Elio e Le Storie Tese nascono nel 1983 con l’organico che avrebbe rappresentato ognuno dei loro album. La carriera dei sei musicisti (Elio: voce; Rocco Tanica: tastiere; Cesareo: chitarra; Faso: basso; Christian Meyer: batteria; Feiez: fiati, percussioni, seconda voce) si apre la strada senza alcuna incisione discografica, concretizzandosi in un progetto finito soltanto nel 1989. Durante i sei anni di densa propaganda, il gruppo pianifica il percorso della sua popolarità distribuendosi tra concerti ed apparizioni televisive, tutte di straordinario rilievo, in trasmissioni d’impostazione satirica come "Lupo Solitario" e "L’Araba Fenice". Cominciano a raccogliere un pubblico di ammiratori di imprevedibile ampiezza e a delineare i codici espressivi del loro stile ispirato, senza farne mistero, all’eredità del funambolico talento statunitense, Frank Zappa. La competenza tecnica di ogni singolo strumentista, si trasforma in un eterogeneo veicolo narrativo per le stravaganti demistificazioni del cantante Elio, attore semi-serio, disegnatore attento ed esplicito di caricature italiane e di identità eccessive. Nel 1989 incidono il primo album, "Elio samaga hukapan karyana turu" che, forte di brani come "Cara ti amo", L’abitudinario" e John Holmes", è presto un successo. La fama crescente della formazione è segnata, nei tre anni che precedono l’uscita del disco successivo, "Italian, rum casusu çikti" (1992), da un rapido processo di rafforzamento, entrando nel guinnes dei primati con una versione live di "Cara ti amo" protratta per ben 12 ore ed inaugurando un lungo sodalizio con la Gialappa’s Band di Mai Dire Gol, celebre programma di satira sportiva. Nel ’94 incidono un singolo per inaugurare i mondiali di calcio, mentre nel ’96 partecipano al Festival di Sanremo con la canzone "La terra dei cachi", che li trascinerà in cima alla seconda posizione. Nel ’96 arriva il terzo LP, "Eat the phikis" e, nel ’98, la raccolta di singoli "Peerla". Nel ’98 prima dell’uscita di "Craccracriccrecr", Feiez scompare in seguito ad un attacco cardiaco. Verrà ricordato e celebrato nel nuovo disco dal vivo, "Made in Japan – Live at Parco Capello".
Divertenti e giullareschi, dimostrano la ricchezza del loro repertorio compositivo, macroscopica testimonianza di un’energia che si espande conciliando libertà espressiva e rigore strumentale. E proprio di questo rigore, entrambe le incisioni offrono un preciso prospetto, passando dai complessi sincopati di "Né carne né pesce" allo stravolto 4/4 di "Servi della gleba", dalla strutturata bossa-nova di "El pube" alle poliritmie e alle mescolanze armoniche de "Il vitello dai piedi di balsa", passando per l’intrecciato 7/8 di "John Holmes". E di tanta perizia, qualche anno fa, fu testimone l’affermato batterista statunitense Vinnie Colaiuta che, in occasione di una collaborazione con il gruppo, dichiarò di non aver affrontato partiture così complesse e ricercate dagli anni in cui lavorava con l’eccentrico Frank Zappa. Come sempre i testi delle loro canzoni sono dominati dal non-sense, dalla revisione del codice comico, dall’invenzione di uno scoordinato e caotico universo immaginario, affollato di eroi torbidi e di aberranti deformità.