“Guardate che fine ha fatto la nostra povera cultura, siamo tutti laureati e poi disoccupati con sogni barattati sempre più confezionati; un paradiso artificiale dentro un centro commerciale.”
Fabrizio De Andrè, ma anche il primo Lucio Dalla, o il Francesco Guccini di Dio è Morto, la necessità di raccontare la cronaca e di assumersi la responsabilità di una forte critica nei confronti dell’immobilismo, del qualunquismo di chi senza memoria rimane spettatore. Parole dure quelle di Antonio Lapunzina, cantautore siciliano collezionista di vinili nonché insegnante precario che vive in prima persona i problemi del quotidiano, così ci racconta la sua scelta di mettere in canzone i suoi pensieri:
“Considero la musica un mezzo di comunicazione fondamentale in una società liquida in cui è sempre più difficile guardarsi negli occhi e condividere delle idee. Dal mio primo lavoro discografico mi aspetto passione e verità, un connubio tra cuore e mente per tenere viva quell’esigenza di raccontare al mondo anche ciò che spesso si vuole nascondere sotto il tappeto dell’indifferenza.”

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