Con la presunzione dei cantautori
racconto dell’uomo
che sul finire del quattrocento
si distinse fra i navigatori
non celo la mia antipatia
il tentativo di vendetta
credo Colombo fosse un cruento
schiavo anch’egli di quel vento
Giusto per esser chiari
Colombo cercava l’Asia
e furon due suoi errori
a metterlo su rotte di altri mari
nessuno lo disse a Genova
vestita di stelle confuse
che Cristoforo stava sbagliando
la distanza sottovalutando
Forse Cristoforo Colombo
quando aveva tredici anni
se lo stirava fra le mani
a chi ce l’ha più lungo
non certo lui povero Colombo
solo brufoli sul viso
e con quel senso d’inferiorità
nutrì la sua crudeltà
Era il solo in giovane età
coi piedi a mollo nella riva
la testa piena di geografia
e nessuna che gliela dà
guardava fuori dalla taverna
attraversate burrascose
e vele gonfie di algebre
che lo renderanno celebre
Sotto la gonna di Isabella
due caravelle e una caracca
bella poppa alta e rotonda
ma non era quella, non era quella
Nina tra le braccia delle onde
con un vuoto nello stomaco
armatori ed equipaggio
ingannati dall’ingaggio
Quando comparve l’orizzonte
rami freschi a galleggiare
giorni tremendi in mezzo al mare
cosa gli passò per la mente
pensò alle spezie di Marco Polo
Cristoforo Colombo
pensò alle mappe, questo è l’Oriente
pensò ma non capì un bel niente
Poco più che quarantenne
Cristoforo Colombo
coi denari dei sovrani
Templari, Chiesa che preme
vendeva eclissi agli indigeni
e piombo agli ammutinati
in quella terra che era altrove
confondendo mais e fave
I vescovi addobbati
con collier di brillanti
ebbero schiavi e nuove amanti
coi crocifissi tatuati
che colpa ha avuto Genova
fu una madre premurosa
ma la storia la scrive chi vince
i fucili non proprio le lance
E quella sete di potere
il bottino da spartire
per l’ingordigia dei monarchi
da sempre dediti a rubare
quando la notte s’arrende al mattino
i corpi dei nativi
giacevan caldi e mutilati
sfiniti o violentati
Su quelle distese di terra
che furon loro da sempre
non avevano armi di sorta
non conoscevano la guerra
caro Cristoforo che macello
la tua avventurosa spedizione
una data da non ricordare
per gli indigeni d’oltre mare
caro Cristoforo che casino
fu uno sbarco non una scoperta
ma per sempre ti ricorderanno
come un eroe non come un tiranno
racconto dell’uomo
che sul finire del quattrocento
si distinse fra i navigatori
non celo la mia antipatia
il tentativo di vendetta
credo Colombo fosse un cruento
schiavo anch’egli di quel vento
Giusto per esser chiari
Colombo cercava l’Asia
e furon due suoi errori
a metterlo su rotte di altri mari
nessuno lo disse a Genova
vestita di stelle confuse
che Cristoforo stava sbagliando
la distanza sottovalutando
Forse Cristoforo Colombo
quando aveva tredici anni
se lo stirava fra le mani
a chi ce l’ha più lungo
non certo lui povero Colombo
solo brufoli sul viso
e con quel senso d’inferiorità
nutrì la sua crudeltà
Era il solo in giovane età
coi piedi a mollo nella riva
la testa piena di geografia
e nessuna che gliela dà
guardava fuori dalla taverna
attraversate burrascose
e vele gonfie di algebre
che lo renderanno celebre
Sotto la gonna di Isabella
due caravelle e una caracca
bella poppa alta e rotonda
ma non era quella, non era quella
Nina tra le braccia delle onde
con un vuoto nello stomaco
armatori ed equipaggio
ingannati dall’ingaggio
Quando comparve l’orizzonte
rami freschi a galleggiare
giorni tremendi in mezzo al mare
cosa gli passò per la mente
pensò alle spezie di Marco Polo
Cristoforo Colombo
pensò alle mappe, questo è l’Oriente
pensò ma non capì un bel niente
Poco più che quarantenne
Cristoforo Colombo
coi denari dei sovrani
Templari, Chiesa che preme
vendeva eclissi agli indigeni
e piombo agli ammutinati
in quella terra che era altrove
confondendo mais e fave
I vescovi addobbati
con collier di brillanti
ebbero schiavi e nuove amanti
coi crocifissi tatuati
che colpa ha avuto Genova
fu una madre premurosa
ma la storia la scrive chi vince
i fucili non proprio le lance
E quella sete di potere
il bottino da spartire
per l’ingordigia dei monarchi
da sempre dediti a rubare
quando la notte s’arrende al mattino
i corpi dei nativi
giacevan caldi e mutilati
sfiniti o violentati
Su quelle distese di terra
che furon loro da sempre
non avevano armi di sorta
non conoscevano la guerra
caro Cristoforo che macello
la tua avventurosa spedizione
una data da non ricordare
per gli indigeni d’oltre mare
caro Cristoforo che casino
fu uno sbarco non una scoperta
ma per sempre ti ricorderanno
come un eroe non come un tiranno
inviata da Dq82 - 12/6/2017 - 12:47
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