Giulio Caccini, detto Romano (Tivoli, 1550 circa – Firenze, 1618), è stato un compositore, arpista e cantore italiano.
In gioventù (luogo e data di nascita sono incerti) fu membro della Cappella Giulia, a Roma. Studiò canto e liuto con Scipione della Palla.
Viaggiò a lungo fra Roma, Ferrara e Parigi.
Trasferitosi a Firenze, fece parte della Camerata de' Bardi, l'Accademia che sul finire del XVI secolo stava gettando le basi del moderno melodramma, che egli teorizzò ne Le nuove musiche.
Esordì come cantante nel 1579 in occasione delle nozze di Francesco I de' Medici con Bianca Cappello) e dieci anni più tardi pubblicò (1589) il suo primo lavoro come compositore: si trattava di un intermedio – come venivano allora chiamati i brevi inserti musicali che si eseguivano negli intervalli delle rappresentazioni teatrali – alla commedia La pellegrina, commissionata per il matrimonio di Ferdinando I de' Medici con Cristina di Lorena.
Per il teatro in musica – che proprio negli anni a cavallo tra XVI secolo e XVII secolo stava muovendo i suoi primi passi – compose le musiche de Il rapimento di Cefalo su testo di Gabriello Chiabrera (andate pressoché perdute, eccetto il coro finale) e dell'Euridice di Ottavio Rinuccini (testo musicato e rappresentato nell'anno 1600 anche da Jacopo Peri).
Fondamentali all'interno della sua produzione le due raccolte di arie e madrigali per voce sola pubblicate nel 1602 (Le Nuove Musiche) e nel 1614 (Nuove musiche e nuova maniera di scriverle), che da un lato contribuiscono al passaggio dal madrigale prettamente polifonico a quello monodico; dall'altro offrono importanti contributi relativi alla storia del canto e della prassi esecutiva filologica grazie alle indicazioni che Caccini stesso dà nella prefazione ai volumi.
Cercò di liberare la melodia dalle catene del metro poetico, con l'intento di farle seguire maggiormente le parole ed i moti del sentimento; oltre a questo, si mise in luce come disciplinatore del nuovo modo di cantare.
Caccini si stabilì definitivamente nel 1604 a Firenze, dove morì nel 1618. Le sue orme vennero seguite dalla figlia, Francesca, soprannominata "La Cecchina".
Sino a non molti anni or sono veniva attribuita a Caccini anche una Ave Maria, che viene anche oggi eseguita con una certa frequenza. Si tratta in realtà di un falso storico: il brano è del liutista russo Vladimir Fëdorovič Vavilov, che lo registrò per la prima volta nel 1972 attribuendolo ad un Anonimo; la falsa attribuzione a Caccini avvenne probabilmente dopo la morte di Vavilov.