Ernesto Bassignano scrive canzoni fin dagli anni 70. Prima, ballate per le azioni del teatro di strada, poi pezzi suonati con De Gregori , Venditti e Lo Cascio al Folkstudio, e ancora canzoni di protesta manifesti della lotta operaia, suonate nelle Feste dell' Unità di tutta Italia ; infine le composizioni contenute nei suoi dischi. Il suo ultimo disco, La luna e i falò, è del 1989.
Nato a Roma il 4 aprile 1946, vive per lunghi anni a Cuneo. Rientrato nella capitale, studia scenografia all’Accademia di Belle Arti. Fa teatro di strada con Gian Maria Volonté e frequenta il Folk Studio, dove stringe amicizia con De Gregori, Locascio e Venditti. Diviene organizzatore di rassegne sulla nuova canzone. Fino alla chiusura del giornale, è critico musicale di "Paese Sera" e collabora a programmi radiofonici. Musicalmente esordisce nel 1973 con l’album Ma, inciso per la Ariston. Le tematiche di base del primo disco sono strettamente politiche. La musicalità è folk, tipica delle composizioni politicizzate dell’epoca. Trascorrono due anni durante i quali l’autore affina le sue capacità espressive. Incide Moby Dick (RCA) nel 1975. Se le composizioni, dal punto di vista musicale, ricalcano lo stile di Luigi Tenco, i testi sono ancora sensibili alle tematiche sociali e solo in apparenza sono meno impegnati. Fra i brani contenuti: A Victor, dedicata a Victor Jara, musicista cileno e Moby Dick, un attacco contro la Democrazia Cristiana. Nel 1976 la RCA pubblica un album antologico, registrato dal vivo, intitolato Domenica musica a cui prendono parte gli amici: Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Paolo Conte, Rino Gaetano, Renzo Zenobi ed altri ancora; quindi nel 1978 il 45 giri Cenerentola col quale chiude la prima parte della sua carriera artistica musicale. Nei cinque anni successivi abbandona la musica per dedicarsi ad attività giornalistiche e radiofoniche. Nel 1983 si riaffaccia nel mondo della musica con l'album D’Essai. Il nuovo disco è dedicato ad Amilcare Rambaldi, il presidente del Club Tenco. Tutto l’album si ispira al cinema, per parlare di un’epoca irrimediabilmente finita. I titoli servono all’autore a volte come spunto per un omaggio sincero, a volte per fermare attimi fuggevoli o per flash istantanei su avvenimenti che lo colpiscono, ma solo poche volte c’è un reale nesso tra i film e le parole delle canzoni. Nel 1985 compare l'LP Bassingher, soprannome affettuoso che gli amici hanno attribuito all’autore. Nel 1989, rifacendosi allo stile del Cantacronache, il cantautore compone Mi chiamo Gian Maria, sigla della rubrica televisiva "Diogene" di Antonio Lubrano. Sempre nel 1989 un nuovo LP, La luna e i falò, acclamato dalla critica. L’album è un viaggio alla scoperta di se stesso, un’indagine malinconica sui sentimenti. Vi sono, nei brani, frequenti allusioni al trascorrere del tempo e gozzaniani ricordi del passato, uno dei brani, Il puntino è dedicato a se stesso, una sorta di autoipnosi per sopravvivere.