Anna Magnani è stata una delle attrici italiane più amate, l’icona cinematografica per eccellenza del periodo neorealista. Nannarella, come la chiamavano gli amici, era nata a Roma il 7 Marzo del 1908, da Marina Magnani, di origine romagnola, e da un padre di origine calabrese che non conobbe mai.
Poco dopo la sua nascita, sua madre si trasferì ad Alessandria d'Egitto e da qui tornò in Italia solo dopo la prima guerra mondiale. Nannarella rimase a Roma, affidata alla nonna, alle cinque zie e allo zio Romano, unico maschio della famiglia. Frequentò i primi due anni del liceo, per poi abbandonarlo, e studiò pianoforte all’Accademia di Santa Cecilia, dove frequentò anche dei Corsi di recitazione con Silvio D’Amico.
Questa esperienza la convinse che la sua strada era quella di fare l’attrice. "Ho seguito la carriera di attrice perché sentivo il bisogno di essere amata, di ricevere tutto l’amore che avevo mendicato nella vita" raccontava di sé.
Tra il 1929 ed il 1932 la Magnani entra a far parte della compagnia teatrale diretta da Dario Niccodemi, poi passa alla rivista, nel 1934, con i fratelli De Rege. Di questo periodo anche la collaborazione con Totò, suo grande amico e talent scout; di lei infatti il comico napoletano aveva una grande stima, sia professionale, sia umana.
Insieme calcarono i palcoscenici di tutta Italia portando in scena commedie che si rivelarono sempre dei trionfi: Quando meno te l’aspetti, Volumineide, Orlando curioso, Che ti sei messo in testa e Con un palmo di naso. Nel 1934 ebbe un discreto successo grazie ad una parte in "La cieca di Sorrento" di Nunzio Malasomma. L’anno successivo sposò il regista Goffredo Alessandrini, che la diresse in "Cavalleria" nel 1936, un film con Amedeo Nazzari.
Nel 1941 continuò ad impegnarsi nel teatro di rivista con Totò, ma girò anche il film "Teresa Venerdì" di Vittorio De Sica, nel ruolo di una cabarettista; poi, in coppia con Aldo Fabrizi, girò Campo de’Fiori e L’ultima carrozzella (1943). Nel 1942, innamorata del giovane e prestante attore Massimo Serato, lasciò il marito ed ebbe, con il nuovo compagno, un figlio: Luca.
A pochi mesi di vita purtroppo il piccolo Luca venne colpito dalla poliomielite, malattia che gli lascerà dei segni indelebili che intensificheranno in modo notevole il rapporto madre-figlio.
Ma anche con Serato l’unione terminò presto. Fu allora che Nannarella si legò al regista Roberto Rossellini. Con il suo nuovo compagno raggiunse il successo internazionale interpretando la parte della sora Pina, una romana orgogliosa e sanguigna di origine popolana in ‘Roma città aperta’, nel 1946.
Con questo film, considerato il manifesto del cinema neorealista italiano, vinse il suo primo Nastro d'argento.
Nel film il suo urlo finale, pieno di passione, ispirò a Pasolini questi versi: "Quasi emblema, in noi l’urlo della Magnani/sotto le ciocche disordinatamente assolute,/rinnova nelle disperate panoramiche,/e nelle occhiate vive e mute/si addensa il senso della tragedia. E’ lì che si dissolve e mutila/il presente, e assorda il canto degli aedi".
Sotto la regia di Luigi Zampa tornò ad interpretare una donna del popolo in L'onorevole Angelina, del 1947. Seguirono altri film, considerate pietre miliari del cinema italiano, come Il bandito, Assunta Spina (con Eduardo De Filippo), L’amore.
Per colpa della rivale, l'attrice svedese Ingrid Bergman, finì anche l’amore con Rossellini e Nannarella nel 1950 girò il film Vulcano per rispondere al film che Rossellini aveva scritto per la nuova compagna: Stromboli. Entrambi i film non ebbero fortuna.
La Magnani tornò grandissima nel 1951, con Luchino Visconti, nel film "Bellissima" in cui una madre spinge una figlia non bellissima verso il cinema, nella speranza di trovarvi un futuro migliore, colmo di fama e ricchezza. Nel 1952 girò il suo primo film a colori "La Carrozza d'Oro" diretto da Jean Renoir.
Nel 1955 la sua carriera ebbe una 'svolta americana', quando il regista Tennessee Williams la volle per la trasposizione cinematografica della sua commedia ‘La rosa tatuata’, un film diretto da Daniel Mann, a fianco di Burt Lancaster. La sua maschera di donna mediterranea e passionale si accentuò ancor di più. Per questo film il 22 Marzo del 1956 ricevette l' Oscar, il primo conferito ad un attrice italiana.
"Nannarella" non conosceva nemmeno una parola di inglese e per recitare nel film venne iniziata alla lingua proprio dallo scrittore Tennessee Williams, durante la traversata atlantica, in piroscafo. Nel 1957 l'attrice ebbe la sua seconda candidatura al premio Oscar, grazie al film "Selvaggio è il vento" (Wild is the Wind) diretto da George Cukor, che gli valse anche un Orso d'argento al Festival di Berlino.
Nel 1959 rifiutò il ruolo da protagonista del film "La Ciociara", che avrebbe in seguito premiato con un Oscar un'altra attrice italiana, Sofia Loren.
Scelse invece di interpretare il suo terzo film americano, "Pelle di serpente" (Fugitive Kind) di Sidney Lumet, con Marlon Brando. Sempre del 1959 "Nella città l’inferno", di Castellani, nella vigorosa caratterizzazione d’una detenuta. Nel 1960 passò al cinema brillante, con "Risate di gioia", di Mario Monicelli, dove la Magnani tornava a recitare insieme a Totò, suo vecchio amico, maestro e partner dei tempi dell'avanspettacolo. Nel 1962 Pier Paolo Pasolini le offrì il ruolo da lei reso memorabile, di "Mamma Roma" in cui l'attrice interpretava il ruolo di una prostituta attempata che per amore del figlio voleva redimersi: finirà per piangere disperatamente sul suo cadavere, maledicendo un mondo che non capisce più.
Nel 1965, dopo un periodo in cui il cinema l'aveva messa un po' da parte, tornò con successo a cimentarsi con la prosa, in un adattamento teatrale de La Lupa e con Medea. Nel 1969 girò "Il segreto di Santa Vittoria" (The Secret of Santa Vittoria) di Stanley Kramer con Anthony Quinn.
Nei film americani tuttavia la Magnani sentiva di non riuscire a dare il meglio di sé perché la sua capacità espressiva, altamente drammatica, non si adattava ai copioni che le proponevano: da qui l'idea di tornare al cinema italiano, che però sembrava averla dimenticata.
Anna Magnani si ritirava intanto sempre di più dal suo ambiente e dalla vita sociale. Diceva: "Io e la gente ci capiamo pochino, alle feste preferisco la solitudine: per riempirmi la serata bastano due gatti che giocano sul tappeto".
Fu la Rai ad offrirle quello che sarà il suo canto del cigno: quattro film per la tv diretti nel 1970 da Alfredo Giannetti: "La sciantosa" in cui interpretava, con Massimo Ranieri, una diva decaduta del cafè-chantant; "1943: un incontro" con Enrico Maria Salerno: la storia di una tardona che si innamora durante l’occupazione tedesca; "L'automobile" nel ruolo di una prostituta stanca che vuole sentirsi arrivata con l’acquisto di una fiammante automobile; "Correva l'anno di grazia 1870..." con Marcello Mastroianni, film che fu trasmesso dalla TV solamente dopo essere stato distribuito nelle sale cinematografiche e che, per ironia della sorte, fu trasmesso dal piccolo schermo nel settembre 1973, proprio mentre Nannarella moriva di cancro.
Il suo commiato dal cinema tuttavia fu affidato alla regia di Fellini, nei pochi minuti in cui appare nel fim Roma, l’anno precedente la morte, avvenuta nel settembre del 1973.
Al suo capezzale il figlio Luca ed il vecchio amico Rossellini, che la fece seppellire nella sua tomba di famiglia al Verano.