Sofia Vembo (Σοφία Βέμπο, in realtà Έφη Μπέμπο, 1910-1978), cantante leggera di grandissimo successo e attrice teatrale e cinematografica, bella voce ma irrimediabilmente datata e ancorata allo stile anni Trenta, resterà negli annali greci per aver interpretato lo spirito della mobilitazione nazionale contro l'aggressione italiana dell'ottobre - aprile del 1940/41.
Nacque il 10 febbraio 1910 a Kallipolis, nella Tracia Orientale allora ottomana ma, con la grande emigrazione dei Greci dell'Asia Minore dopo la disfatta del 1919, si trasferì con la famiglia prima a Tsaritsanis (Larissa) e poi a Volos, dove i genitori trovarono occupazione nelle manifatture del tabacco. Dilettante di canto e di chitarra, nel 1933 le accadde di intrattenere i viaggiatori durante un tragitto in piroscafo a Salonicco, dove si recava a trovare il fratello studente. Scoperta in quell'occasione dall'impresario K. Tsimbas (che si sarebbe rivelato un brutto figuro durante l'Occupazione), fu lanciata nel mondo della canzone, dapprima nei locali di Salonicco e, tre anni dopo, in quelli della capitale, dove si esibiva camuffata da zigana. Il pubblico si entusiasmò di lei, cosicché presto arrivarono un ricco contratto, la correzione del nome da Efi Bembo in Sofia Vembo, la prima tournée internazionale ad Alessandria d'Egitto e anche, superate le perplessità dei selezionatori per la sua voce mezzosopranile in contrasto con la moda del momento, le prime incisioni discografiche. Scriveva anche da sè le sue canzoni; ma, visto il successo della nuova cantante, molti musicisti e parolieri, come M. Soyoultzoglou ("Soyoul", 1906 -1958), K. Nikolaidis, K. Yannidis, le offrirono le loro creazioni, e così fecero più tardi A. Sakellarios, H. Yannakopoulos e molti altri. Per quanto le sue canzoni assecondassero la moda corrente, assimilabile a quella delle trasmissioni radiofoniche italiane degli anni Trenta, la Vembo tuttavia non disdegnava il filone popolare, e giunse a proporre un suo adattamento di una vecchia canzone semidialettale della campagna tessala, che, come "vlahotràgoudo" (canzone di contadini), suscitò un certo rigetto tra i suoi musicisti, ma fu accolta con grande favore dal pubblico, ormai incondizionatamente conquistato dall'interprete. Alla vigilia della guerra, Sofia Vembo era la cantante leggera più popolare del suo paese; e le si stavano aprendo le porte degli USA grazie a un cortometraggio sulla Grecia di produzione americana in cui eseguiva due canzoni. Non solo, si esibiva anche come attrice cinematografica e teatrale, e aveva programmi fissi alla radio. Fu proprio interrompendo un suo programma radiofonico, che il 28 ottobre 1940 venne diffuso il comunicato ufficiale dell'attacco italiano. Da quel momento, con una serie di canzoni incitanti alla difesa nazionale e di disprezzo per il "buffone" Mussolini, Sofia Vembo accompagnò dalla radio il vittorioso contrattacco che ricacciò le forze italiane fino a Valona. Intervenuti i Tedeschi a raddrizzare il guaio combinato dal buffone, la Vembo si spostò in Asia Minore, dove continuò a cantare per i reparti greci aggregatisi alle forze alleate.
Concluso il lungo periodo delle guerre, nel 1949 la Vembo fondò un suo teatro al Metaxourghìo, dove mise in scena un repertorio prevalentemente comico e di satira popolare. Fu anche nel cast del film "Stella" (1955) di Kakoyannis, uno dei maggiori successi della cinematografia greca.
Continuò a cantare sino agli inizi degli anni Settanta, assecondando quella tendenza musicale che fece avvicinare, con non poco danno per la seconda, la musica leggera alla rebetica, e viceversa.
Durante la Giunta dei colonnelli fu oggetto di interessate lusinghe, cui non le riuscì sempre di sottrarsi: ma si riscattò nel novembre 1973 quando riuscì a mettere in salvo nella propria casa parecchi studenti del Politecnico braccati dalla Sicurezza e quando, durante la manifestazione al Kallimarmaro per l'abbattimento della dittatura, cantò in faccia ai carri armati "Pedià tis Ellados, pedià", una sua vecchia canzone patriottica dei tempi della guerra.
Morì l' 11 marzo 1978 per ischemia cerebrale; e ai suoi funerali si registrò una partecipazione impressionante. Sulla sua tomba nel Primo Cimitero di Atene il marito Mimis Traifòros, che le fu compagno di quasi tutta la vita e che per lei scrisse i testi di molte canzoni, fece apporre la lapide in cui la ricorda come la "Voce della Vittoria" (gpt - rielab. su dati da Wikipedia in greco)