I Big Country, assieme a U2 ed Alarm, formano il nucleo centrale di quella "Conspiracy of Hope" che ha cercato, nella Gran Bretagna degli anni '80, di portare avanti un discorso musicale alternativo al pop danzereccio che dominava le classifiche.
Chitarre elettriche ed impegno sociale erano le parole d'ordine per questi gruppi, accomunati da una certa solidarietà reciproca e da atteggiamenti anticonformisti (fra cui il rifiuto di "suonare" in playback, per esempio).
I Big Country nascono nei primissimi anni '80 in Scozia, ad Edimburgo, grazie all'incontro di Stuart Adamson (chitarra, voce, e autore principale - morto suicida nel 2001), ex membro della punk band "The Skids" e Bruce Watson (Chitarra).
A questi si associano due dei più dotati session man in circolazione: il batterista Mark Brzezicki ed il bassista, Tony Butler, a formare quella che, molto probabilmente è la band "rock wave" degli anni '80 più tecnicamente dotata e (assieme agli U2) più travolgente nelle esecuzioni dal vivo.
Il loro progetto musicale, curioso, in verità, è quello di unire temi folk ad un contesto musicale post-punk.
Idea, a ben vedere, non lontana da quella dei Pogues, dei Waterboys o dei New Model Army.
Quello che differenzia i Big Country è che essi non abbandonano le sonorità rock per aggiungere flauti, mandolini o zampogne, ma, proprio grazie alla loro eccellente qualità di musicisti, decidono di riprodurre con le chitarre elettriche le sonorità degli strumenti tradizionali.
Ecco come nasce uno fra i sound più inconfondibili degli anni '80, sound che diventerà, col passare del tempo, il loro marchio di fabbrica, ma anche il limite alle loro scelte stilistiche.
I primi 4 album (the crossing, steeltown, the seer e Peace in our time) sono comunque un buon successo, scalando le classifiche europee ed americane, ma con l'arrivo degli anni '90 il loro sound appare datato ed inziano lentamente a cadere nell'oblio, assieme ad altri gruppi della stessa corrente, come gli Alarm, the Call, Cactus World news...
Dal punto di vista dei testi, i temi trattati sono principalmente di carattere sociale, in una Gran Bretagna divisa in due dalla politica della Thatcher e ferita dal conflitto delle falkland.