Lingua   

Dieci e venticinque (Bologna)

Paolo Fiorucci
Lingua: Italiano




Volti, voci, bagagli
nella sala d’attesa
la valigia di sbagli
vorrebbe rovinare la sorpresa.

Assordante bagliore
vetri, grida frammenti
fra silenzio e lamenti
un orologio muore di dolore.

Fermo per non guardare
cosa c’è dopo il fumo
come per cancellare
con due lancette immobili il futuro.

E c’eri anche tu,
c’eri anche tu,
accanto a me eri tu
e il tuo vestito coi fiori
che profumavano d’estate,
ma un’estate differente
da quel maledetto agosto
di vigliacchi, certamente,
ma lo Stato non sa niente?

E’ una folle alternanza
di barelle e di bare
Chi dirige la danza
è l’ultimo a conoscere che fare.

Qualche occhio s’è aperto
ma il tuo sguardo smeraldo
già qualcuno ha coperto
ma non perché fa freddo, qui c’è caldo.

Qui c’è un caldo di morte,
forse è questo l’Inferno,
chi resiste alla sorte
è condannato a vivere in eterno.

E ci sei anche tu,
ci sei anche tu,
su quella pietra tu
e un’ottantina di nomi
che conosco ormai a memoria.
Oggi vivo alla stazione
sotto un tetto di cartone,
respirando quei tuoi fiori
appassiti come me.



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