Carlo Soricelli

Antiwar songs by Carlo Soricelli
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Carlo Soricelli

Carlo SoricelliMetalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Soricelli nasce a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento ed all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia.
Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia ed una grande attrazione nei confronti della natura; lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane.
Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale. Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori ed operai che incontra ogni giorno sul posto di lavoro. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi ed abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bello classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante. Questa pittura, che giunge immediata ed essenziale, è spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi. Infatti, a partire dall'84, Soricelli inizia ad esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia, dove riceve vari riconoscimenti tra cui il titolo di Maestro d'arte.
All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio; è del 1985 “Il Consumista”, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa, vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari, sta divorando se stesso ed ancora, del 1989, Il Comunicatore, ironica e brutale visione Orwelliana. Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo; l'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana. Da quindici anni Soricelli sta lavorando a quella da lui definita Arte Pranica, che consiste nella visualizzazione dell'energia comune a tutti gli esseri viventi allo scopo di produrre effetti benefici per mente e corpo, soprattutto attraverso l'uso di colori accesi e stridenti. Un'importante opera di pittura, in cui Soricelli si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico, è stata acquistata dal Museo Zavattini. Soricelli espone dal 1976 con circa una settantina di mostre, tra cui quelle al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1986, alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia con una personale insieme a Cesare Zavattini nel 1995 e presso Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1996. Ha esposto con prestigiose mostre in Francia, Germania, Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia. E' presente in numerose collezioni pubbliche e private ed è presente in diversi musei. Da 7 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere, visitabile al pubblico su appuntamento.
Nel 1997 ha pubblicato un libro dal titolo “Maruchèin”, con prefazione di Pupi Avati, in cui ha raccontato le sue esperienze di bambino meridionale emigrato al Nord negli anni Cinquanta. Nel 2001 ha pubblicato il suo secondo libro “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone. Il terzo “Pensieri liberi e sfusi”, il quarto”Terramare” e il quinto “Porta Collina, l’ultima battaglia dei Sanniti”. Nella “La classe operaia è andata all’inferno” prendendo come pretesto per il racconto una vecchia giocata al totogol e il tentativo di ricordare il nome del quarto giocatore della schedina, Soricelli ci accompagna a visitare la fabbrica nella quale ha lavorato per tanti anni. Lungo il percorso ci presenta i suoi compagni di lavoro, creando per ognuno di essi un piccolo ritratto; Soricelli li racconta per rimarcarne la dimensione più umana e ricordare il valore di uomini e donne vere che ogni giorno si sacrificano per portare sostentamento alle proprie famiglie e all’intera società e che rende inaccettabile la perdita della vita sul posto di lavoro.
Soricelli sostiene che la crisi americana e mondiale dimostra che il vero benessere non dipende da una società virtuale come quella borsistica, fondata su flussi fittizi, ma su lavoratori veri che sudano e faticano ogni giorno tornendo, fresando, rettificando, verniciando, assemblando e fondendo materiale vero, non virtuale, come l’apparente ricchezza prodotta attraverso movimenti bancari e borsistici che ci hanno fatto sentire tutti ricchi. L’autore afferma che la concorrenza di altri paesi, che non hanno nessuna tutela previdenziale e sindacale, ha immesso sul mercato prodotti per noi e contro di noi. E questi sono i risultati: un drammatico impoverimento dei paesi occidentali dovuto ad una concorrenza che a dir poco si può definire sleale. La classe operaia italiana è stata emarginata, decimata e impoverita e ancor peggio distrutta culturalmente dai media, controllati esclusivamente da ricchi editori che hanno imposto il loro modello culturale. La “Classe Operaia” continua Soricelli, con la sua carica d’idealità e utopie, fa ancora tanta paura. Ma forse, una nuova generazione di studenti, figli di operai e impiegati, di lavoratori a bassi salari, si è affacciata alla vita e comincia a rendersi conto che occorre riprendere nelle proprie mani il futuro. Soricelli si sente orgogliosamente un metalmeccanico anche adesso che è in pensione e può parlare della “Fabbrica” meglio, e con più argomenti, di tanti sociologi ed intellettuali che si riempiono la bocca senza mai avere visto un operaio in carne ed ossa.
E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro sitohttp://cadutisullavoro.blogspot.it/ . Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima. E' il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie.