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Language: Italian




A ognuno secondo i suoi bisogni,
Da ognuno secondo le sue capacità.*

Io sono l’eletto
E coi miei occhi guardo sotto
Alle forme luccicanti che tu mi metti davanti;
E la realtà si liquefà,
Come con un microscopio io vedo al di sotto della superficie
E vedo tanti esseri umani convinti di essere vivi davvero...
Se si vedessero come io li vedo,
Tanti mucchietti di U.N.O. e di zero.

Se capissero di essere gli artefici
Della fortuna dei loro stessi carnefici,
Che il loro scegliere è già stato calcolato –
Libera sudditanza in libero mercato –
Ma gl’importa solo di essere normali,
Di abitare gli inferni artificiali**
Che gli hanno costruito che gli hanno smerciato
Per renderli attori di un mondo omologato.

Non essere mai pago
Di cercare strade nuove
E di rischiare il rogo
Gridando «Eppur si muove».***

A ognuno secondo i suoi bisogni,
Da ognuno secondo le sue capacità.*

Eroi di un falso universo mitico
Dove è azzerato ogni tuo senso critico,
Per orientare la tua immaginazione
Ed instillarti la falsa convinzione
Di vivere in un posto confortante,
Dalla miseria del mondo distante,
Se potessero vedere oltre la realtà apparente
Cosa c’è dietro un’immagine così rassicurante... niente!

Tu sei per loro una risorsa umana
Ma tu ricorda che sei prima una persona,
Qualcosa di vivo che è sempre in cammino,
Non solo carne da cartellino.
Debbono venderti inutili prodotti
Per questo creano dei bisogni indotti
E tu ti fidi e ti fotti...
E tu ti fidi e ti fotti!

Non essere mai pago
Di cercare strade nuove
E di rischiare il rogo
Gridando «Eppur si muove».***

Esci dal reticolato,
Dal ruolo che ti hanno assegnato,
Dal passato che ti hanno insegnato,
Dal presente che ti hanno creato.
In un mondo che ti vuole produttivo
Tu prova solo ad essere vivo.
Guarda in modo differente
Dietro la realtà apparente,
Guarda ad occhi nudo le strutture,
Tutte le giunture del sistema
Comprendine lo schema.
* cfr. Critica del programma di Gotha, Karl Marx (1875)
** cfr. I Paradisi artificiali, Charles Baudelaire (1860)
*** Celebre esclamazione di Galileo Galilei davanti al tribunale dell'inquisizione alla fine della sua abiura all'eliocentrismo



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