Giorgos (Yorgos) Pilàlas (Γιώργος Πιλάλας), più noto come Georges Pilalì (Ζωρζ Πιλαλί), è un cabarettista e cantautore greco dalla spiccata vena satirica. Con la sua interpretazione musicale tende a collegare la musica greca con elementi di blues e di rebetico.
Esordì nel 1975 in una rassegna di gruppi musicali all'Hotel Senofonte di Acharne.
Il suo primo disco, " Επιθυμία!" del 1983, fu tirato in sole 1000 copie, e suscitò qualche disgusto prima di sparire quasi subito dalla circolazione. Le case discografiche avevano l'abitudine di pubblicare dischi destinati a sicuro insuccesso per evidenziare passività nei bilanci e così eludere il fisco. "Επιθυμία!" - un rebetico i cui tipici moduli musicali e patetici erano solamente un po' esagerati - era uno di questi dischi "sacrificali": ma ciò non impedì che un pubblico più marginale e sotterraneo si accorgesse del nuovo autore; e fu appunto nei locali al limite della tipologia cosiddetta "skiladika" (posti da cani), che Pilalì cominciò a godere di una sua notorietà, apparendo al fianco di Yannis Miliokas, un fertile autore e cantante capace di profanare parodisticamente una reverenda (e bellissima) canzone come "Di'efchòn" (Per l'intercessione dei santi), di Nikos Andypas e Lina Nikolakopoùlou, portata a ancor perdurante successo da Haris Alexìou, ma anche di piangere per i bimbi diseredati della terra.
Nel 1986 uscì "Live", registrato al Kìttaro, con ruvidezze alla Asimos (mi sembra), ma ugualmente capaci di sciogliersi talora in intermezzi poetici. Con Live, Pilalì ha l'ardire di introdurre gli argomenti scabrosi dei rebetes d' anteguerra, prima che il dittatore Metaxàs li censurasse, come la diffusione delle droghe, ma ovviamente li fa scaturire dal nuovo tipo di emarginazione, che non è solo sociale ma è anche alterità psicologica delle nuove generazioni rispetto a quelle dei padri, organizzate in un coriaceo ma evidentemente datato sistema di valori. Le canzoni si legano tra di loro per mezzo di chiacchierate provocatorie e spesso irose, in cui emergono l'istinto istrionico e le preferenze del personaggio per il surreale e l'assurdo che sembrano deformare, ma invece rivelano con riposta saggezza, le amare verità.
Questa volta è la casa discografica, la EMI, ad annusare l'affare, e a proporre l'edizione del disco, per subito pentirsi bloccandone la circolazione, avendone tardivamente scoperta l'arditezza. Nel disco, a proposito della droga, a un certo punto Pilalì così apostrofa un "batsos", cioè un poliziotto: ehi furbacchione ("gatos"), è vero che siete voi a venderla?
Baciato comunque dal successo, Pilalì si trova di fronte al classico bivio: cavalcarlo e trasferirsi nel campo pur degnissimo, ma più redditizio, della musica popolare d'autore, o restare "nel posto che gli appartiene". Decide di restare dov'è, perché è in quel "territorio" che può studiare davvero la realtà.
Collabora, al Rodeo, con il cantante Pavlos Sidiropoulos, che di lì a pochi anni morirà per un'overdose (vedi in AWS la nota di RV a "Papadop dop dop" ) e la cosa fa incavolare molti. Le case discografiche insistono perché lasci quell'ambiente e "vada altrove".
Nel 1994 il disco Θεοκωμωδία/Divina commedia, che vuole essere una storia della "alitìa" (furfanteria) dal V sec. ai giorni nostri, subisce la stessa sorte dei precedenti: viene regolarmente inciso ma non arriva ai negozi. L'aveva preparato su testi propri e di altri autori - tra i quali il "padre" del rock greco Dimitris "Mitsos" Polikakos - e proposto dal vivo nel locale "An".
Per alcune canzoni di "Theokomodìa" aveva fatto ricorso al blues, eseguito con i tradizionali strumenti del rebetico, ma evitando rigorosamente che la musica sapesse di oriente. La cosa piacque agli americani, al punto che Pilalì fu invitato a collaborare con Louisiana Red e a incidere (1999) in Canada i risultati di questo inedito "feeling".
Potrebbe insistere su questa strada appena imboccata, ma un improviso innamoramento per la musica del compositore contemporaneo Nikos Skalkotas (1904 - 1949), già allievo di Kurt Weill e di Arnold Schönberg, lo costringe a tentare quest'altro tipo di contaminazione, e a rinunciare così a lavorare in America.
La sua profonda adesione agli alti compiti della comicità e della musica, che cerca di onorare nel più devoto disinteresse e stando lontano dal cosiddetto star system, porta Pilalì a nutrire riserve nei confronti dei due "mostri" indiscussi dell'una e dell'altra arte, cioè l'attore cinematografico Thanasis Vengos (1926 - 2011) e il compositore Mikis Theodorakis (1925 - ), che forse con eccessiva severità ritiene troppo corrivi a procurasi, cogliendo le opportunità emergenti, un remunerativo, generale consenso.
Le esibizioni più recenti di Pilalì attestano la continuità della collaborazione con Mitsos Poulikakos (1943 - ).
Accanto ai dischi incisi, ma non circolati, ancora molti sono i materiali rimasti inediti del musicista.
Di recente (2009) alcune canzoni, come «Χωροφύλαξ», «Ζουζου Κοκο», «Μιλένιουμ», «Μηλιώνης», hanno circolato come video dal vivo nel web, ma attendono di essere edite in disco.
Principali incisioni:
1983: - Επιθυμία!" (Desiderio!)
1986: - Στην Ξέρα και στην Άπνοια (All'asciutto e in apnea)
- Live
- Rocks beer
1988: - Ήχοι του Χειμώνα (Suoni dell'Inverno)
1994: - Θεοκωμωδία (Divina commedia)
1998: - Αέρα Πατέρα – Αεραλάνδη (Aria fritta padre -Ariafrittolandia)
1999 - Luisiana Red
- Bob brozman & Georges Pilali
- Ρε γυαλάκια πονηρέ (Καθρεύτης) (Mettiti gli occhiali, furbastro - Specchio)
[Nota ricavata da elementi tratti da Wikipedia in greco e soprattutto da un'intervista apparsa il 6 settembre 2009 nel sito di Ellinikì-Skinì]. (gpt)