Guido Politi

Canzoni contro la guerra di Guido Politi
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Guido Politi
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Guido Politi è artista che se fosse nato a Genova o in Emilia avrebbe svolto percorsi analoghi a quelli di DeAndré o Guccini. Ma si sa, ciascuno è comunque, nel bene e nel male, figlio della propria terra, e forse in quel caso sarebbe venuta meno in lui quella sanguigna cultura popolare di cui solo in Sicilia ha potuto imbeversi ed intridersi. Sì, perché Politi è invece Palermitano “doc”, classe ’47, e dalla sua Sicilia non s’è mai distaccato, se non per brevi periodi. Dopo una breve esperienza giovanile in un gruppo rock e numerose esibizioni da cantautore presso associazioni culturali, teatri ed aule universitarie, poco più che ventenne nel ’68 viene invitato a cantare alla Facoltà di lettere dell’Università di Bari, dove comuni amici lo portano a conoscere Fabrizio De André. Questo incontro stimola il completamento della composizione di “Una storia di pazzi”, nove canzoni che narrano la vicenda di tre evasi da un manicomio che, fuggiti in barca, raggiungono un isolotto dove raccontano le loro storie al vecchio guardiano del faro. Da questa traccia nasce nel 1969 un LP edito dalla Durium, e di seguito, la stessa etichetta discografica pubblica un 45 giri con due canzoni d’amore : “Cerco un’Isola” e “Immagini”. Ma l’arte non sempre paga e così l’artista si fa artigiano, e trasformando la sua passione per il mare e per la vela in una brillante attività artigianale, Politi diventa costruttore nautico. Continuando a coltivare la sua indomabile passione per la musica. Sèguita infatti a comporre canzoni – sino ad oggi ne ha scritte circa 50 – e ad esibirsi da cantautore-cantastorie, raccontando il mondo, il suo mondo, con gli occhi e l’animo sensibile di un poeta. Un modo di vedere le cose, di elaborare avvenimenti anche dimenticati, ricercare episodi e protagonisti, reali o inventati, mitici o verosimili, che rappresentano e diventano la storia di tutti, narrando l’universo-uomo. E non è solo questo che rende Politi un moderno poeta, ma il fatto che ad ascoltare le sue canzoni ci si immedesima, ci si riconosce, ci si sente inevitabilmente parte di quell’universo. Questo è quanto Politi mette insieme nel suo nuovo album, edito dall’etichetta Pop Eyes, in uscita per il prossimo novembre, dal titolo Bora. In esso ritroviamo infatti l’indignazione e la denuncia contro il ricorso alla guerra come metodo in Bombe intelligenti, sottilmente ironica già dal titolo, o l’intreccio fra mito e realtà in Nicola ’u dutturi, in cui la storia di Nicola Barbato, medico condotto anarco-socialista, finisce nel mito intersecandosi con quella di Pompeo Colajanni, partigiano che memore di quell’uomo insofferente alle storture del mondo, ne assume lo pseudonimo come nome di battaglia. O ancora in Per capire, due padri, uno israeliano e l’altro palestinese – non a caso l’inizio “arabeggiante”, non a caso i registri vocali differenti – , che condividono l’identica difficoltà di dover raccontare e spiegare ai propri ragazzi gli orrori di bombe e cingoli di carriarmati, con il timore che i loro racconti possano portarli a perpetuare un odio che invece i figli dovrebbero superare, mostrandosi migliori dei padri. E poi c’è il suo amore per il mare, le barche, che emerge con forza in Cuore di marinaio, in Bora, lo stesso mitologico Ulisse.

E ovviamente le canzoni d’amore, lo spunto per le quali può tuttavia venire anche da fatti reali. Come in Elisa, nome di donna, certamente, ma anche il nome della nave dell’usticese Vincenzo Di Bartolo, l’uomo del pepe nero, che partito nel ’38 da Palermo per Boston, proseguì per Sumatra portando l’Elisa ad essere la prima nave siciliana a stabilire la rotta per le cosiddette Indie Orientali, circumnavigando la terra. Non mancano due omaggi alla lingua siciliana, per raccontare storie di sempre, quotidiane, valide a tutte le latitudini ed in tutte le epoche, come quella del ragazzino de La sustanza, arrestato per aver rubato per fame “ furto aggravato, forse du pitittu”, ribelle ai metodi della società che pretendono d’essere correttivi a colpi di “ stanga”, davvero toccante per la semplicità della sua denuncia “ c’u carciri ’un s’insigna la sustanza”; o le vicissitudini dei migranti – pure qui in senso universale – ne Lu vapuri. Dodici brani, dodici affreschi, sapientemente arrangiati da Politi insieme ad Orazio Maugeri, rigorosamente in acustico, ed accompagnati da raffinati musicisti – la fisarmonica ed il back-vocalsdella figlia Matilde, il contrabbasso del fido Gabrio Bevilacqua, i sax di Maugeri, le chitarre di Lorenzo Colella, Nicolò Renna e dello stesso Politi, il violino di Gabriele Politi , il flauto di Anna Ventimiglia e le percussioni di Fabrizio Francoforte e “Paquito” Bordonaro – per fissare in un album inedito le suggestioni di questo cantore dei giorni nostri. Guido Politi è stato ospite di varie manifestazioni, in piazze e teatri, Feste de l’Unità, Feste di Liberazione, università, club letterari e svariate rassegne. Recentemente ha preso parte al Kals’Art organizzato dal Comune di Palermo con un concerto che ha registrato ottimo riscontro di pubblico. Ha inoltre partecipato come ospite al “Premio Mariposa” di Isola delle Femmine (PA).

Discografia
1969 - Una storia di pazzi, LP, Durium
1970 - Cerco un'isola, 45 giri, Durium
2002 - Fili di Rafia, autoprodotto (nove pezzi cui filo conduttore è la storia della Sicilia dai primi dell’Ottocento alla fine degli anni ’90, dalla formazione delle “Compagnie d’armi” del 1812 fino all’attentato a Giovanni Falcone, attraverso personaggi come Emanuele Notarbartolo, Joe Petrosino, Salvatore Giuliano, protagonisti delle lotte di potere nell’Isola durante gli ultimi due secoli).