Juan Ramón Jiménez
Juan Ramón Jiménez Mantecón (Moguer, 24 dicembre 1881 – San Juan, 29 maggio 1958) è stato un poeta spagnolo. Premio Nobel per la letteratura nel 1956, è stato uno dei più importanti intellettuali della generazione del '14.
Nel 1900 si sposta a Madrid, dove fa la conoscenza di Francisco Villaespesa, che lo introdusse nel gruppo di letterati (Salvador Rueda, Jacinto Benavente, Valle-Inclàn) che facevano circolo intorno a Rubén Darío, la cui poesia influenzerà successivamente Jiménez.
Tra il 1900 e il 1904 la depressione lo costringe a trascorrere lunghi periodi in una clinica ad Arcachon, vicino a Bordeaux e da qui compie viaggi in Svizzera e in Italia e si dà alla lettura dei poeti simbolisti.
Nel 1902 pubblica Rimas e fa la conoscenza di Pío Baroja, dei fratelli Antonio e Manuel Machado e di Miguel de Unamuno. Nel 1903 appare Arias tristes e vanno formandosi Jardinés lejanos e Pastorales. Nello stesso anno fonda, insieme a Martìnez Sierra e a Ramón Pérez de Ayala, la rivista Helios, aperta alle grandi correnti letterarie europee.
Dal 1905 al 1912 Jiménez risiede isolato a Moguer, dove scrive intensamente e incontra l'asinello Platero che diventa personaggio principale della sua poesia nel celeberrimo Platero y Yo, che lo accompagnerà per sempre. L'opera verra successivamente musicata dal compositore Mario Castelnuovo-Tedesco. Stringe amicizia con il pittore Sorolla. Pubblica Elejias (1908-1910), Las hojas verdes e Baladas de primavera nel 1910, La soledad sonora, Pastorales e Poemas magicos y dolientes nel 1911.
Ritorna a Madrid per tre anni, fino al 1915, coltivando l'amicizia con Unamuno, Machado, Ortega y Gasset e i più giovani García Lorca, Alberti e Dalí. Nel 1916 si imbarca per New York per sposare Zenobia Camprubì Aymar.
Tra il 1912 e il 1916 Jiménez pubblica Melancolia (1912), Laberinto (1913), la narrazione poetica Platero y yo nel 1914, tipica variazione della narrativa modernista spagnola, in una prima edizione ridotta ed Estio nel 1916. Nel 1917 si stabilisce a Madrid con la moglie Zenobia dove rimane fino al 1936 e fino al 1920 decide di vivere isolato per dedicarsi quasi esclusivamente alla scrittura. Saranno di questo periodo le sue opere più significative come Segunda antolojia poética, Eternidades, Pietra y cielo, Poesia e Belleza.
La poesia di Jiménez, che accoglie nei suoi versi la purezza di Tagore e che risente dell'influenza di Goethe, diventa universale, e il poeta è al centro della vita culturale del suo paese. Tra il 1921 e il 1927 cura riviste di breve durata e pubblica la rivista Indice, alla quale collaborano Ortega, Machado, Alfonso Reyes, Gómez de la Serna, Salinas e tanti altri che lo chiamano maestro.
Tra il 1928 e il 1936 inizia a scrivere i ritratti di Españoles de tres mundos che provocarono non poche polemiche. Nel 1935 rifiuta l'invito a far parte della Real Academia. Nel 1936 escono Canción e Verso y prosa para niños. A giugno dello stesso anno fa leggere alla Residencia de Estudiantes un testo dal titolo Politica poética e la casa editrice Signo inizia la pubblicazione delle sue opere complete, prevista in 21 volumi.
Poco dopo lo scoppio della guerra civile spagnola il poeta insieme alla moglie lascia la sua patria per gli Stati Uniti: qui cerca invano di spingere il governo a intervenire per riportare la pace in Spagna. Trascorre un breve periodo a Porto Rico, quindi si stabilisce con la moglie all'Avana.
Nel 1939 ritorna negli Stati Uniti dove collabora a riviste americane, tiene conferenze e corsi nella Carolina, nel Maryland, a Washington, a Riverdale. Nel 1946 è colpito da una grave depressione e due anni dopo compie un viaggio in Argentina e in Uruguay dove è accolto calorosamente ed è invitato da tutte le università.
Di esilio in esilio il destino lo spinge di nuovo a Porto Rico dove egli insegna all'università, ma nel 1956 lo accoglieranno gli avvenimenti ultimi della sua vita, la morte della moglie Zenobia, avvenuta tre giorni dopo il conferimento del premio Nobel per la letteratura e infine, nel 1958, la morte.