Sette ragazze dell’età compresa tra i 10 e i 17 anni, uno dei fenomeni musicali più chiacchierati del momento, un disarmante e contagioso pop, giocoso e istintivamente mediocre, con contaminazioni garage-rock, psichedeliche, folk, e ovviamente afro.
Sì, afro, perché le giovani protagoniste di “Star Feminine Band” provengono dall’Africa Occidentale, esattamente dal Benin (dove convivono ben quaranta etnie diverse), un collettivo che ha lavorato e studiato lungamente per mettere a punto questo esordio.
Un progetto nato su iniziativa di una radio locale, e coltivato sotto la guida di André Balaguemon, un musicista della città di Natitingou che non solo ha aiutato le ragazze a sviluppare abilità tecniche e vocali, ma ha anche favorito esternazioni creative che fossero autenticamente legate al loro essere donne africane. Non si può infatti dimenticare che in queste realtà sociali sono ancora praticate mutilazioni genitali femminili e sono frequenti matrimoni indotti.
Si deve comunque all’ingegnere francese Jérémie Verdier il merito di aver attirato l’attenzione sulla band, coinvolgendo i due spagnoli Juan Toran e Juan Serra in un viaggio/documentario che ha puntato i riflettori su questa realtà portandola a conoscenza fuori dai confini patri.
Non c’è dunque nulla di prefabbricato o di progettato a tavolino, nel disco delle Star Feminine Band: c’è infatti la stessa genuinità di un album storico come “The Indestructible Beat Of Soweto”, non necessariamente dal punto di vista musicale e creativo, quanto da quello sociale e culturale. La musica per le sette ragazze è un linguaggio privo di compromessi, una emancipazione che passa attraverso la professionalità conquistata sul campo e con dure sessioni di studio. Le donne entrano in un mondo finora tutto al maschile, e lo fanno con energia e intelligenza.
Incalzante e contagiosa, la musica delle Star Feminine Band è una piacevole sorpresa per i cultori della musica popolare contemporanea. Seppur frutto della penna di André Balaguemon, tutte le composizioni sono state elaborate con l’apporto delle sette musiciste, soprattutto per quel che riguarda testi e tematiche che fanno da sfondo alle otto canzoni. Non è stato facile realizzare questo progetto: difficoltà economiche e culturali hanno creato non pochi ostacoli, ma l’intreccio di voci, ritmi e gli assolo di chitarra creano una festosa atmosfera psych-folk che non lascia indifferenti già dalle prime note di “Peba”.
E’ affascinante come certe intuizioni abbiano una musicalità universale. Le tracce affrontano le avversità sociali che devono subire le donne, a tempo di funky “Rew Be Me” e afro-beat “Femme Africaine”, con una consapevolezza politica e culturale sincera, naturale.
L’affascinante e solare ritmo calypso di “La Musique”, lo scivolare di tastiere quasi prog in “Montealla” e la girandola sonora che agevola ritmi quasi reggae in “Timtitu” consolidano un quadro creativo molto interessante e naif al punto giusto per non sconfinare nella prevedibilità, confermando le Star Feminine Band come una delle più piacevoli sorprese di fine anno.