Michele Mari

Chansons contre la Guerre de Michele Mari
Italie Italie

Michele MariSoffiano ancora venti di guerra e non mi pare il caso di aggiornare la mia biografia per questo vecchio (e prezioso) sito.
E' forse il caso di precisare però che la "bio" qui sotto risale a quindici anni fa. Oggi, nel 2022, ho 36 anni e nella vita non ho fatto il cantantautore, anche se qualcosa si trova ancora su youtube e sul sito www.lattadelbardo.it

Canto ancora canzoni contro la guerra.

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da http://lattadelbardo.splinder.com

Sono nato a Mantova poco più di ventun anni fa. Vivo tra Volta Mantovana e Bologna, dove frequento la facoltà di Lettere.

Il mio curriculum vitae consta di un solo premio, cioè la menzione “Miglior Rivelazione” al Festival ScrivendoCanzoni di Sermide (MN) del 2005, che non è San Remo ma è meglio del festival dell'oratorio di Ghedi, e qualche concertino qui e là.

Un mio amico dice che il mondo è a pezzi, e bisogna andare in giro con un taccuino, perchè magari un pezzo è buono, allora te lo appunti. E' un po' la mia teoria: uno sente o si inventa un giro di accordi, legge una poesia o un romanzo, gli succede qualcosa, e la canzone magari nasce già da sola: si prendono due note di qua, due di là, quattro parole a destra, sei a sinistra e si mischia. Si aggiunge il trait-d'union che tenga assieme tutto, qualche verso di quelli che saltano fuori mentre fai la doccia o cammini o mangi: poi si soffia nell'armonica la melodia, perché così faceva Bob Dylan, e sulla chitarra si diteggia qualcosa che ti gira in testa. I casi sono due: o nasce una schifezza o una canzone. Io fino ad oggi ho scritto centoventitrè schifezze e una ventina di canzoni: parlano di me o di cose meno importanti, delle nostalgie, dei treni e dei rinoceronti. Non scardinano nessuna porta: si infiltrano di sottecchi nel solco scavato da Guccini, Cohen, Dylan, Vecchioni e compagnia cantante, ma non lo fanno notare, perchè le mie canzoni hanno vergogna di loro stesse. E nemmeno vogliono far notare, le mie canzoni, che le parole se le sono prese da Blake, Withman, Giudici, Soriano, Benni, Virgilio e non so quanti altri. Io poi non so nemmeno se le mie canzoni sono mie: magari sono loro, sono solo di se stesse, sono plagi o chissà che altro. Ogni tanto mi capita di cantarle, in posti dove non avrei mai pensato come il teatro Bibiena a Mantova o il chiosco dei giardini pubblici di Volta Mantovana, fino a qualche piazza di Sanremo. Ma loro, che sono schive, preferiscono gli ultimi posti dei pullman, le piazze delle città, le serenate sotto i balconi.

Scrivo anche senza andare a capo tra una riga e l'altra, ma solo quando mi va.

Tutto quello che ho scritto è in una scatola di latta blu sulla mia scrivania. Questa è la sua versione internautica.