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La guardia rossa

Raffaele Offidani [Spartacus Picenus]
Lingua: Italiano




Quel che si avanza è uno strano soldato
viene da Oriente e non monta destrier
la man callosa ed il viso abbronzato
è il più glorioso fra tutti i guerrier.

Non ha pennacchi e galloni dorati
ma sul berretto scolpiti e nel cor
mostra un martello e una falce incrociati
gli emblemi del lavor
viva il lavor.

È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.

Giacque vilmente la plebe in catene
sotto il tallone dei ricco padron
dopo millenni di strazi e di pene
l'asino alfine si cangia in leon.

Sbrana furente il succhion coronato
spoglia il nababbo dell'or che rubò
danna per fame al lavoro forzato
chi mai non lavorò
non lavorò.

È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.

Accorre sotto la rossa bandiera
tutta la folla dei lavorator
rimbomba il passo dell'immensa schiera
sopra la tomba di un mondo che muor.

Tentano invano risorgere i morti
tanto a che vale lottar col destin
marciano al sole più ardenti e più forti
le armate di Lenin
viva Lenin.

È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.

Quando alla notte la plebe riposa
nella campagna e nell'ampia città
più non la turba la tema paurosa
del suo vampiro che la svenerà.

Ché sempre veglia devota e tremenda
la guardia rossa alla sua libertà
la tirannia cancrenosa ed orrenda
più non trionferà
trionferà.

Ché la guardia rossa
già l'inchiodò alla fossa
nell'epica riscossa
dell'umanità.



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