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Autore Nanni Svampa

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La Montagna de San Sir

La Montagna de San Sir
[Anni 60]
Parole e musica di Fausto Rossi detto "Nino"
Nella raccolta "La bella Milan di Nino Rossi" (1976)
Testo da Cabaret Milano Duemila
Interpretata anche da Nanni Svampa. La trovo in "Al dì d'incœu" (1977), uno dei dischi che costituiscono la sua poderosa raccolta "Milanese - Antologia della canzone lombarda"




La "Montagna de San Sir" parla del cosiddetto Monte Stella, chiamato familiarmente "Montagnetta", una collina artificiale costruita alla fine della guerra con le macerie delle case di Milano distrutte dai bombardamenti angloamericani. Il progetto si deve all'architetto Piero Bottoni, che lo dedicò alla moglie Elsa Stella, da cui la collina prende il nome.

Dal 2003 sulla Montagnetta c'è il "Giardino dei Giusti di tutto il Mondo", nato per onorare la memoria di coloro che in prima persona si sono opposti ai genocidi e ai crimini contro l'umanità. (it.wikipedia)
Pussee che on mont a l’è on monton de tèrra
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/10/2020 - 20:35
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Il general Cadorna

anonimo
Il general Cadorna
"La moglie di Cecco Beppe" cantata da Nanni Svampa

tratto dal CD "Nanni Svampa - Antologia della Canzone Milanese e Lombarda - Vol.4 -. In Filanda, in Risaia, a Soldà"

Come giustamente sottolineato a suo tempo da Gian Piero Testa queste strofette sono da cantare sulla stessa aria de "La moglie di Cecco Beppe" (la quale era proprio la famosa Sissi).
LA MOGLIE DI CECCO BEPPE
(continua)
6/5/2019 - 23:48
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Ciappa la rocca e 'l fus

anonimo
Di origine brianzola, questa canzone sull'emigrazione è diffusissima in tutta la Lombardia e cantata ancora oggi. Specie la prima strofa entra spesso a far parte dei vari "risotti” d'osteria. Questa versione di due strofe è riportata in “Canti dell'emigrazione” (1976), curato da Anton Virgilio Savona e Michele L. Straniero.
Il problema dell'emigrazione verso un paese tanto lontano e ignoto come la California è qui affrontato scherzosamente, ma la seconda strofa indica chiaramente che i contadini pensavano sl all'emigrazione come ad una necessità, ma la consideravano un episodio temporaneo: - tornarèmm con rocca e fusa, cioè torneremo a casa, alla nostra vita di sempre. E questo un motivo comune a molti canti di emigrati di tutte le regioni italiane. Sappiamo purtroppo che per molti non fu cosí: quello che trovarono nei paesi d'oltre Oceano fu spesso solo un lavoro appena sufficiente a sopravvivere.... (continua)
Ciappa la rocca e 'l fus
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 10:57

Quaranta ghei d'inverno

anonimo
E anche questa una canzone di protesta dei contadini dell'Alto Milanese risalente agli anni 1885-1889. Le agitazioni dei braccianti agricoli, iniziatesi nel Mantovano al grido de "la boje", si erano estese presto a tutta la Lombardia, poiché la situazione economica dei lavoratori della terra era in quegli anni ovunque insostenibile. E’ di quel periodo infatti il grande esodo verso le Americhe dei contadini del Nord, come testimoniano anche gli ultimi due versi di questa canzone. Il termine "pendizzi" è stato tradotto da vari raccoglitori con "debiti" che in effetti è una delle accezioni del vocabolo lombardo. Nel contesto della canzone però ci sembra piú giusto attribuirgli il significato di "appendici", cioè appendice dei contratti agrari. Citiamo ancora dal classico Cherubini (v.): "Quei regali, consistenti per lo piú in lino, pollami, uova, selvaggiumi o simili, che il conduttore di beni... (continua)
B.B. 5/6/2018 - 10:28
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E ven quel més

anonimo
E ven quel més
Un brano raccolto ad Arluno, nell’Alto Milanese, e inciso dal Nuovo Canzoniere Milanese nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
Végna quel més
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 09:59

O scior padrón, i cavalée van male

anonimo
O scior padrón, i cavalée van male
[1885-89?]
Canzone di protesta dei coltivatori di bachi da seta (cavalée in lombardo) della Brianza. Sembra sia nata durante il periodo delle agitazioni contadine nell'Alto Milanese (1885-1889).

Un brano inciso dal Nuovo Canzoniere Milanese nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
O scior padrón, i cavalée van male,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 08:57
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Ma va là tí contadin

anonimo
Ma va là tí contadin
[1962?]
Cantano Andreina Fortunati, Clara Benedusi ed Ebe Dalmaschio nel disco “Le mondine di Villa Garibaldi”, nella serie “Documenti originali del folklore musicale europeo”, Albatros, 1975.
Probabilmente in origine raccolto da Gianni Bosio nel 1962 a Roncoferraro in provincia di Mantova.

Un canto di braccianti agricoli raccolto nel mantovano. Il tono è al contempo di lamento e di autoderisione del contadino "giornaliero" che non ha nemmeno il vino per consolarsi delle sue fatiche. Negli ultimi due versi ritorna la figura del padrone che passeggia con "la sua sciora", comune ad altre canzoni di protesta contadina e di risaia. "El fer", cioè il ferro, è termine usato in dialetto per falce.
(nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.)
Ma va là tí contadin
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 08:26
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La leggera

anonimo
La leggera
Canzone popolare milanese che ritrovo nella raccolta di Svampa intitolata "Milanese - Antologia della canzone lombarda - Seconda parte - Antiche ballate del contado" del 1973
Il testo lo trovo in "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
Nell'intruzione al brano Svampa scrive che la canzone fu incisa originariamente da Norma Midani e Mimma Torri. La prima partecipò negli anni 60 ad uno degli spettacoli "Ci ragione e canto" di Dario Fo

Io son de la ligéra e poco me ne importa che vaga in sü l’ostia, la fabrica e il padrun.

IO SON DE LA LIGÉRA (O CANZONE DEL MURATORE)
(continua)
4/6/2018 - 12:00
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Dim e didom e didom e didera

anonimo
Dim e didom e didom e didera
[1972]
Canzone d’osteria milanese, molto terrena, anticlericale e pure antibellicista. E’ noto che il vino rende riflessivi, metafisici ma insieme anche più concreti...
Trovo il testo nel volume di Nanni Svampa intitolato “La mia morosa cara – Canti popolari milanesi e lombardi”, prima edizione 1977, dove l’autore individua il luogo in cui la canzone fu creata nell’Osteria della Briosca, un’osteria ai Navigli che ancora esiste. Svampa dice pure di un disco dal titolo “La Briosca di Milano” inciso proprio da un gruppo di clienti del locale.

Per la precisione, il disco in questione s’intitola “Osteria n°1. La Briosca di Milano. Quando c’erano i Navigli”, realizzato dalla casa discografica Fonit Cetra nel 1972 e interpretato da El Pinza, La Vanda, Rinone, Alberto e il coro della Briosca, tutti personaggi localissimi, con la consulenza musicale del Maestro Ettore De Carolis.
Dim e didom e didom e didera
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 6/3/2018 - 13:35
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Come diruto Mediolano

anonimo
Come diruto Mediolano
[XII secolo]
Dal chiostro dello scomparso Convento degli Umiliati alla Brera del Guercio
Riportata da Cesare Cantù (1804-1895)
(nel romanzo storico Margherita Pusterla [1838])
Nanni Svampa : Milanese – Antologia della canzone lombarda (1970-1977)
Album 1: Antiche ballate e storie d'amore

La più antica canzone milanese pervenuta alla posterità ha la sua origine in una Milano distrutta dalla guerra. Come diruto Mediolano stava, secondo la testimonianza di Cesare Cantù, insigne letterato, storico e politico (che la riportò anche nel suo romanzo Margherita Pusterla), dipinta su una parete del chiosto del Convento degli Umiliati alla Brera del Guercio, oggi scomparso, “a commento degli affreschi che illustravano il voto dei cavalieri di fondare una congregazione di umiltà e penitenza a riparazione dei disastri del Barbarossa, qualora la città fosse risorta da tante rovine”. Così scrive brevemente... (continua)
Come diruto Mediolano
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 11/12/2017 - 23:12

Quand l'è la nocc che nass ul Bambin (Pol pol pol pol fa 'l polino)

anonimo
Quand l'è la nocc che nass ul Bambin (Pol pol pol pol fa 'l polino)
[seconda metà dell’800]
Canzone di anonimo autore comasco, il cui testo è riportato nel bel volume di Nanni Svampa intitolato La mia morosa cara

Il riferimento alla battaglia di Solferino, combattuta nel 1859 nel corso delle seconda guerra d’indipendenza italiana, sta a significare un gran putiferio, un gran carnaio. E infatti in quello scontro tra austriaci e franco-piemontesi i morti furono alcune migliaia.
Qui però il macello è quello preparato per le feste natalizie dagli esseri umani ai danni di tanti animali da cortile, pennuti in particolare, che giustamente si lamentano della loro triste condizione. E quelli più sfortunati di tutti sono i polli, che non finiscono in padella soltanto a Natale, ma tutto l’anno… Una metafora della condizione perenne dei più poveri.

“Particolare curioso e interessante: il ritornello di questa canzoncina è stato ripreso ed adattato alla nota canzone... (continua)
Quand l'è la nocc che nass ul Bambin
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 1/9/2017 - 09:20
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Brave Margot

Brave Margot
Nell'adattamento di Svampa lo scenario bucolico di Brassens si trasferisce alla periferia di Milano all'Ortica.
LA RITA DE L'ORTIGA
(continua)
29/8/2017 - 21:58
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In libertà ti lascio

anonimo
In libertà ti lascio
[XIX secolo / 19th Century]

Canzone popolare milanese
A folksong from Milan
Chanson populaire milanaise

Canzone popolare milanese di un condannato all'ergastolo.
Il testo è reperibile ad esempio qui
Tra i suoi interpreti: Nanni Svampa, Enzo Jannacci. [Stanislava]

E aggiunge Nanni Svampa stesso (in La mia morosa cara, Canti popolari milanesi e lombardi, Nuova Editrice, Lampi di Stampa, Milano 2007, 1a edizione 1981, p 148): “Canzone tra le piú belle e intense del filone della “mala”. Il protagonista, rinchiuso a San Vittore, rivede nel sogno la scena in tribunale durante la quale è stato condannato a vita. La protesta di innocenza ritorna spesso nelle canzoni dal carcere delle diverse regioni d'Italia. Qui è interessante notare il passaggio dal dialetto alla lingua non appena entra in scena il giudice. Ma la conclusione tragica il condannato la rivive ancora nel suo dialetto: “mènell... (continua)
Sarràa in sta ratera in compagnia di púres
(continua)
inviata da Stanislava 27/8/2017 - 22:47
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Laurina a la filanda

anonimo
Laurina a la filanda
[inizio 900]
Canto di filanda lombardo, esistente in molte versioni.
Quella che riporto è tratta dal volume di Nanni Svampa intitolato La mia morosa cara
La registrazione del brano si trova nel quinto volume dei “Canti del lavoro”, una collana curata da Roberto Leydi e pubblicata da I Dischi del Sole a metà degli anni 60. La canzone era interpretata da Ines Serventi, filandera cremonese classe 1904.
Laurina a la filanda
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 19/3/2017 - 16:59
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E con la cicca in bocca

anonimo
E con la cicca in bocca
[primi del 900]
Canzone milanese riportata in “La mia morosa cara. Canzoni popolari milanesi e lombarde”, a cura di Nanni Svampa, 1977 (ultima riedizione 2007)
Nel repertorio dello stesso Svampa, in particolare nel volume 3 (“La mala e l’osteria”, 1970) della “Milanese – Antologia della canzone lombarda”.

La mala a Milano si chiamava anche “ligera” o “lingera”, che sarebbe l'equivalente di “miseria”, secondo Arturo Frizzi che cosi l'ha definita nel suo Dizionario del Gergo dei Girovaghi (in “Il ciarlatano”, Mantova 1902). Il Frizzi era nato a Mantova nel 1864 e si definiva "ciarlatano e fierante con mercerie”. Persona estrosa (che dovrà poi diventare socialista militante e compilare parecchi canzonieri politici), il Frizzi scrisse le sue memorie (Il ciarlatano) nel 1902 insieme con un burlesco Passaporto della Leggera di cui riportiamo l’introduzione: “Passaporto della Leggera, rilasciato... (continua)
E con la cicca in bocca
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/8/2016 - 09:43

Prendi quel sasso, butta quel pan

anonimo
Prendi quel sasso, butta quel pan
[1877]
Canto d’emigrazione (e di protesta) mantovano
Pubblicato sul giornale “La Favilla”, fondato nel 1866 e diretto fino alla sua morte, avvenuta nel 1879, da Paride Suzzara Verdi, giornalista e rivoluzionario mantovano, vicino agli ideali socialisti e internazionalisti. Citato in “La mia morosa cara. Canzoni popolari milanesi e lombarde”, a cura di Nanni Svampa, 1977 (ultima riedizione 2007)
Prendi quel sasso
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/8/2016 - 08:51

Viva Radeschi

anonimo
Viva Radeschi
[1848]
Testo trovato su "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi", a cura di Nanni Svampa, 1977 (ultima riedizione 2007)

Strofetta nata a Milano subito dopo le Cinque Giornate, è un documento molto significativo dei sentimenti veri che animavano il popolo, al di là di qualsiasi retorica patriottarda.
Certo, gli Austriaci non erano amati dai Milanesi e Radetzky in particolare era fatto segno a satire non solo colte ma anche popolane come:

Viva Radetzky
còtt in la pignatta
fioeul d'ona vacca
che broeud el farà!

Quindi i fermenti rivoluzionari nati negli ambienti democratici dei ceti istruiti (borghesi e nobili) trovarono una rispondenza nel popolo che sfogò l'antico rancore contro i dominatori battendosi coraggiosamente nella rivolta delle Cinque Giornate.

Ma all’euforia di quell'effimera vittoria seguirono la delusione e la rabbia per le successive disfatte e per... (continua)
Viva Radeschi e viva Metternich;
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 12/8/2016 - 08:56

Cossa dirà la mia morosa

anonimo
“La coscrizione obbligatoria, iniziata con la rivoluzione francese, si fece sentire pesantemente in Italia al tempo della dominazione di Napoleone I che, con tutte le guerre che faceva, aveva un gran bisogno di soldati. A quest'epoca risalgono molti canti militari non solo lombardi (si pensi ad esempio alla bellissima canzone toscana Partire partirò partir bisogna, cosi diffusa e cantata ancora nell'ultima guerra). Tutti sono improntati ad una rassegnata inevitabile obbedienza ed al dolore del distacco dai parenti e dalle “morose”. Alcune di queste canzoni saranno poi cantate, tal quali o con piccole varianti, in tutti i periodi in cui più acuto ridiventerà il problema della partenza per la guerra.
Riportiamo per prima questa 'Cossa dirà la mia morosa?' perché, pur essendo stata raccolta da Gian Battista Bolza (autore di 'Canzoni popolari comasche', 1867) nel 1864 nel Comasco, veniva già... (continua)
Bernart Bartleby 11/8/2016 - 22:57
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In del Trisòld

anonimo
In del Trisòld
[1880s]
Canzone dei militanti socialisti milanesi
Sull'aria di “Sèmm in vun, semm in dú", canto numerativo ottocentesco, una marcetta militare ancora molto popolare durante la seconda guerra mondiale.
Il testo - prima ancora di riscontrarlo sul solito ottimo Il Deposito – l'ho trovato sul libro di Nanni Svampa “La mia morosa cara – Canti popolari milanesi e lombardi”, la cui prima pubblicazione risale al 1977 (riedito giusto 30 anni dopo)

Nell'interpretazione del Nuovo Canzoniere Milanese, la canzone fa parte della raccolta discografica "Il bosco degli alberi. Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari", rappresentazione popolare in due tempi a cura di Gianni Bosio e Franco Coggiola (1971)

Queste due quartine in dialetto milanese sono un po' figlie (o forse madri?) del famoso Inno dei lavoratori di Filippo Turati, che l'autore presentò pubblicamente... (continua)
In del Trisòld in via Buchètt
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 9/8/2016 - 21:56

La monacella

anonimo
La monacella
Canzone popolare di impianto ottocentesco, ma che affonda le origini in epoca anche di molto precedente.
Testo trovato sull’Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana, con il seguente commento:

“La storia della monaca per forza, costretta a vivere in convento dopo aver provato una delusione d'amore. È un canto diffuso in gran parte dell'Italia centrale e settentrionale ed è noto in molte zone della Maremma. […] Una versione assai simile a quella che segue (soprattutto nelle prime strofe) è pubblicata nel libro di Marcello Conati: Canti popolari della Val d'Enza e della Val Cedra edito a Parma nel 1976, pag.193. Fra le annotazioni di Conati si legge che ‘il nucleo tematico ha origini sette e anche seicentesche risalendo ai tempi in cui, in aree di piccoli proprietari terrieri e fittavoli, la necessità di mantenere integra la scarsa proprietà onde trasmetterla i primogeniti... (continua)
Era figlia d'un gran signore, la monacella
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/1/2016 - 09:49
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Le vieux Normand

Traduzione italiana di Nanni Svampa e Mario Mascioli in “Attenti al gorilla! Traduzione letterale italiana dei testi delle canzoni di Georges Brassens”, 1991.
Le vieux Normand
IL VECCHIO NORMANNO
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/10/2015 - 15:13
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Chanson pour l'auvergnat

Chanson pour l'auvergnat
CANZON PER EL ROTAMATT
(continua)
inviata da Bernart 2/5/2013 - 10:28
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Mama mia, mi sun stufa

anonimo
Mama mia, mi sun stufa
Nel disco di Nanni Svampa “Milanese. Antologia della canzone lombarda n. 2 - Il Risorgimento, i mestieri e l'officina” del 1970.
Testo trovato su Wikisource

Questo canto appare in “I canti della filanda. Vecchie canzoni delle Filandere brianzole”, antologia a cura di Giacomo Bollini e Attilio Frescura, pubblicata nel 1940 dal Dopolavoro Provinciale di Milano.
Mama mia, mi sun stufa
(continua)
inviata da Bartleby 9/6/2011 - 09:32
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I lament di tosann tutt disperaa perché gh'è i giuven che va a soldaa

I lament di tosann tutt disperaa perché gh'è i giuven che va a soldaa
[1868?]
Autore: Giuseppe Alfieri
Nel disco di Svampa “Milanese. Antologia della canzone lombarda n. 2 - Il Risorgimento, i mestieri e l'officina” del 1970.
Testo trovato su La musica de L’Altra Italia

Questo “Lamento delle ragazze disperate perché i giovani vanno soldati” è una “bosinata” composta da tal Giuseppe Alfieri, “bosinatore” piuttosto prolifico nella seconda metà dell’800. Probabilmente si riferisce alla terza guerra di indipendenza italiana.

“[…]Bosino a Milano [ma anche in Piemonte, nel novarese e nell’alessandrino, ndr] era il paesano (soprattutto, ma non soltanto, del territorio a nord della città), ignorante e grossolano. Esattamente come il burino (etimologia comune?) a Roma.
Le bosinate erano quindi componimenti poetici in lingua bosina che s'immaginavano esser usciti dalla bocca appunto di un bosino, quindi ridicole.
Le bosinate a Milano, erano lette per strada da... (continua)
O pover tosann che secol sii rivàa
(continua)
inviata da Bartleby 9/6/2011 - 09:03
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Piazza Fratelli Bandiera

Piazza Fratelli Bandiera
[1965]
Album “Milano tua” di Nanni Svampa e “Milano canta” dei Gufi.
Scritta da Nanni Svampa

Canzone contro la guerra al verde (e ai più deboli) nelle nostre avvelenate metropoli…
A gh'era
(continua)
inviata da Bartleby 8/6/2011 - 15:11
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Le gorille

Le gorille
La version milanaise de Nanni Svampa
The Milanese version by Nanni Svampa
Nanni Svampan milanonkielinen versio

Album / Albumi : "Nanni Svampa canta Brassens Volume I"



A differenza che con De André, Brassens e Nanni Svampa si conobbero bene e -almeno sembra- si piacquero parecchio. Secondo precise testimonianze, Brassens giudicava le versioni in milanese di Nanni Svampa come le migliori mai fatte in qualsiasi lingua; e c'è da dire che il milanese si presta particolarmente bene a rendere canzoni in lingua francese -aggiungendo ovviamente a tutto ciò il genio di Nanni Svampa. Cosa aveva fatto lo Svampa? Semplicemente aveva preso le canzoni di Brassens, “Gorilla” compreso, e le aveva trasportate a Milano. Le versioni brassensiane di Nanni Svampa sono canzoni milanesi in tutto e per tutto, e delle migliori mai scritte. [RV, 25-05-2019]
EL GORILLA
(continua)
inviata da Gianluca Pozzoni 14/3/2009 - 12:09
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Fernande

Fernande
LA CESIRA
(continua)
inviata da adriana 1/3/2009 - 09:53
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Le nombril des femmes d'agents

Le nombril des femmes d'agents
E' ripresa da Milàn Milàn.
EL BAMBORIN DE LA MIEE D'ON GHISA
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 24/8/2006 - 00:05
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El me gatt

El me gatt
[1962]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Omicron (Ernesto Esposito) - Della Mea
Album / Albumit: 1. Ballate della violenza [EP 1962; I Dischi del Sole DS 19]
2. Ringhera [1974]


"El me gatt è la prima canzone di animalismo militante della Storia"
"El me gatt is the first song of militant animalism in history"
"El me gatt est la première chanson d'animalisme militant dans l'histoire"
"El me gatt on historian ensimmäinen militantti animalismilaulu"
Alessio Lega

Questa pagina è (anche) per Alfredo Cospito
This page is (also) for Alfredo Cospito
Cette page est aussi pour Alfredo Cospito
Tämä sivu on (myös) Alfredo Cospitolle
"L'è la giustissia che me fa tort..."



EL NOSTER GATT
di Riccardo Venturi (2023)

Scritta originariamente nel 1962 a tempo di valzer musette in 6/8, e ispirata a un reale episodio dell'adolescenza di Ivan Della Mea accaduto... (continua)
A l'han trovàa distes in mezz a i orti,
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 10/5/2006 - 21:35
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La mauvaise herbe

La versione milanese di Nanni Svampa che Brassens stesso definì "una delle migliori mai fatte".
La mauvaise herbe
L'ERBA MATTA
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 29/10/2005 - 18:39

Sentíi o mamma

anonimo
Sentíi o mamma
[prima metà 800]

“Canzone raccolta in Brianza e pubblicata dalla Spreafico (Maria Adelaide Spreafico, autrice di 'Canti popolari di Brianza', 1959, ndr), risale con tutta probabilità alla prima metà dell’800. In molte canzoni popolari dell'Italia settentrionale ricorre il motivo della promessa del soldato alla sua “morosa” di sposarla appena possibile. Il modo di esprimersi cosi vago (“che 'n quaj dí ti sposerò”) indica molto bene il senso di incertezza sul futuro che dà la partenza per la guerra. 'Vapore' sta qui per treno, come in molte canzoni popolari. Spesso esso è visto con odio, come il simbolo di un potere oscuro che porta via i giovani da casa per lanciarli nella triste avventura della guerra.”

(fonte: Nanni Svampa, “La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007)
Sentíi o mamma
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 2/8/2005 - 10:05
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Sèmm in vun sèmm in du

anonimo
Sono quasi sicuro che la canzone sia un "traditional", ma negli anni '70 la canzone è stata resa famosa da Nanni Svampa (LP: "Milanese. Antologia della canzone lombarda 2").
[Cingar]

La canzone è stata effettivamente cantata e registrata da Nanni Svampa (Nanni Svampa: Milanese 2. Il Risorgimento, i mestieri e l'officina).
Sèmm in vun, sèmm in du,
(continua)
inviata da Cingar Scampasoga (Marco Cimarosti) 1/6/2005 - 19:39
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La mauvaise réputation

La mauvaise réputation
Riscrittura in dialetto milanese di Nanni Svampa, da Canzoni milanesi
EL DISGRAZIAA
(continua)
2/4/2005 - 12:20
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La mia morosa cara

anonimo
La mia morosa cara
canzone popolare lombarda, cantata anche da Nanni Svampa

"Canzone popolare lombarda del primo Ottocento (vedi riferimento all'industria della filatura), di soggetto amoroso, il cui testo durante il Risorgimento fu 'aggiornato' con le strofe relative alla partenza dei soldati per la guerra e al dolore per la loro morte. L'ultima strofa, di origine bergamasca, mostra un esplicito rifiuto alla guerra o meglio alla coscrizione obbligatoria, e si riferisce quindi al periodo unitario. Si evidenzia come il fenomeno del banditismo come forma di opposizione alla coscrizione, mascroscopico nel Sud, non fosse limitato a quelle regioni, bensì fosse diffuso anche nelle regioni del Nord, testimoniato anche da altri canti contro i 'piemontesi'."

Dal sito del coro Pane & Guerra
(Bernart Bartleby)
La mia morosa cara
(continua)
18/11/2004 - 22:07
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Hécatombe

Versione in dialetto milanese di Nanni Svampa (da Nanni Svampa canta Brassens vol. 2)
Hécatombe
AL MERCAA DE PORTA ROMANA
(continua)
inviata da Lorenzo Masetti 18/11/2004 - 17:49

S'eri là fœura che lavoravi

anonimo
S'eri là fœura che lavoravi
Canzone contro il servizio militare, reg. in Brianza dal Gruppo "Il Portone" di Vimercate. "Pelà la foeuja" significa sfrondare i gelsi; "capèlla" è un soprannome dei coscritti.
Da: La musica dell'Altraitalia)

Canzone brianzola poco nota, è stata registrata, con altre più conosciute, dal gruppo “Il Portone“ di Vimercate (v. Canzun su la lobbia). E’ incisa anche nella Milanese vol. 10. Essa ripropone il tema tipico del contadino che pensa a lavorare e ignora la guerra. E da notare l'espressione 'pelà la foeuja', cioè sfrondare i gelsi: evidentemente nell‘800 in Brianza la foglia più importante era quella del gelso che nutriva i bachi da seta, tanto da diventare la foglia per antonomasia. "Capèlla' o "capellòn" erano soprannomi dati ai coscritti.

Commento tratto da “La mia morosa cara. Canzoni popolari milanesi e lombarde”, a cura di Nanni Svampa, 1977 (ultima riedizione 2007)

(Bernart Bartleby)
S'eri là fœura a pelà la fœuja
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 13/11/2004 - 18:20
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Incoeu l’è l’ultim dì

anonimo
Interpretato da Nanni Svampa

Tipico canto del soldato, di origine ottocentesca, risalente probabilmente alle guerre d’indipendenza italiana. Si esprime quel misto di allegria e di nostalgia, ma anche di invidia per coloro che hanno la fortuna di non partire.
L’ultima strofa ci indica la chiara origine di questa canzone: Seregno è un paese alle porte di Milano. Ci lascia però intendere che dovevano circolare diverse versioni riferite ai vari paesi della zona.

(da canzon.milan.it)
Incoeu l’è l’ultim dì
(continua)
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A fare il soldato

anonimo
A fare il soldato
Una canzone contro il servizio militare, risalente a circa il 1860.

Triste mestiere quello del soldato: il cibo è scarso, niente comodità, la paga è poca e cosa peggiore: dover lasciare l’innamorata a casa.

Questo canto è probabilmente un riadattamento militare, come spesso accadeva, di una precedente canzone popolare, della quale rimane il ritornello, efficace comunque nell’esprimere il ritorno del pensiero del giovane soldato ai bei ricordi.
Trovo il brano, interpretato da Fausto Amodei, Michele L. Straniero & Sandra Mantovani nel 7" intitolato "Il Povero Soldato, volume 2", edito nel 1963 dalla I Dischi del Sole.

C'è anche nel repertorio di Nanni Svampa.

(B.B.)
A fare il soldato che triste mestier
(continua)
inviata da Riccardo Venturi
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El pover Luisin

anonimo
El pover Luisin
Si tratta di un canto lombardo successivo alle guerre d'indipendenza italiana. La versione che qui presentiamo risale circa al 1880.


Nata dopo la guerra del 1859, questa canzone milanese, divenuta popolarissima, è probabilmente di discendenza colta. E’ tra le più belle canzoni risorgimentali di quel filone che si ispira alla guerra vista dalla parte di chi rimane ad aspettare, spesso inutilmente, il ritorno della persona cara. Il termine "condiziòn' veniva usato dai milanesi, oltre che nell'accezione normale, per indicare il lutto. Il “bord de condizìòn” è quindi il bordo listato a lutto.

Presente in tutte le raccolte a stampa di autori milanesi, El pover Luisin è stata registrata in disco da diversi cantanti (si veda ad es. “Memoria di Milano” di Maria Monti e la “Milanese” vol. 2 di Nanni Svampa).


Commento tratto da “La mia morosa cara. Canzoni popolari milanesi e lombarde”, a cura di Nanni Svampa, 1977 (ultima riedizione 2007)

(Bernart Bartleby)
Un dì per sta cuntrada
(continua)
inviata da Riccardo Venturi
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Era Natale

Era Natale
Di Lunari - Svampa - Patruno. Faceva parte dello spettacolo "Non spingete scappiamo anche noi" (1969).
Quasi incredibile come sia attuale nel 2004....

Era Natale nell’harem del pascià
(continua)
inviata da Piersante Sestini




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