Registrazione dal vivo su lettura improvvisata: roma, Isola Tiberina, 25/06/2013
Ti chiamo per nome, prigione!
Sei il mio più grande fallimento
e non posso nemmeno odiarti
perché nell'odio ti darei ragione
Questo mio infinito non-essere
si consuma dentro un non-tempo
scandito dai nomi di mille ombre
tra muri di eterna prostrazione
Ostinato a cercarvi nella cecità
a chiamarvi con parole mute
tra guardiani di porte chiuse
e chiavi madri dell'espiazione
serrature di colpe mai sopite
che aprono ad ennesimo dolore
rinchiuso nel cinico martirio
procurato oppure ricevuto
Qui i sogni si fanno precipizio
le speranze sprofondi di bestemmia
gli occhi non trovano più sguardi
la paura è il mio unico vestito
Qui scrivo di destini falliti
su fogli che bruciano di rabbia
e cresco l'albero del domani
mangiando i suoi frutti marciti
Un vento di purissima innocenza
sibila fra crepe soltanto immaginate
avvolgendo di buio questo corpo
appeso al soffitto dell'abisso
Ascoltatemi! Sono totalmente disperato
e questa disperazione non finirà
con le mie storie rinunciate
non s'estinguerà nella cenere della condanna
non sparirà nelle tombe della giustizia
non si perderà negli imperi della negazione
e non sazierà nessuna vendetta, se non
quella della nostra umanità smarrita
Ascoltatemi! Sono il figlio delle prigioni
che avete eretto fin dentro i vostri cuori
e non ci sarà mai liberazione
se non coltiveremo le radici antiche
di una terra che non ci cresca
così divisi
così persi
così soli.
Sei il mio più grande fallimento
e non posso nemmeno odiarti
perché nell'odio ti darei ragione
Questo mio infinito non-essere
si consuma dentro un non-tempo
scandito dai nomi di mille ombre
tra muri di eterna prostrazione
Ostinato a cercarvi nella cecità
a chiamarvi con parole mute
tra guardiani di porte chiuse
e chiavi madri dell'espiazione
serrature di colpe mai sopite
che aprono ad ennesimo dolore
rinchiuso nel cinico martirio
procurato oppure ricevuto
Qui i sogni si fanno precipizio
le speranze sprofondi di bestemmia
gli occhi non trovano più sguardi
la paura è il mio unico vestito
Qui scrivo di destini falliti
su fogli che bruciano di rabbia
e cresco l'albero del domani
mangiando i suoi frutti marciti
Un vento di purissima innocenza
sibila fra crepe soltanto immaginate
avvolgendo di buio questo corpo
appeso al soffitto dell'abisso
Ascoltatemi! Sono totalmente disperato
e questa disperazione non finirà
con le mie storie rinunciate
non s'estinguerà nella cenere della condanna
non sparirà nelle tombe della giustizia
non si perderà negli imperi della negazione
e non sazierà nessuna vendetta, se non
quella della nostra umanità smarrita
Ascoltatemi! Sono il figlio delle prigioni
che avete eretto fin dentro i vostri cuori
e non ci sarà mai liberazione
se non coltiveremo le radici antiche
di una terra che non ci cresca
così divisi
così persi
così soli.
inviata da Dq82 - 10/6/2019 - 17:28
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