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Inneres Auge

Franco Battiato
Lingua: Italiano


Franco Battiato


Come un branco di lupi
Che scende dagli altipiani ululando,
O uno sciame di api,
Accanite divoratrici di petali odoranti,
Precipitano roteando come massi
Da altissimi monti in rovina.

Uno dice:
Che male c'è a organizzare feste private
Con delle belle ragazze per allietare primari
E servitori dello stato?
Non ci siamo capiti,
E perchè mai dovremmo pagare
Anche gli extra a dei rincoglioniti?

Che cosa possono le leggi
Dove regna soltanto il denaro?
La giustizia non è altro che una pubblica merce... [1]
Di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori,
Se non avessero moneta sonante
Da gettare come ami fra la gente?‎

La linea orizzontale
Ci spinge verso la materia,
Quella verticale verso lo spirito.[2]
Inneres Auge,
das innere Auge

Con le palpebre chiuse
S'intravede un chiarore che con il tempo,
E ci vuole pazienza,
Si apre allo sguardo interiore
Inneres auge,
das innere Auge

La linea orizzontale
Ci spinge verso la materia,
Quella verticale verso lo spirito.

La linea orizzontale
Inneres Auge
Ci spinge verso la materia
das innere Auge
Quella verticale verso lo spirito.

Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
A leggere e studiare,
Ascoltando i grandi del passato...
Mi basta una sonata di Corelli
Perchè mi meravigli del creato.‎
[1] "Quid faciant leges, ubi sola pecunia regnat, aut ubi paupertas vincere nulla potest? Ipsi qui Cynica traducunt tempora pera, non numquam nummis vendere vera solent. Ergo iudicium nihil est nisi publica merces, atque eques in causa qui sedet, empta probat”.

"“Che possono le leggi, là dove solo il denaro ha potere, o dove la povertà non ha mezzi per vincere? Persino quei filosofi, che passano i giorni gravati dalla cinica bisaccia, finiscono anch’essi col vendere a fior di quattrini i loro assiomi. Pertanto anche un procedimento legale è merce da mettere a mercato, e anche il cavaliere che siede in giudizio non sdegna di farsi comperare.”

Gaio Petronio Arbitro, Satyricon, cap. XIV

[2] Dall'intersezione delle due linee emerge il simbolo della croce, antecedente al cristianesimo, che rappresenta la dualità della materia e dello spirito. La loro intersezione rappresenta la fusione dei due contrari, che formano un nuovo stato di coscienza.



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