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Ne ébresszetek fel

Éva Mikes
Lingua: Ungherese


Éva Mikes


[1966]
Hoffmann Ödön írta
Scritta da Ödön Hoffmann
Written by Ödön Hoffmann

Éva Mikes (1938-1986)
Éva Mikes (1938-1986)


Tra le numerose disgrazie prodotte dalla cortina di ferro si deve annoverare anche l'ignoranza totale di tutta una serie di scenari musicali che si erano sviluppati “dall'altra parte”. Abituati com'eravamo a considerare i “paesi socialisti” come in preda all'immobilismo più totale, non ci rendevamo conto che -invece- si viveva e si suonava. Che c'erano anche le pop-star, popolarissime, e che, in fondo, la censura di stato non era certamente più attiva di quella democristiana. Così, immergiamoci nell'Ungheria del 1966; l'anno dopo si tenne addirittura un festival beat di cui si dà conto nella pagina linkata, la quale è -ovviamente- in ungherese. Facciamo la conoscenza di una delle più famose “poppiste” ungheresi dell'epoca, Éva Mikes, sfortunatamente scomparsa nel 1986 per una brutta malattia.

slagerek


So per esperienza personale che studiare e conoscere “certe lingue”, in anni di cortina, provocava un automatico sospetto; scegliere, ad esempio, di imparare nell'adolescenza lingue come l'ungherese e il rumeno ti catalogava automaticamente come sospetto. Nel frattempo, dall'altra parte ci si faceva meno problemi; nell'immagine sopra si vede la stessa Éva Mikes sulla copertina di un disco che annuncia Nagy olasz slágerek, ovvero “Grandi successi italiani”. Già somigliava decisamente a Orietta Berti, e non è improbabile immaginare gran dosi di Celentano e Little Tony; dalla nostra, di parte, impossibile immaginare altrettanto. Sarebbe stato “comunista” e “rosso” anche tradurre una filastrocca ungherese, o cecoslovacca. Si noti fra l'altro che la parola in voga allora (e tuttora) per “successi musicali”, “hit”, è il tedesco Schläger magiarizzato.

polbeat


Il festival si svolse nel febbraio del 1967, in una sola giornata, con lo slogan: megfejtem a kommunistákat, cioè: "spiego i comunisti!". E, forse non ci si crederà, non fu affatto "represso dalle autorità". Fu trasmesso per radio e in televisione, e ne fu tratto anche un disco contenente quattro canzoni, tra cui questa. Si chiamà "Pol-beat fesztival": Festival beat-politico, e vi presero parte quindici tra cantautori e complessi beat dell'epoca (tra i quali Péter Maté, József Dinnyés, i Gerilla). Si trattò del primo pubblico evento del genere in Ungheria, ma fu anche -va detto- l'ultimo. [RV]
Álmomban éjjel egy sivatagot láttam, furcsa egy álom volt.
Emberek jöttek, nem is tudom hányan a föld minden tájáról!
Daloltak vígan, önfeledten,
Ott voltam én is, köztük mentem:
Tűzött a napfény, perzselt a homok.
Éreztem mégis, hogy boldog vagyok.
Ne ébresszetek fel, míg az álom csak álom marad!
Ne ébresszetek fel, míg az álom csak álom marad!
Egyiknél pisztoly, a másiknál puska: mindenkinél fegyver volt.
Ástak egy gödröt, vígan folyt a munka, egyikük így szónokolt.
Ebbe a temetőbe nevetve gyertek.
Ez lesz a sírja a fegyvereknek!
Tűzött a napfény, perzselt a homok.
Éreztem mégis, hogy boldog vagyok.
Ne ébresszetek fel, míg az álom csak álom marad!
Ne ébresszetek fel, míg az álom csak álom marad!
S eljön egy hajnal, s valóra minden az álomból!
Emberek jönnek, nem is tudom hányan a föld minden tájékáról!
Fegyvereket dobnak egy mély verembe
Amikor a föld már mind elnyelte
Tűzhet a napfény, perzselhet homok
Érzem majd végül, hogy boldog vagyok!
Így ébresszetek fel, és az álom nem álom marad!
Így ébresszetek fel, és az álom nem álom marad!
Így ébresszetek fel, és az álom nem álom marad!

inviata da Riccardo Venturi - 12/8/2014 - 19:30



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
16 agosto 2014
NON SVEGLIATEVI

In sogno, la notte, ho visto un deserto; era un sogno strano.
Arrivava gente, nemmeno so quanta, da tutti i paesi del mondo!
Cantavano allegramente, beatamente
E anch'io ero là, andavo in mezzo a loro:
Splendeva la luce del giorno, scottava la sabbia.
Non svegliatevi finché il sogno rimarrà solo un sogno!
Non svegliatevi finché il sogno rimarrà solo un sogno!
Chi aveva una pistola, chi un fucile: tutti avevano un'arma.
Scavavano una fossa, il lavoro andava avanti allegro, e uno di loro così parlò:
„Venite ridendo in questo cimitero,
questa sarà la tomba delle armi!”
Splendeva la luce del giorno, scottava la sabbia,
sentivo anch'io di essere felice.
Non svegliatevi finché il sogno rimarrà solo un sogno!
Non svegliatevi finché il sogno rimarrà solo un sogno!
E arriverà un'alba, e tutto del mio sogno si avvererà!
Arriverà gente, nemmeno so quanta, da tutti i paesi del mondo!
Getteranno armi in una fossa profonda
e quando la terra ormai le ha avrà inghiottite tutte
potrà splender la luce del giorno e scottare la sabbia,
e infine sentirò di essere felice!
Svegliatevi allora, e il sogno non resterà un sogno!
Svegliatevi allora, e il sogno non resterà un sogno!
Svegliatevi allora, e il sogno non resterà un sogno!

16/8/2014 - 13:13




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