«Tutto dipende da dove sei nato, diceva un grande saggio. E, per quanto mi riguarda forse il saggio ci ha proprio azzeccato».
Dario Fo nasce nel 1926 a S. Giano in provincia di Varese; suo padre è un ferroviere, sua madre una contadina. Ne Il paese dei mezaràt, (Feltrinelli), racconta: «Io venni al mondo fra un omnibus e un "merci", in quella fermata sussidiaria a quattro passi dal lago (Antelacus, è scritto su un reperto romano). Erano le sette del mattino quando mi decisi a far capolino fra le gambe di mia madre. La donna che fungeva da levatrice mi tirò fuori e mi sollevò come fossi un pollo, per i piedi. Poi velocissima, mi assestò una gran pacca sulle natiche... urlai come un segnale d’allarme. In quell’istante transitava l’omnibus delle sei e mezzo... che arrivava naturalmente in ritardo. Mia madre ha sempre giurato che il mio primo vagito aveva superato di gran lunga il fischio della locomotiva. Dunque io vidi la luce a San Giano per decisione unica delle Ferrovie dello stato, ma lì son nato solo per l’anagrafe. In verità, per quanto mi riguarda sono venuto al mondo e ho preso coscienza trenta-quaranta chilometri un po’ più in su, lungo la costa del lago, a Pino Tronzano, e qualche anno dopo a Porto Valtravaglia, sulla sponda magra del Lago Maggiore. Entrambi sono stati i miei "paesi delle meraviglie". I luoghi che mi hanno scatenato le fantasie più pazze e hanno determinato ogni mia scelta futura.»
A Milano, dove porta con sé le fantasie antiche dei fabulatori della sua terra, frequenta l’accademia di Brera. Studia architettura al Politecnico, che frequenta fino a pochi esami dalla laurea.
«Studiando architettura, mi sono interessato alle chiese romaniche. Rimasi stupito come opere così poderose potessero essere espressione non di intellettuali o artisti con l'A maiuscola, ma di semplici scalpellini, di semplici operai e muratori, ignoranti e analfabeti. Scopersi improvvisamente una cultura nuova. vera: la forza creatrice di coloro che sono sempre stati definiti i semplici e gli ignoranti, che sono sempre stati i paria della cultura ufficiale.»
In questi anni dipinge, frequenta pittori e scrittori, inizia a inventare storie, a recitarle: storie provocatorie, contro la banalità e il conformismo, l’arroganza del potere. Uno dei primi spettacoli è realizzato in concomitanza con le elezioni del 1948. Conosciuto da Franco Parenti, Fo viene introdotto in Rai, dove inizia a scrivere e recitare per la radio monologhi grotteschi (Poer nano), successivamente rappresentati al Teatro Odeon di Milano (1952).
Nel 1953, con Parenti e Durano, mette in scena Il dito nell'occhio, testo di satira sociale e politica che, attraverso una personalissima rivisitazione della storia dell’umanità, deride e mette in burla i (non) valori ufficiali. Del 1954 è Sani da legare, malvisto e massacrato dalla censura di Scelba.
Finisce così la collaborazione con Parenti e Durano, e Fo mette piede in ambito cinematografico, recitando nel film di Carlo Lizzani «Lo svitato» e collaborando a numerose sceneggiature.
Nel 1959 Dario Fo e Franca Rame si organizzano in compagnia; dal 1959 al 1967, Fo scrive e mette in scena: Gli arcangeli non giocano a flipper (1959-1960), Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri (1960-1961), Chi ruba un piede è fortunato in amore (1961-1962), Isabella, tre caravelle e un cacciaballe (1963-1964), Settimo: ruba un po' meno (1964-1965), La colpa è sempre del diavolo (1965-1966), La signora è da buttare (1967-1968).
È un teatro politico, di aspra critica sociale. Bersagli sono la cultura ufficiale, i falsi eroi, l’assurda burocrazia statale, l’imperialismo americano.
Per la televisione vengono affidati alla coppia Fo-Rame «Canzonissima» (1962, trasmissione abbandonata dopo sole cinque settimane, a causa dell'intervento del censore) e lo spettacolo Ci ragiono e canto n. 1 (1966). Uno sketch sulle speculazioni degli impresari edili, proprio mentre nel paese era in corso una dura lotta dei lavoratori di questo settore, provoca nuovamente la ire della censura.
Tra il 1959 e il 1967, Fo cura adattamenti e regie di testi teatrali. Da ricordare anche la collaborazione con il cantautore Enzo Jannacci.
«Negli anni 1966-1967 si legge in una delle tante biografie in Dario Fo si afferma la consapevolezza che l'enorme ricchezza culturale del popolo, sistematicamente oppressa dalle classi dominanti, deve tornare al popolo; il passato deve integrarsi con il presente e con il futuro del movimento di lotta. È la sua sensibilità al nuovo che lo porterà da artista amico del popolo ad artista al servizio del movimento rivoluzionario proletario, giullare del popolo, in mezzo al popolo, nei quartieri, nelle fabbriche occupate, nelle piazze, nei mercati coperti, nelle scuole».
È così che al termine della stagione teatrale 1968-1969 la compagnia Fo-Rame, si scioglie, e viene costituita la Associazione Nuova Scena, che afferma nel proprio statuto di porsi «al servizio delle forze rivoluzionarie non per riformare lo stato borghese con politica opportunista, ma per favorire la crescita di un reale processo rivoluzionario che porti al potere la classe operaia».
Nel 1969, in Ci ragiono e canto n. 2, viene istituito un legame tra la cultura popolare del passato e la lotta del proletariato urbano del presente, attraverso l’inserimento di canzoni di lotta.
L’attenta e profonda riflessione di Fo sulla tradizione popolare, sul corpo del dialetto e tutta l’antica cultura di fabulatori della sua terra sfocia nel capolavoro Mistero buffo, rappresentato per la prima volta nella stagione teatrale 1969-70.
Nell’ottobre 1970, Fo costituisce un Collettivo Teatrale la Comune, proponendo un circuito culturale alternativo della sinistra rivoluzionaria che sappia contrapporre alla cultura borghese i valori profondi della cultura del popolo, nella sua integrazione tra passato e presente.
All’indomani della morte di Pinelli , Fo scrive lo spettacolo Morte accidentale di un anarchico, che suscita numerose discussioni e polemiche.
Nella stagione 1971-1972, Dario Fo e Franca Rame scrivono e mettono in scena, tra l’altro, Morte e resurrezione di un pupazzo e Fedayn, testimonianza della difficile situazione mediorientale.
Con lo spettacolo Pum! Pum! Chi è? La polizia viene portato avanti il discorso iniziato con la messa in scena per la morte di Pinelli. Di Fo e Franca Rame si occupa la magistratura ipotizzando collegamenti con le Brigate Rosse. Nel marzo 1973 come si legge nella biografia ufficiale «un gruppo di fascisti sequestra, sevizia e violenta Franca Rame. Con questo gesto infame si vuole punire l’attività politica di Franca, Dario e del loro figlio Jacopo, politicamente molto attivo al Liceo Berchet di Milano, ma soprattutto il lavoro che Franca porta avanti dal '70 nelle carceri. Grande indignazione e solidarietà in tutta Italia».
Nel 1980, Dario Fo, Franca Rame e il figlio Jacopo fondano la Libera Università di Alcatraz, un centro culturale e d’agriturismo. «Il centro ha sede sulle colline tra Gubbio e Perugia. Acquistando a poco a poco, tre milioni e settecentomila metri quadrati di boschi (che sarebbero dovuti esser tagliati) e uliveti, i Fo impediscono la distruzione di una valle meravigliosa. Intraprendono poi, il restauro di undici antiche case coloniche e torri abbandonate. Alcatraz raccoglie l'adesione di numerosi artisti e associazioni culturali, tra questi Sergio Angese, Stefano Benni, Dacia Maraini, Milo Manara, Andrea Pazienza, Elena Cranco, che tengono corsi di teatro, fumetto, danza, scrittura, tecniche psicofisiche, psicologia e artigianato. Alcatraz ospita inoltre attività didattiche e ricreative per ragazzi, emarginati, portatori di handicap».
Lungo gli anni Ottanta e Novanta le commedie di Dario Fo fanno il giro dei teatri del mondo, dall’Europa alle Americhe. Grande successo riscuotono in Italia Fabulazzo osceno e, nel 1991, il monologo Johan Padan a la descoverta de le Americhe, «frutto di una ricerca sulla vita di alcuni naufraghi europei nei primi anni del 1500. Attraverso testimonianze dell’epoca, Fo racconta, in una lingua antica reinventata, della resistenza degli indiani del Mississippi all'invasione europea. Queste lotte cinquecentesche saranno all'origine dell'invincibile difesa dei Seminole, i nativi americani che non si arresero mai. Si tratta della scoperta di un'epopea censurata dai libri di storia.
Grande successo anche per Il diavolo con le zinne, uno spettacolo comico-grottesco recitato da Franca Rame con Giorgio Albertazzi, proprio nei giorni in cui si apprende del conferimento del Nobel per la Letteratura a Dario Fo «che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati» (ottobre 1997).
Uno dei lavori più discussi dell’ultimo periodo è Marino libero! Marino innocente! sul caso Sofri. Tra le regie di opere liriche, ultima in ordine di tempo quella di La Gazzetta di Gioacchino Rossini.
Nel 2003 Dario Fo e Franca Rame si trovano ancora una volta al centro di una situazione conflittuale. Lo spettacolo L'anomalo bicefalo incontra la rabbiosa reazione del Primo Ministro in carica, involontario ispiratore del personaggio principale. Nonostante le minacce e i sabotaggi, lo spettacolo va in scena nei teatri italiani e nel gennaio 2004 ne viene annunciata la messa in onda sull'emittente televisiva Atlantide TV. A causa delle minacce di un potente senatore vicino al premier, la "prima" dell'opera va in onda senz'audio. Di fronte a un'audience, se possibile, ancora più vasta, attirata dal clamore suscitato, l'anziano attore ha così la possibilità di esprimersi in un'impresa impossibile, una performance da vero fuoriclasse. Solo in seguito al favorevole pronunciamento dei legali dell'emittente la coppia può annunciare una replica televisiva ("Straordinario! Con il sonoro"). E lo spettacolo continua...