ob de free.
(Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer;
Then away, then away, to the land ob de free.)

We spend our time now singin an’ playin,
Old massa spends his in swearin an’ prayin,
He’d drink whiskey too, but he can’t without payin.

Freedom! freedom! de old slave is free.
Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer
Den away, den away to de land ob de free.
(Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer;
Then away, then away, to the land ob de free.)

Den farewell de cabin whar I was born in,
Farewell de fields wid de cotton an’ corn in,
’Spec’ we’ll be off for de brake ob de mornin.

Freedom! freedom! de old slave is free.
Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer
Den away, den away to de land ob de free.
(Den hurrah, den hurrah, I am a slave no longer;
Then away, then away, to the land ob de free.)

inviata da Bernart Bartleby - 28/8/2015 - 14:31


“Contraband” oggi non significa altro che “contrabbando” ma all’epoca erano chiamati “contrabands” gli schiavi afroamericani fuggiaschi che ancora non erano stati dichiarati liberi o che si univano alle truppe dell’Unione. “Contraband” significava quindi che quel negro non era più schiavo ma nemmeno ancora libero. I contrabands si raccoglievano in campi quasi sempre posti nelle vicinanze di un accampamento militare o di un fortino nordista, ma vivevano in completa separazione dai bianchi, anche se da questi assistiti.



Molti contrabands chiesero ed ottennero (o fu loro imposto, o non avevano molte alternative…) di combattere nelle fila dell’Unione, ma i vertici militari non consentirono la creazione di unità miste: i contrabands furono destinati ai reggimenti delle United States Colored Troops, dove già erano integrati americani di origine asiatica, o delle isole del Pacifico, o indigeni nativi. Unità militari come i cosiddetti Buffalo Soldiers – i pellenera che dopo la Guerra Civile vennero mandati ad ammazzare i pellerossa - erano interamente costituite da schiavi fuggiaschi ma “di contrabbando”, non liberi e finalmente… segregati!



Il più grande campo di concentramento di negri fuggiaschi era il Grand Contraband Camp nei pressi di Hampton, in Virginia, chiamato dai suoi ospiti “Slabtown” (sinonimo di slum, letteralmente agglomerato di baracche di lamiera). Ma verso la fine della guerra i campi dei contrabands negli Stati ribelli sconfitti dall’Unione erano un centinaio, compresa la famosa “Freedman's Colony” di Roanoke Island, North Carolina, fondata dall’esercito dopo aver conquistato e requisito un forte sudista, dove oltre 3.500 contrabands vissero in modo quasi del tutto autosufficiente per qualche anno. Alcune centinaia di loro non se ne andarono mai e lì vivono ancora i loro discendenti.

Bernart Bartleby - 28/8/2015 - 14:33




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