Nato a Parigi il 28 dicembre 1931, Guy Debord è il filosofo cofondatore nel 1952 dell'Internazionale Lettrista e nel 1957 dell'Internazionale Situazionista, il movimento più radicale e paradossale della seconda metà del Novecento; è il primo a porre il superamento dell'arte e la critica della vita quotidiana alla base della propria azione.
La parola e la pratica dei situazionisti (e in particolare di Debord), segneranno e influenzeranno fortemente il movimento del maggio 1968. Il testo più celebre di Guy Debord è "La società dello spettacolo" (edito nel lontano 1967), diventato un vero e proprio libro di culto, profetico anticipatore della situazione contemporanea con trent'anni di anticipo. Il libro ha rappresentato un caso editoriale anche in Italia e non è difficile rintracciare, dietro alle teorizzazioni e ai sofismi di molti intellettuali che oggi si occupano di televisione (Enrico Ghezzi e Carlo Freccero su tutti), le impronte digitali del pensatore francese.
Il lato più segreto, più invisibile e meno noto dell'opera di Debord è stato fino ad oggi quello strettamente cinematografico, inteso come autonoma produzione creativa. Debord infatti ha realizzato fra il 1952 e il 1978 tre lungometraggi e tre cortometraggi, invisibili da decenni per esplicita volontà dell'autore ma recentemente riproposti integralmente, in accordo con gli eredi, alla Mostra del Cinema di qualche anno fa (in copie nuove appositamente ristampate). Questo evento, atteso da anni, ha permesso di verificare quanto, nel suo aggrovigliato e complesso rapporto con il cinema, oggetto di avversione ma anche di profondo amore, Debord abbia costituito un'opera rara e misteriosa, un testo filmico-filosofico di straordinaria malinconia e compattezza, dove la riflessione durissima sullo spettacolo e la sfida a esso si compiono all'interno dello stesso linguaggio cinematografico.
Guy Debord è morto suicida il 30 novembre 1994.