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L'Ammucchiata

Riccardo Marasco
Lingua: Italiano (Toscano Fiorentino)


Riccardo Marasco




Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia
Chi vuol'esser lieto, sia :
Di doman non v'è certezza.
[1]

Udite, udite, madonne e messeri
l'istoria faceta che accadde l'altr'ieri.
Due freschi virgulti di nobil casata
per vincer la noia t'inventonno l'ammucchiata

A nord di Firenze, in quel di Mugello,
Gli è spòrte diffuso chiappare l'uccello.
- C'era molta selvaggina a que' tempi -
E i bimbi d'i' Medici, gaudenti per schiatta
Correvano i' rischio di chiapparlo, sì, ma nella chiappa...

"Fratello Giuliano" [2], diceva Lorenzo,
"Su, diàmci da fare co' un po' di buon senso.
Bisogna trovare de' modi ben scaltri
Per metterlo in locum,
Ma... in un locum che sia d'altri...!

Allora bisogna, perché il gioco riesca,
Che sia contorta, confusa la tresca
Così chi lo prende, ossia il ricevente,
Non possa dir niente, quod ignorat offerentem...! [3] "

"Che cosa geniale, che grande trovata !
Ma questo, fratello, lo sai, è l'ammucchiata !
I' babbo è a Firenze pe' far mercanzia,
Facciamo la prova:
Si chiama bimbi e bimbe più la zia."

La cosa doveva restare segreta,
E invece si seppe anche all'Impruneta. [4]
Perché babbo Piero, pe' 'un perde' i' Carosello [5]
Fe' prima ritorno:
E, aperto l'uscio, ritrovossi ni' bordello...!

Madonne, a Ser Piero, per quella visione
Di ciocce [6] straziate, di lombi in azione
Gli venne un'idea, e in più un coccolone, [7]
E disse spirando: "Schiaf.. schiaf... schiaf...
Schiaffatemi sei palle in su i' blasone...!" [8]"

Osanna, trionfi, onori ad oltranza
ai bimbi d'i' Medici offerse Fiorenza
da Piazza del Duomo alla Signoria
si andava berciando: "a i' mucchio...
a i' mucchio... sia icchè sia..."

I Ciompi [9], le Arti, maggiori, minori,
I nobili tutti, i saggi, i Priori
E poi i' Gonfalone co' i' Gruppo degli Otto [10]
Correvan pensando: "Io sopra, te sotto !"

Lorenzo, da un lato, palpava un paggetto
Che, intanto, al Giuliano porgeva il culetto
Dall'altro, solingo, il buon Poliziano [11]
Se lo trastullava con sua lesta mano.

L'Alberti [12] palpava Marsilio Ficino [13]
Seppur, come chierico, odiasse Plotino. [14]
A donna Lucrezia [15] il bel Buonarroti
Diceva: "Va meglio se prima lo scuoti."

Il gran Squarcialupi, [16] con l'organo in mano,
Faceva prodigi al di là dell'umano
E terrorizzava l'Andrea del Castagno
Che pure avea indosso mutande di stagno.


- Lo Squarcialupi era un grande organista del Quattrocento e, appunto, a que' tempi si usavano degli organi portatili, detti portatìli, che, grazie alle loro modeste proporzioni, si potevano tranquillamente tenere in mano durante processioni, feste, cortei...così con la sinistra si manipolava il mantice, e colla destra si potevano compiere dei grandi virtuosismi. -

Vedendo quei nudi a buco ponzone
Pensò l'Ammannati [17] di fare il Biancone; [18]
Frattanto Leonardo, col suo acuto ingegno,
Pensò di inventare l'Hatù [19] di buon legno.

I' mucchio pareva talmente attraente
Che dall'aldilà ritornava la gente,
E tutto era fatto in stile sì puro
Che molti venivan perfin dal futuro !

Messer Pier Capponi [20], esperto in campane
Se la spassicchiava con sette puttane,
Ma quando alle trombe ricorse Re Carlo
Gli strinse i' campano, si mise a tirarlo.
-Eh, per la Patria si fa questo e altro...! -

Messer Galilei tagliavasi il fallo
Con lama Gillette, per meglio studiarlo.
- Scienziati si nasce!-
N'i' mentre Cellini [21] scolpivalo a spillo
Con duro bulino, per metterlo a un grillo.
- Oh... preziosità dell'orefice!

Qua e là saltellava il Pier Soderini, [22]
Privato dei panni, coi soli calzini,
Che, ebbro di gioia, frugava n'i' mucchio
Gridando all'intorno: "Indo' succhio, succhio!"

Il Duca d'Atene [23] con la sua brigata,
Ingordo, sperava in un'altra cacciata.
Francesco Petrarca, strusciandolo a un rovo
Tentava la strada di un dolce stil nuovo.

Messer Boccaccio, in veste di gala,
Faceva con arte il maestro di sala
Gridando consigli a dritta ed a manca
Perché l'ammucchiata non fosse mai stanca.

Andrea Della Robbia con Filippo Lippi
Andavan tramando terribili inghippi
Perché inchiappettato coi lanzi tedeschi [24]
Da tre ciuchi matti fosse il Brunelleschi.
-Primo esempio di resistenza al nazismo in Italia!

Confuso e avvilito piangea Cimabue
Che, essendo normale, ne avea solo due
E in ciò era battuto dal suo allievo Giotto
Che, come sapete, ne avea sessantotto.

Su tutti si ergeva Guido Cavalcanti
Co' un giovin di dietro, e un giovin davanti.
"È un gioco", diceva, "che proprio l'altr'ieri
Con due cherubini facea l'Alighieri."

Smarrito piangeva Pietro l'Aretino:
"Di fronte a 'ste scene mi sento piccino.
Son tanto complessi quest'accoppiamenti
Che son da bambini i miei ragionamenti." [25]

Con l'occhio voglioso ruggiva Masaccio:
"Qui più non lo reggo, lo metto a casaccio!"
Ed agile spicca un salto a pie' pari
Cadendo, rubizzo, in groppa al Vasari. [26]

Partì di gran corsa l'illustre studioso
Portando in arcione quel genio focoso,
E il palio sottrasse a Pier della Francesca
Che ad arte montava gentile fantesca.

Nel mezzo alla mischia, sopra un piedistallo
Vedevi solerte Giulian da San Gallo
Che, per il progetto di un suo campanile,
Prendea le misure di un fallo maschile.

Al Dante, grifagno [27], vedendo quell'orgia
Tornò nella mente il concetto di bolgia
E telefonò in via delle Burella [28]
"Accorri, Beatrice, e porta Casella!" [29]

In quell'ammucchiarsi, direi psichedelico
Spiccava serafico Fra' Beato Angelico
Che, intinto il pennello nelle porporine,
Dorava le chiappe a dami e damine.

Infin dall'Oriente arrivò Rucellari
Con panni viola, onori, denari,
E il tutto dovendo ad una pisciata
Con nobile orina bagnò l'ammucchiata.

- Perché non tutti sanno che i Rucellari diventarono famosi, potenti, ricchi e nobili per un caso fortuito. Uno di loro, tornando dalle Crociate -che eran queste grandi gite di massa che si facevano allora in Medio Oriente, vero...organizzate dalla famosa agenzia di viaggi, la Pontificia Pax Domini-, preso da corporal bisogno, ebbe in sorte sul ponte della nave di bagnare una pianticella che portava come souvenir un lichene, e si accorse che questa... questo lichene fermentando nell'orina, che poi in seguito scientificamente sarebbe stata definita piscio, produceva la tinta viola. E così, arrivati a Firenze, cominciarono a coltivare in su larga scala questa pianticella; e alla fin dell'anno la famiglia era convocata per dare l'obolo per farla fermentare, ecco... però gli rimase la deformazione professionale.- [30]

Del fatto lagnossi il grande Verrocchio, [31]
Che tutto quel piscio avea preso in un occhio.
Ma pronto Leonardo propose un canale
Che in Arno portasse quel piscio regale.

- Eh, era un patito del progetto, Leonardo, una cosa incredibile... progettava sempre tutto, tutto, tutto...e poi, insomma, poi 'un faceva niente, vero... dire... è morto, c'ha lasciato du' quadri e tutti schizzettini, in disordine perché lui era un genio. Un fiorentino che nel Quattrocento inventa la bicicletta e poi va a piedi, l'è un bischero!- [32]

Vedendo ammucchiarsi miriadi di palle,
Il musico Isacco [33] pensò immortalarle
Co' un inno mediceo di note sì belle
Che fu nominato Magister Cappellae. [34]

- Perché lo Squarcialupi, ormai in là cogli anni, vero...non ce la faceva più con quest'organo in mano, e a un certo punto tirò il calzino. Allora i Medici pensarono: qui va sostituito con uno che ce l'abbia duro -il nome-, e lo fecero venire dai Paesi Bassi, che si chiamava Isaac. Il Maestro Isacco, arrivato a Firenze, per ingraziosirsi i nuovi padroni compose subito un inno polifonico che cominciava: "Palle, palle". Così, a iosa, senza dir quante. I Medici, entusiasti, lo fecero subito Maestro di Cappella.)-

Ohibò, mi direte, fu un vero bordello!
Lo so, ma regista fu Paolo l'Uccello
Che, dopo quel giorno, a giusta ragione
Dai posteri detto fu pur "l'Uccellone".

Si sa ch'avrìa giunto ben altri orizzonti
quell'orgia, l'avesse diretta il Visconti.
Ma in ciò fu Fiorenza che l'ebbe nel dietro
Essendo impegnato Luchino a Spoleto. [35]

In disparte solo i Pazzi
Disdegnaron giochi e lazzi,
E nel grande baccanale
affilarono il pugnale

Per opporsi ai tristi intenti
Di que' Medici potenti,
Manutengoli e strozzini,
Tenutari di casini

Cosicché a tutte l'ore
Si potesse fa' l'amore,
Ben sapendo che, qua in Terra,
Chi non ama, poi fa guerra...

Poi al grido "Pista, pista !" [36]
Giunse un sadomasochista,
Quel buon Fra' Savonarola,
Scrutatore di lenzuola

Che, venendo da Ferrara,
Non comprese quella gara,
E a Fiorenza negò il gioco
Per finire lui sul rogo!

La città gridava: "Palle!"
Tra le fiamme rosse e gialle,
E il beato: "Brucio, brucio
Che godìo questo caldùcio!"

Cosicché, tra palle e fiamme,
Si concluse quel bailamme
O se vuoi, in una vampata
Ebbe fine l'ammucchiata!


Note

Ho apportato qualche necessaria correzione al testo (che conosco a memoria fin dalla sua oramai lontana pubblicazione), e ne ho approfittato per stilare alcune NOTE che risulteranno senz'altro utili ai non fiorentini, o comunque a chi non sia troppo addentro in rinascimenti e dintorni (tra i quali, sospetto, la stragrande maggioranza dei fiorentini). [RV]

[1] Sono, come tutti sanno, i versi iniziali della Canzona di Bacco (1490), forse meglio conosciuta come Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo dei Medici detto il Magnifico (1449-1492).

[2] Il quale rimase vittima della Congiura dei Pazzi, il 26 aprile 1478 nella Cattedrale di Firenze, durante la celebrazione della messa pasquale. Il fratello Lorenzo rimase ferito, scampando miracolosamente alle pugnalate de' congiurati. Ne seguì il totale e scientifico massacro di questi ultimi.

[3] Latino : « Poiché ignora chi glielo ha offerto », « poiché ne ignora l’offerente ».

[4] L’Impruneta è un comune collinare dell’immediato circondario, in direzione del Chianti. Ora ci si va con gli autobus urbani in venti minuti, ma all’epoca era lontanissima campagna. Celebre per la produzione di mattoni, e particolarmente del rinomato “cotto imprunetano”; nonché dell'altrettanto celebre Peposo, uno spezzatino cotto nel vino chianti e, appunto, in grani di pepe (si dice che, per farlo perfetto, vada messo a cuocere nelle fornaci usate per i mattoni e per il cotto; ma poiché sospettiamo che non tutti abbiano in casa una fornace per laterizi, ci si può accontentare di un comune forno da cucina).

[5] La celebre trasmissione pubblicitaria che ha segnato un’epoca nell’Italia degli anni sessanta e settanta. Ricordiamo che fu trasmessa ininterrottamente dal 1957 al 1977 e che, quindi, all'epoca della composizione dell'Ammucchiata era ancora gagliardamente in onda ogni sera. Era il limite massimo di orario per i bambini : « A letto dopo Carosello » ! Si apprezzi quindi questo delizioso anacronismo.

[6] Tette, seno, poppe ecc. Segnaliamo la curiosa espressione fiorentina: Tirati su le ciocce!, usata quando si vuole esprimere scherno verso qualcuno che ha appena dichiarato d'aver fatto chissà cosa: “Ho dato ben dieci euro a mia moglie per la spesa!” “Capirai! Tirati su le ciocce!”.

[7] Colpo apoplettico in genere. Infarto secco, ictus, ecc.

[8] Lo stemma della famiglia Medici consisteva appunto in sei palle. Da qui il nome dato ai suoi seguaci nella lotta contro il Savonarola : « Palleschi » (i savonaroliani vennero invece detti « Piagnoni »).

[9] Cardatori dell’Arte della Lana, protagonisti della prima rivolta operaia della storia : il Tumulto dei Ciompi del giugno-agosto 1378, guidato da Michele di Lando.

[10] Il « Gruppo degli Otto », ovvero gli « Otto di Guardia e di Balìa », vero e proprio consiglio di polizia e ordine pubblico attivo a Firenze fin verso il XVIII secolo. Ancora adesso, a Firenze, facendo attenzione è possibile vedere delle antiche targhe murate contenenti gli editti degli Otto di Guardia e di Balìa, del tipo « Qui è vietato severamente giocare alla palla »…oppure: “Qui si proibisce di esercitare il meretricio”...

[11] Agnolo Ambrogini (1454-1494), più noto come Agnolo Poliziano, noto poeta e umanista nato, come dice il suo nome stesso, a Montepulciano (Mons Politianus).

[12] Leon Battista Alberti (1404-1472), celeberrimo architetto del Rinascimento. Considerato l’inventore del disegno a prospettiva. Ma non fu soltanto questo: fu letterato, poeta, filosofo, pittore, erudito...qualsiasi cosa, insomma. Tant'è che è considerato il “perfetto uomo rinascimentale”. Era nato a Genova da un ricco banchiere e mercante fiorentino bandito, giustappunto, dai Medici, e da una nobilissima genovese della storica casata dei Fieschi. Visse a Firenze, invero, solo una decina d'anni; morì a Roma. A Firenze, va senz'altro detto, gli è stata dedicata una delle più brutte piazze cittadine, impreziosita da un cavalcavia, da un parcheggio sopralevato e, recentemente, da un Burger King.

[13] Filosofo e umanista (1433-1499) restauratore del Platonismo. Nato a Figline Valdarno, era figlio del medico personale di Cosimo il Vecchio de' Medici. Nel 1489 fece pubblicare i tre libri del De Vita, che gli procurarono accuse di magia sebbene fosse già da tempo sacerdote della chiesa cattolica.

[14] Filosofo greco restauratore del platonismo, vissuto tra il 203 o 205 e il 270 d.C. Peraltro, va detto, non risulta affatto che Marsilio Ficino (v n. 13) lo odiasse. E' pur vero che Marsilio Ficino prese i voti sacerdotali, nel 1473; ma, nel 1484 tradusse dal greco le Enneadi di Plotino.

[15] Il riferimento dev'essere alla bella Lucrezia Tornabuoni (1427-1482), poetessa, figlia di Francesco Tornabuoni (eh sì, è proprio la famiglia della Via Tornabuoni di Firenze, una delle vie del lusso più famose al mondo) e, soprattutto, moglie di Piero di Cosimo de' Medici (il “babbo Piero” al quale prende un colpo vedendo l'ammucchiata...) e, quindi, madre di Lorenzo il Magnifico. Non risulta peraltro nessuna liaison clandestina con Michelangelo Buonarroti -che, fra le altre cose, era tutt'altro che bello. Per la sua grande venustà, Lucrezia Tornabuoni fu ritratta da Domenico Ghirlandaio e, forse, da Sandro Botticelli.

[16] Antonio Squarcialupi (1416-1480) fu veramente il grande organista descritto da Marasco nell’inciso, e veramente inventò un organo portatile detto « portatìle », considerato l’antenato della fisarmonica. Disgraziatamente, non ci è rimasta neppure una nota composta da lui; ma, in compenso, abbiamo il celebre Codice Squarcialupi, tra i più importanti codici musicali di ogni epoca, che ci ha tramandato gran parte della musica italiana medievale e rinascimentale.

[17] Bartolomeo Ammannati, nativo di Settignano, scultore e architetto del tardo Rinascimento già sconfinato nel Manierismo (1511-1592).

[18] Il « Biancone », opera di Bartolomeo Ammannati (v. n. 17) è la statua del Nettuno in piazza Signoria. La statua meno amata dai fiorentini di tutti i tempi, per la sua eclatante bruttezza e disarmonia (da cui il celebre detto: "Ammannato, Ammannato, che bel marmo hai rovinato!"). Spesso oggetto di atti vandalici, l’ultimo dei quali, in anni molto recenti, ha avuto come protagonista un cuoco empolese. Prendersela col povero Biancone è quasi uno sport, a Firenze.

[19] Il « Settebello » prodotto dalla ditta Hatù di Casalecchio di Reno (BO), il più noto preservativo made in Italy. La Hatù (così chiamata dall'acronimo sillabico latino HAbemus TUtorem “abbiamo un protettore”) chiuse nel 1998, ma il marchio andò avanti fino al 2010 con altre proprietà). Fino alla chiusura (e lo si vedeva benissimo passando per l’autostrada del Sole), immediatamente adiacente alla fabbrica Hatù si trovava la Giordani, nota casa produttrice, tra l'altro, di carrozzine e passeggini per bambini. Della serie: se la prima fabbrica funzionava poco bene, c’era già pronta quella accanto…

[20] Eroe (1446-1496) dell’assedio di Firenze del 1494. Inizialmente protetto da Lorenzo il Magnifico, alla sua morte fu a capo della fronda contro il successore, Pietro detto Il Fatuo o Lo Sfortunato. Pier Capponi fu uno degli artefici della cacciata dei Medici da Firenze. Celeberrima la sua frase rivolta al re di Francia Carlo VIII, che stava assediando Firenze: « Se Carlo suonerà le sue trombe, noi soneremo le nostre campane ». Questa la versione storica ufficiale. Probabile che il suo vero tenore fosse un po’ più colorito. Pier Capponi trovò la morte due anni dopo, il 25 settembre 1496, durante un episodio bellico contro i pisani: l'assedio del castello di Soiana, presso Terricciola.

[21] Benvenuto Cellini (1500-1571), sommo orafo e scultore, e ancor più sommo attaccabrighe e rissaiolo, nonché sparaballe professionale. La sua « Autobiografia », seppure, e a ragione, uno dei capolavori della letteratura rinascimentale, è un concentrato di menzogne, di esagerazioni e di invenzioni che hanno dovuto attendere Silvio Berlusconi per essere uguagliate e superate.

[22] Pier Soderini (1450-1522), gonfaloniere della Repubblica di Firenze, fu costretto alla fuga il 31 agosto del 1512 dopo il “sacco di Prato”; il giorno dopo, i Medici rientrarono in Firenze. Morì a Roma dieci anni più tardi. Pier Soderini, maritato a una Malaspina di Fosdinovo, per la sua incapacità e vigliaccheria si meritò un sanguinoso epigramma di Niccolò Machiavelli: La notte che morì Pier Soderini / L'alma n'andò dell'Inferno alla bocca: / E Pluto la gridò: “Anima sciocca! / Che Inferno? Va' nel limbo de' bambini!”

[23] Gualtieri VI di Brienne, Duca d’Atene, fu per breve tempo governatore di Firenze nell’anno 1342. Inizialmente ben accolto, fu ben presto accusato di dispotismo -specialmente perché aveva cominciato a tassare pesantemente le più ricche famiglie fiorentine, per rimediare al debito pubblico che si era fatto pesantissimo. Fu quindi cacciato dalla città il 26 luglio 1342, giorno di Sant'Anna. Tra le ricche famiglie che contribuirono a cacciarla si distinsero alcuni signorotti di campagna, provenienti dal Mugello, che stavano acquisendo una certa importanza : tali Medici…

[24] Ovvero i Lanzichenecchi, protagonisti tra l'altro, nel 1527, del famoso sacco di Roma. Il termine è la resa italiana dell’impronunciabile parola tedesca Landsknecht (lett. “servo rurale”; i lanzichenecchi venivano perlopiù reclutati tra i cadetti delle famiglie contadine, che non avrebbero ereditato niente poiché il patrimonio andava al primogenito). A Firenze si fece presto ad abbreviarne il nome italiano, anch'esso difficile, in “Lanzi”; la Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria era originariamente il loro corpo di guardia.

[27] « Dallo sguardo rapace », « di grifo ».

[28] Antichissima via del centro storico di Firenze, nel quartiere di Santa Maria Novella. Le « burella » (singolare : « burello ») erano delle profonde cantine che servivano da ghiacciaie.

[29] Paolo Casella, sommo musicista e organista.

[30] Riccardo Marasco non è uno che improvvisa. La storia di Bernardo Rucellai (Rucellari, Oricellari) e della sua fortuita invenzione della tinta porpora a partire da un lichene irrorato con l’orina, è assolutamente autentica.

[31] Andrea del Verrocchio, sommo scultore.

[32] Direi che solo a Firenze è possibile trattare così Leonardo da Vinci...

[33] Maestro Isacco, olandese di nascita (si chiamava Isaac van Schereberge), fu un sommo polifonista e musicista quattrocentesco. La sua storia, pur narrata « alla Marasco », è vera così come l’inno « Palle, palle » che egli compose.

[34] Latino : « Maestro di Cappella », termine perpetuato nel tedesco « Kapellmeister ». Ma, ovviamente, in questo testo il termine « cappella » è volutamente ambiguo…

[35] Il grande regista Luchino Visconti, reale discendente della nobile e regale famiglia milanese, è « impegnato a Spoleto » con ovvio riferimento al festival teatrale che si tiene ogni anno nella città umbra.




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