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Mille

Eugenio Bennato
Languages: Italian, Neapolitan


Eugenio Bennato

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(Salvo Ruolo)
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(Eugenio Bennato)


[2011]
Testo di Eugenio Bennato
Musica di Carlo D'Angiò
Album: Questione Meridionale

Lyrics by Eugenio Bennato
Music by Carlo D'Angiò
Album: Questione Meridionale

bennques

“Ho intitolato così questa raccolta di brani nuovi prendendo a prestito la famosa espressione coniata al parlamento di Torino appena avvenuta l’Unità d'Italia. I miei maestri sono gente anonima di un profondo sud, i personaggi che racconto sono i briganti di una storia negata, le voci e gli strumenti sono espressione di un sud ancora più profondo che viene dal Mediterraneo e dall’Africa, madre di tutte le leggende, e giunge oggi in Italia con i nuovi flussi migratori della storia”. (Eugenio Bennato)

Il massacro di Pontelandolfo e Casalduni (14 agosto 1861). Da parte dei Regi Bersaglieri e non dei "garibaldini", ma tant'è.
Il massacro di Pontelandolfo e Casalduni (14 agosto 1861). Da parte dei Regi Bersaglieri e non dei "garibaldini", ma tant'è.


Come molti sanno, questo sito include una pagina assai cospicua su quella che è probabilmente la canzone più famosa di Eugenio Bennato: Brigante se more. Una pagina sulla quale, tra le altre cose, lo stesso Eugenio Bennato è intervenuto più volte per chiarire alcuni aspetti della storia e delle motivazioni di tale canzone; ma anche contenente una grossa discussione non soltanto sulla canzone in sé, ma, appunto, su tutta la questione meridionale nell'Italia postunitaria nella quale si sono confrontate (a volte con toni accesi) posizioni diverse. Non vorremmo sbagliare, ma ci sembra che nell'intero album Questione Meridionale, e particolarmente in questa canzone, si avvertano quasi gli echi di quella discussione. Naturalmente non per attribuirci chissà cosa, ma semplicemente perché le inequivocabili posizioni del grande artista napoletano riguardo a tutta la questione traspaiono perfettamente da questa dura e bella canzone (musicata, ancora una volta, da Carlo D'Angiò). Il maledetto imbroglio di quella che era stata accolta come una spedizione di liberazione, e che diede invece l'avvio ad un'occupazione militare, ad un'invasione, ad un'annessione; le speranze delle popolazioni per un cambiamento dello stato di cose vanificate quando apparve a che cosa mirava invece il tutto: la repressione cieca, lo sterminio, la deportazione. E, naturalmente, tutti i fiumi di retorica “patriottica” che hanno coperto tutto quanto. False promesse, violenze infinite sui contadini, paesi interi messi a ferro e fuoco dall'esercito piemontese (da Bronte a Pontelandolfo); con tutte le conseguenze che ancora perdurano (l'impoverimento materiale e culturale, l'emigrazione, lo sviluppo delle mafie). Dopo un'annata intera in cui è stata festeggiata l' “Unità”, sarebbe invece bene riconsiderare attentamente su che cosa essa veramente si sia basata. Eugenio Bennato è estremamente chiaro, e non poteva essere altrimenti. Anche noi vogliamo esserlo assieme a lui. Può essere che, da questa pagina, si sviluppi un'ulteriore discussione; quali che ne siano eventualmente gli elementi, sarà comunque necessario non allontanarsi troppo dalla trasparenza di questo testo. [RV]
Mille garofani strappati dai giardini,
Mille corone di diamanti e di rubini,
Mille bandiere sotto il sole di Sicilia,
Questa è una guerra di giustizia e così sia
Questa è una guerra di giustizia e così sia.

E sono mille che hanno attraversato il mare
Per camminare fra gli aranci e le fiumare,
E tutto il popolo fa festa e mena rose,
Questa è una guerra e cambierà tutte le cose
Questa è una guerra e cambierà tutte le cose.

Mille soldati per una promessa sola:
La terrà finalmente andrà a chi la lavora.
E non ci sarà più chi è servo e chi è padrone,
Questa non è una guerra, è una rivoluzione
Questa è una guerra, è una rivoluzione.

Mille fante, mille marenare,
mille marenare e nu ggenerale.


Mille camicie per giocare a questo gioco,
Mille paesi che son messi a ferro e a fuoco,
Chi sopravvive morirà a Fenestrelle, 1
Questa è una guerra come tutte le altre guerre
Questa è una guerra come tutte le altre guerre.

Mille soldati per entrare nella storia,
Viva l'Italia e viva sempre il re Savoia,
Ma viva pure chi a guerre s'è ribellato,
Questa è una guerra che non se n'è mai parlato
Questa è una guerra che non se n'è mai parlato.

Mille bugie che vanno sempre più lontano,
E la realtà che si fa strada piano piano
Tra le parole di canzoni cancellate,
Questa è una guerra di canzoni e tammuriate
Questa è una guerra di canzoni e tammuriate.

Mille fante, mille marenare,
mille marenare e nu ggenerale.
Mille fante, mille marenare,
mille marenare e nu ggenerale.


Che bbella favole che ci hanne raccuntate,
Che bbella storie ch'è la storie d'o' passate,
Che bbella Italie che s'ha dda sape' a memorie,
pecché sta scritte 'ncopp' a tutt' e libbr' e' storie.


Mille fante, mille marenare,
mille marenare e nu ggenerale.
Mille fante, mille marenare,
mille marenare e nu ggenerale.


Mille garofani strappati dai giardini,
Mille corone di diamanti e di rubini,
Mille fucili per colpire e andare via,
Questa è una guerra maledetta e così sia
Questa è una guerra maledetta e così sia.
NOTA al testo

Il forte di Fenestrelle
Il forte di Fenestrelle


[1] La fortezza di Fenestrelle, in provincia di Torino, è stata detta sia "La muraglia cinese d'Italia" sia "il lager dei Savoia". E' formata in realtà da un complesso di 3 forti e 7 ridotte, ciascuno dei quali realizzato in modo d'esser indipendente in caso di guerra. Le varie parti sono collegate fra loro da strade, scale esterne e dall'eccezionale scala interna, detta "coperta", che sviluppa 3996 gradini consecutivi. Non vi sono notizie d'una più lunga scala coperta esistente al mondo.

Opera pregevole ed unica dal punto di vista dell'architettura militare. Dal 1999 è diventata il simbolo della Provincia di Torino.

Il forte di Fenestrelle è stato costruito per fermare eventuali eserciti francesi che avessero tentato di invadere il Piemonte attraverso la Val Chisone. Quando l'insieme di edifici passò in mano francese durante il periodo napoleonico, vennero edificate opere destinate a bloccare una eventuale avanzata piemontese.

A partire dall'ultimo decennio del 1700 fino al periodo fascista, venne utilizzato non solo come piazzaforte, ma anche come prigione di stato e bagno penale in modo non continuativo. Oppositori politici sia laici che religiosi di tutti i governi in carica, civili accusati di brigantaggio, militari agli arresti o prigionieri di guerra, vi furono reclusi. Attualmente non esiste una cifra ufficiale e universalmente riconosciuta di coloro che morirono in fortezza nel corso dei secoli.

Contributed by CCG/AWS Staff - 2012/10/29 - 00:22



Language: French

Version française – MILLE – Marco Valdo M.I. – 2012
Chanson napolitaine italienne – Mille – Eugenio Bennato – 2011
Texte d'Eugenio Bennato
Musique de Carlo D'Angiò
Album: Questione Meridionale

« J'ai intitulé ainsi ce recueil de nouveaux morceaux en empruntant la célèbre expression apparue au Parlement de Turin, à peine réalisée l'unité de l'Italie. Mes maîtres sont gens anonymes d'un sud profond, les personnages qui racontent sont les brigands d'une histoire niée, les voix et les instruments sont l'expression d'un sud encore plus profond qui vient de la Méditerranée et de l'Afrique, mère de toutes les légendes, et arrive aujourd'hui en Italie avec les nouveaux flux migratoires de l'histoire. » (Eugenio Bennato)

Comme beaucoup le savent, ce site accueille une page fort importante sur ce qui est probablement la chanson la plus célèbre d'Eugenio Bennato : Brigante se more. Une page dans laquelle, entre autres choses, le même Eugenio Bennato est plusieurs fois intervenu pour clarifier quelques aspects de l'histoire et des raisons de cette chanson; mais elle comporte aussi une grande discussion pas seulement à propos de la chanson en soi, mais, également, de tout le problème méridional dans l'Italie postunitaire où se sont confrontées, avec des tons parfois acerbes, différentes positions. Nous ne voudrions pas nous tromper, mais nous il semble que dans l'album Questione Meridionale, et particulièrement dans cette chanson, retentissent presque les échos de cette discussion. Naturellement, il ne s'agit pas pour nous de nous attribuer qui sait quoi, mais simplement parce que les positions claires du grand artiste napolitain par rapport à toute la question transparaissent parfaitement de cette belle et dure chanson (mise en musique, une fois encore, par Carlo D'Angiò). Le maudit imbroglio de ce qui avait été accueilli comme une expédition de libération, et qui par contre ouvrit la voie à une occupation militaire, à une invasion, à une annexion; les espoirs des populations pour un changement de l'état de choses s’effacèrent quand il apparut à quoi tendait tout cela : la répression aveugle, l'extermination, la déportation. Et, naturellement, tous les fleuves de rhétorique "patriotique" qui ont tout recouvert. Fausses promesses, violences infinies sur les paysans, villages entiers mis à fer et à feu par l'armée piémontaise, de Bronte à Pontelandolfo; avec toutes les conséquences qui perdurent encore : l'appauvrissement matériel et culturel, l'émigration, le développement des mafias. Après une année entière durant laquelle on fêta l'"Unité", il serait bien par contre de reconsidérer attentivement ce sur quoi elle fut vraiment fondée. Eugenio Bennato est extrêmement clair, et il ne pouvait pas en être autrement. Aussi nous voulons l'être avec lui. Il se peut qu'à partir de cette page se développe une future discussion; quels qu'en soient éventuellement les éléments, il sera nécessaire de ne pas trop s'éloigner de la limpidité de ce texte [R.V.]

*

Oh, Marco Valdo M.I., pourquoi traduis-tu cette canzone des Mille... ? N'était-ce pas l'expédition libératoire menée par le Héros des Deux Mondes en personne... le célèbre libérateur Garibaldi... l'homme aux chemises rouges ?

C'est bien de lui qu'il s'agit, l'homme qui dormait partout... Du moins, si on en croit les inscriptions que l'on trouve dans bien des villes et villages d'Italie : « Ici, Garibaldi a dormi... » d'abord, c'est bien de ces mille-là et de leurs chemises rouges dont il est question ici et surtout, de la tragédie qui s'ensuit aujourd'hui encore. Comme tu le sais, Lucien l'âne mon ami, nous autres qui sommes d'un pays qui n'est pas un pays, nous parlons de loin, d'au moins mille et mille kilomètres de là... Ce qui ne nous empêche pas – subissant un destin similaire, car nous sommes au Sud de nulle part – de vouloir que ces choses-là se sachent, que sous les ors officiels et les proclamations grandiloquentes, il s'est fait moult massacres et d'énormes destructions, que l'unité des États-nations s'est imposée en s'appuyant sur la colonisation des peuples, sur l'écrasement des plus faibles, sur la mise au pas et le saccage des périphéries, sur la destruction des cultures et des activités, sur l'accaparement et la rapine. « REGARDEZ CE QU'ILS FONT AUX GRECS... ». À propos, sais-tu que les « experts » ont récemment proposé aux paysans grecs d'arracher leurs oliviers pour planter des kiwis... Tu m'entends bien, des kiwis... Des kiwis dans le jardin d'Athéna...

Par Zeus, voilà bien le délire technocratique...

Ici, cependant, il est question de la Grande Grèce et d'une conquête du XIX ième siècle, qui est le véritable fondement de l'unité de l'actuelle Italie. Ce fut sanglant ; on tua des milliers de gens. Mais pareille affaire n'est pas spécifique à l'Italie. Cette Guerre de conquête par les armes ou par les lois (du plus fort...) s'est déroulée un peu partout et se déroule encore. C'est là aussi un aspect de la Guerre de Cent Mille Ans. Donc, ailleurs dans cette Europe en voie de devenir, il faut que l'on sache ce qui s'est passé là-bas et que la soi-disant libération a tourné à la conquête coloniale et à l'appauvrissement, à l'exil, à la désertification... et que cela dure encore aujourd'hui... Ce n'est donc pas seulement une querelle d'Italiens, cette histoire, c'est aussi un des fondements de l'Europe et nous ne pouvons fonder une civilisation sur de telles bases... Toi et moi, nous devons le dire...

C'est dit et dès lors, n'épiloguons pas, et reprenons notre tâche qui consiste à tisser inlassablement, jour après jour, le linceul de ce vieux monde colonisateur, oppresseur, unitaire, exploiteur, escroc, rapineur et cacochyme. (Heureusement !)

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
MILLE

Mille œillets arrachés des jardins,
Mille couronnes de diamants et de rubis,
Mille drapeaux sous le soleil de la Sicile,
C'est une guerre de justice et ainsi soit-il
C'est une guerre de justice et ainsi soit-il

Ils sont mille à avoir traversé la mer
Pour marcher entre les orangers et les torrents,
Tout le peuple fait la fête et il lance des roses,
C'est une guerre et elle changera toutes les choses
C'est une guerre et elle changera toutes les choses.

Mille soldats pour une seule promesse
La terre finalement ira à qui la travaille.
Et il y n'aura plus serviteur ni patron,
Ce n'est pas une guerre, c'est une révolution
C'est une guerre, c'est une révolution.

Mille soldats, mille marins
Mille marins, un général
Mille soldats, mille marins
Mille marins, un général


Mille chemises pour jouer à ce jeu,
Mille villages à fer et à feu,
Qui survit mourra à Fenestrelle, (1)
C'est une guerre comme toutes les autres guerres
C'est une guerre comme toutes les autres guerres.

Mille soldats pour entrer dans l'histoire,
Vive l'Italie et vive toujours le roi de Savoie,
Mais surtout vive qui contre la guerre s'est rebellé,
C'est une guerre dont on n'a jamais parlé
C'est une guerre dont on n'a jamais parlé

Mille mensonges qui vont toujours plus loin,
Et la réalité qui fait son chemin tout doucement
Parmi les mots de chansons effacées,
C'est une guerre de chansons et de tambourades
C'est une guerre de chansons et de tambourades

Mille soldats, mille marins
Mille marins, un général
Mille soldats, mille marins
Mille marins, un général

Quelles belles fables, on nous a racontées
Quelles belles histoires, cette histoire d'un passé
Quelle belle Italie qu'on a dû apprendre par cœur
Qu'ont écrite une fois pour toutes les livres et les histoires.

Mille soldats, mille marins
Mille marins, un général
Mille soldats, mille marins
Mille marins, un général


Mille œillets arrachés des jardins,
Mille couronnes de diamants et de rubis,
Mille fusils pour frapper et s'en aller,
C'est une guerre maudite et ainsi soit-il
C'est une guerre maudite et ainsi soit-il.


(1) Fenestrelle : terrible prison piémontaise à flanc de montagne.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2012/10/31 - 20:14


CCG/AWS - 2012/10/29 - 00:13


Bellissima. Grandissimo Eugenio! Celebrerei "l'Unità" mettendo questa canzone fra le Fondamentali.

giorgio el terun - 2012/10/30 - 08:56


Festa nazionale!

Non male, la storiografia ufficiale diventa legge

ROMA - D'ora in poi sarà più difficile notare sportivi che rimangono in silenzio o persone che inseriscono parole a caso mentre suona l'inno di Mameli: impararlo a scuola è obbligatorio. Il Senato, infatti, tra le accese proteste della Lega, ha dato il via libera definitivo al ddl che prevede l'insegnamento dell'inno tra i banchi. La norma, che è passata con 208 voti a favore, 14 contrari e 2 astenuti, istituisce inoltre il 17 marzo giornata nazionale dell'Unità d'Italia, della Costituzione, dell'inno nazionale e della bandiera.

In base al testo approvato oggi, a partire dal prossimo anno scolastico, nelle scuole di ogni ordine e grado saranno organizzati "percorsi didattici, iniziative e incontri celebrativi finalizzati ad informare e a suscitare riflessione sugli eventi e sul significato del risorgimento nonché sulle vicende che hanno condotto all'unità nazionale, alla scelta dell'inno di Mameli, alla bandiera nazionale e all'approvazione della Costituzione, anche alla luce dell'evoluzione della storia europea".

Lo scopo che si prefigge la legge con l'istituzione di questa nuova festività (che non avrà comunque effetti civili, non sarà insomma un giorno di vacanza o di ferie) è quello di "ricordare e promuovere" nella giornata del 17 marzo, data della proclamazione nel 1861 a Torino dell'unità d'Italia, "i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché di riaffermare e consolidare l'identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica".

Repubblica

2012/11/8 - 16:47




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