Interessante questo lavoro dei beneventani sindrome del dolore, fautori di un incontro tra la dark wave e alcune sonorità heavy metal.
Le cinque tracce che formano il cd, di cui una è una cover dei nerorgasmo, sono impregnate di oscurità, di un certo orgoglio nella propria dannazione, e condite da testi maturi, che, se paiono "eccessivi" (ma questa non è una critica) in alcune trovate stilistiche, spesso si presentano all'ascoltatore in tutta la loro bellezza. l'opener "peste" di dark ha poco o nulla, ma colpisce il bersaglio reggendosi su un energico riff di chitarra, e su un torrenziale ritornello. la lussuriosa ed orientale "decadenza" mi è sembrato l'asso nella manica della sindrome del dolore, e consiglierei alla band di proseguire per questi lidi sonori, accompagnati magari dallo spettro dei litfiba, che si affaccia qua e là. "ciò che resta di me" è una ballata romantica, dove basso e chitarra duettano elegantemente, per un brano che ci regala i sindrome più sinceri, quelli che abbandonano (momentaneamente) le sonorità metalliche per abbandonarsi al rock più colto e raffinato. ho trovato parecchio interessante in questo brano la ricerca di un mondo intimista da donare all'ascoltatore, mentre le restanti tracce rappresentano invettive al potere politico o a quello della maggioranza. la successiva "orrore" è un brano dall'indubbio fascino, aperto da ritmiche marziali, e un inquietante intro di tastiera, che introduce una terra popolata da "schiavi incatenati, poeti all'inferno e vecchie che marciano". a chiudere il disco resta una "passione nera", che seppure viene presentata come una cover, potrebbe benissimo appartenere al mondo della sindrome del dolore. un mondo dove spesso e volentieri si intravede la solitudine, la totale sfiducia nel futuro, ed un elegante distacco da ciò che è figlio della massa.
Da sonicbands.it