Nato a Macomer nel 1803 da Battista Ledda Murenu e Angela Ledda, morì nell’ottobre 1854. Sin da piccolo adottò il cognome della nonna paterna. La sua era una famiglia di piccoli proprietari ridotta alla miseria dopo l’arresto e la scomparsa del padre, probabilmente morto in carcere. Mentre i fratelli potevano andare servi, egli, reso cieco dal vaiolo all’età di tre anni, non poté trovare lavoro.
Povero e analfabeta quindi, ma dotato di memoria prodigiosa: elaborò una sua cultura attraverso l’assimilazione di quella paesana e i discorsi dei predicatori. Divenne inoltre celebre nell’Isola per la sua vena di improvvisatore moralista e ironico, secondo l’umore e l’argomento.
A proposito della sua morte, varie e contrastanti sono le versioni proposte: alcuni studiosi sostengono la tesi secondo la quale il poeta sarebbe stato ucciso da alcuni Bosani, risentiti per i versi mordaci contro la loro città, altri sostengono che sarebbe stato un esattore di Sassari a far uccidere il Murenu, per vendicare le offese rivolte alla figlia in una ben nota poesia, e altre ancora.

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