Sentite buona gente
un fatto di dolore
di un povero prigioniero
che mi commuove il cuore
Trovandosi ammalato
e non riconosciuto
ed il tenente ingrato
invece l’ha battuto
E mentre lo batteva
correva in camerata
“Non ti vedrò mai più
o madre desolata!”
[Vigliacco d'un tenente
non vuole dire il vero
tenta di far morire
il povero prigioniero.]
Vigliacco d’un tenente
ha il cuore d’un leone
meriteresti il fronte
o la fucilazione
[Vigliacchi preti e frati
Che han voluto la guerra
Volevano fa morire
La gioventù più bella]
un fatto di dolore
di un povero prigioniero
che mi commuove il cuore
Trovandosi ammalato
e non riconosciuto
ed il tenente ingrato
invece l’ha battuto
E mentre lo batteva
correva in camerata
“Non ti vedrò mai più
o madre desolata!”
[Vigliacco d'un tenente
non vuole dire il vero
tenta di far morire
il povero prigioniero.]
Vigliacco d’un tenente
ha il cuore d’un leone
meriteresti il fronte
o la fucilazione
[Vigliacchi preti e frati
Che han voluto la guerra
Volevano fa morire
La gioventù più bella]
inviata da Riccardo Venturi + Bartleby
Ehi, ma sono io ad essermi firmato Bartleby oppure siete voi, perfidi Admins, ad aver riesumato uno dei miei più amati nickname?
La cosa mi ha dato occasione di riflettere: se Bernart mi fu suggerrito dal Venturi, Bartleby lo fu da GPT, per cui avrei dovuto non sostituire ma aggiungere e firmarmi "B.B."... Ma per non essere scambiato per Brigitte Bardot o per la Banda Bassotti, credo che d'ora innanzi mi firmerò Bernart Bartleby.
La cosa mi ha dato occasione di riflettere: se Bernart mi fu suggerrito dal Venturi, Bartleby lo fu da GPT, per cui avrei dovuto non sostituire ma aggiungere e firmarmi "B.B."... Ma per non essere scambiato per Brigitte Bardot o per la Banda Bassotti, credo che d'ora innanzi mi firmerò Bernart Bartleby.
Bernart Bartleby - 2/12/2013 - 13:30
Lingua: Italiano
Versione trovata sul sito dell'Archivio Provinciale della Tradizione Orale del MUCGT – Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Università di Trento, raccolta nei pressi di Frassilongo, Trento nel 1988. la trascrizione del testo è accompagnata dalla seguente introduzione:
Canzone nota con il titolo "Il prigioniero", poco diffusa nel Trentino e risalente alla Prima guerra mondiale. Conosciuta con melodie e testi diversi presenta delle attinenze testuali con il canto "Il prigioniero" del repertorio delle mondine. Nelle versioni trentine il protagonista è prigioniero in Russia o, in altri casi, si tratta di un tirolese prigioniero in terra italiana; la versione piemontese invece, riporta un fatto realmente accaduto ad un prigioniero austriaco internato nel campo di Ramezzana, una borgata di Trino Vercellese. Elemento comune alle due versioni è il cibo: nel canto documentato in Trentino il secondino porta pane ed acqua al prigioniero che si sente trattato come un cane; secondo la mondina Carolina Zorni, spesso erano loro a portare del pane o altri viveri ai prigionieri austriaci che non avevano di che sfamarsi. Infine entrambi le versioni riportano il ricordo della madre che non potrà essere più rivista dal prigioniero.
SON PRIGIONIERO SEVERO
Son prigioniero severo
in Russia condannato
me l'avevo meritato
me l'avevo meritato
quando ero militar
me l'avevo meritato
me l'avevo meritato
quando ero militar
E la matina al'alba
ariva il secondino
mi apre il finestrino
mi apre il finestrino
mi porta da mangiar
mi apre il finestrino
mi apre il finestrino
mi porta da mangiar
Mi porta da mangiare
mi porta pane e acqua
mi sèra l'uscio in faccia
mi sèra l'uscio in faccia
come che fussa n cagn
mi sèra l'uscio in faccia
mi sèra l'uscio in faccia
come che fussa n cagn
Sento l’orlòi che bate
che bate da lontano
l’è l cuor dela mia mama
l’è l cuor dela mia mama
che mi ama e mi vòl ben
l’è l cuor dela mia mama
l’è l cuor dela mia mama
che mi ama e mi vuol ben
Son prigioniero severo
in Russia condannato
me l'avevo meritato
me l'avevo meritato
quando ero militar
me l'avevo meritato
me l'avevo meritato
quando ero militar
E la matina al'alba
ariva il secondino
mi apre il finestrino
mi apre il finestrino
mi porta da mangiar
mi apre il finestrino
mi apre il finestrino
mi porta da mangiar
Mi porta da mangiare
mi porta pane e acqua
mi sèra l'uscio in faccia
mi sèra l'uscio in faccia
come che fussa n cagn
mi sèra l'uscio in faccia
mi sèra l'uscio in faccia
come che fussa n cagn
Sento l’orlòi che bate
che bate da lontano
l’è l cuor dela mia mama
l’è l cuor dela mia mama
che mi ama e mi vòl ben
l’è l cuor dela mia mama
l’è l cuor dela mia mama
che mi ama e mi vuol ben
inviata da Bernart Bartleby - 12/12/2016 - 12:58
×
Canto composto dalle mondine di Ramezzana, vicino a Trino Vercellese.
Il brano dà il titolo alla raccolta di registrazioni effettuate tra il 1960 ed il 1978 da diversi ricercatori nel vercellese e poi montate da Cesare Bermani e Franco Coggiola nel 1979.
Testo trovato su Voci di Mezzo
La quarta e l’ultima strofa sono riportate invece nel volume intitolato “Senti le rane che cantano: canzoni e vissuti popolari della risaia”, di Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto.
Non so perché ma nei crediti del disco testo e musica sono attribuiti a tal Cuppone.
Composta durante la Grande Guerra da un gruppo di mondine vercellesi, è una canzone di compianto per un prigioniero austriaco internato nel campo di concentramento di Ramezzana, vicino a Trino Vercellese. Fu raccolta più volte nel vercellese, a partire dal 1960, con o senza la quarta e l’ultima strofa, quella anticlericale. Nella nota storica su Voci di Mezzo si afferma che fu raccolta nel 1967 da Franco Coggiola dalla voce di una mondina dell’epoca, tal Carolina Zorni, classe 1890, che raccontò che le lavoratrici composero quel canto “Perché [quell’austriaco] lo sentivamo proprio gridare, che lo battevano, che era in camerata”. La Zorni raccontò anche che il feroce guardiano del campo era uno di Trino, soprannominato Balilla. Pare anche che il prigioniero morí per i maltrattamenti. I prigionieri lì assegnati ai lavori agricoli spesso non venivano sfamati ed erano le mondine, di nascosto, a dare loro un po’ di pane…
In “Senti le rane che cantano” si afferma invece che il canto fu raccolto per la prima volta nel 1960 da Jona e Sergio Liberovici presso la Casa del Popolo di Vercelli e, separatamente, da Emilio Tron, lo stesso anno e sempre nel vercellese, e che molti furono gli informatori e le informatrici:
Credo che oggi, in quelle stesse cascine che ospitavano il campo di prigionia e dove fu ammazzato quel prigioniero austriaco (e forse altri), ci sia un resort a quattro o cinque stelle…