Geordie, or My Geordie Will Be Hanged In A Golden Chain
Anonymous
Traduzione italiana della versione interpretata da Martin Carthy Italian... | |
GEORDIE Mentre attraversavo London Bridge un giorno senza sole, vidi una donna pianger d'amore, piangeva per il suo Geordie. Impiccheranno Geordie con una corda d'oro, è un privilegio raro, rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro. Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera, sellatele il suo pony, cavalcherà fino a Londra stasera ad implorare per Geordie. Geordie non rubò mai neppure per me un frutto o un fiore raro, rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro. Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso, non ha vent'anni ancora cadrà l'inverno anche sopra il suo viso, potrete impiccarlo allora. Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re Geordie potran salvare, anche se piangeranno con te la legge non può cambiare. Così lo impiccheranno con una corda d'oro, è un privilegio raro, Rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro. Rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro. | GEORDIE Ora, mentre attraversavo a cavallo il Ponte di Londra [1] Di buon'ora, una mattina nebbiosa, Mi capitò di sentire una graziosa fanciulla Che piangeva per la vita del suo Geordie. “Andatemi a sellare un candido destriero, [2] Sellatemi un pony, Cavalcherò fino alla città di Londra E impetrerò per la vita del mio Geordie.” “Perché non ha mai rubato un bove e nemmeno un somaro, Non ha mai ammazzato nessuno, Ha rubato sedici daini [3] del Re, Li ha venduti a Bohenny.” Ma quando scese da cavallo e entrò nella sala del re C'era una gran quantità di lords e gran signore, Lei si mise in ginocchio E implorò per la vita del suo Geordie. Grida piangendo, “Ho avuto da lui sei bei bambini, Un altro ne ho nel mio corpo, Mi separerei volentieri da ognuno di loro Se mi deste la vita del mio Geordie.” “Perché non ha mai rubato un bove e nemmeno un somaro, Non ha mai ammazzato nessuno, Ha rubato sedici daini del Re, Li ha venduti a Bohenny.” Ma il giudice si guardò la spalla sinistra, Grida piangendo: “Mi dispiace per te, Mia graziosa fanciulla, sei arrivata troppo tardi Perché è stato già condannato.” “Oh, il mio Geordie penderà da una catena d'oro, Di catene del genere non ce ne sono mai state Perché lui era di sangue reale E corteggiò un'elegante ragazza.” “Oh, lui non ha mai rubato un bove e nemmeno un somaro, Non ha mai ammazzato nessuno, Ha rubato sedici daini del Re, Li ha venduti a Bohenny.” “Oh, vorrei averti avuto in quel boschetto Dove di volte ce ne son stata parecchie, Con la mia schiavona [4] e anche una pistola Mi batterei con voi per la vita del mio Geordie.” “Perché non ha mai rubato un bove e nemmeno un somaro, Non ha mai ammazzato nessuno, Ha rubato sedici daini del Re, Li ha venduti a Bohenny.” |
[2] Nell'universo dei ballad commonplaces, un cavallo è sempre un “destriero” (steed), il quale è sempre assolutamente candido, o meglio “bianco come il latte” (milk-white). Per essere assolutamente precisi, però, l'usuale traduzione italiana col “destriero” è a sua volta un luogo comune medievaleggiante per rendere l'idea in un linguaggio consimilare (il traduttore di ballate tradizionali è obbligato a forgiarsi tutto un suo repertorio di piattezze invariabili). Propriamente, uno steed è uno “stallone”, un “cavallo da monta”: prova ne sia che il termine è imparentato con stud “cavallo d'allevamento” e, per traslato, “giovane robusto, stallone [in senso sessuale]”. Termine arcaico, che qualcuno adopera ancora scherzosamente per indicare la “bicicletta”.
[3] In inglese, i cèrvidi sono stati intesi come gli animali per eccellenza, vale a dire i quadrupedi più nobili: i corrispondenti germanici e indoeuropei del termine deer significano infatti invariabilmente e semplicemente “animale, bestia, fiera” (tedesco Tier, svedese dyr, greco antico θήρ ecc.). Qui si hanno dei wild deer, che propriamente non sono dei “cervi”, bensì dei daini.
[4] Propriamente si tratta della cosiddetta “spada con elsa a cesto”, comunissima in epoca rinascimentale e di uso specificamente militare. In italiano è detta comunemente schiavona, in quanto introdotta dai soldati istriani e dalmatici (cioè croati: “schiavona” vale “slavonica, slava”, come per la “Riva degli Schiavoni”) che prestavano servizio nelle armate veneziane.