Marco Anneo Lucano (Cordova, 3 novembre 39 – Roma, 30 aprile 65) è stato un poeta romano.
Sulla vita di Lucano ci sono giunte tre biografie antiche: quella di Svetonio nel De poetis, quella attribuita a Vacca e quella più breve, anonima, nel codice Vossianus; altre fonti sono Persio, il quindicesimo libro degli Annales di Tacito in riferimento alla congiura di Pisone e le Silvae di Stazio.
Marco Anneo Lucano nasce a Cordova il 3 novembre del 39 d.C. da Marco Anneo Mela, fratello di Seneca. Già nel 40 si trasferisce con la famiglia a Roma, dove è allievo dello stoico Lucio Anneo Cornuto e nella cui scuola stringe amicizia con Aulo Persio Flacco. Entra a far parte della cerchia di amici intimi dell'imperatore Nerone, che gli concede di ricoprire la Questura prima di raggiungere l'età minima prevista, ed entra a far parte del collegio degli auguri. Nel 60 partecipa ai Neronia, i certamina poetici indetti da Nerone, e vi recita le sue laudes indirizzate al principe; inoltre secondo alcune fonti antiche pubblica i primi tre libri della Pharsalia. Per motivi incerti (si pensa per presunta gelosia che l'imperatore nutriva nei confronti del giovane poeta) si crea una rottura tra Nerone e Lucano, e quest'ultimo aderisce infine alla congiura di Pisone. Le biografie di Vacca e Svetonio divergono sui motivi di questo contrasto. Svetonio infatti racconta che il contrasto tra i due è da imputarsi totalmente all'impulsività di Lucano che si sarebbe arrabbiato quando Nerone, nel bel mezzo di una esibizione del poeta, convocò una seduta straordinaria in senato e se ne andò con il solo scopo di fargli perdere il filo; Lucano quindi avrebbe iniziato a pronunciare frecciate e forti allusioni all'imperatore fino ad entrare a far parte della congiura e addirittura a diventarne "l'anima". Vacca invece attribuisce la rottura fra i due solamente all'invidia di Nerone, il quale sarebbe stato geloso dei successi di Lucano e avrebbe proibito al poeta di far versi e di praticare l'attività forense, attività quest'ultima di cui solo in Vacca troviamo un riferimento. La versione di Vacca sarebbe avvalorata da Tacito il quale ci racconta che Nerone, dopo aver tentato di emulare Lucano, avrebbe impedito al poeta di esibirsi. Seguendo dunque ciò che ci dice Vacca, Lucano spinto dall'intemperanza del suo animo giovanile avrebbe aderito alla congiura perché adirato per il divieto di Nerone. Tacito ci racconta che una volta scoperta la congiura, Lucano negò insieme ad altri due suoi compagni congiurati, Quinziano e Senecione, il proprio coinvolgimento nel complotto e solo davanti a una promessa di impunità il poeta denunciò addirittura la madre. Quest'ultima notizia la conferma Svetonio, il quale afferma che Lucano avrebbe sperato di trarre un vantaggio dal denunciare la madre nonostante questa fosse innocente, dal momento che Nerone stesso, tempo prima si era macchiato del matricidio di Agrippina. Tuttavia, riporta Tacito che la madre Alicia dopo la denuncia non fu né condannata né assolta, ma semplicemente dissimulata, cioè non fu presa in considerazione. A Lucano, così come a molti altri, viene dato l'ordine di togliersi la vita; il poeta spira il 30 aprile del 65 a soli 25 anni.