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Η μπαλάντα του Kυρ-Μέντιου

Nikos Xylouris / Νίκος Ξυλούρης
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OriginaleLa ballata del Sor MediosLa poesia completa di Kostas Vàrnalis traduzione ...
Η ΜΠΑΛΆΝΤΑ ΤΟΥ KΥΡ-ΜΈΝΤΙΟΥ

Δεν λυγάνε τα ξεράδια
και πονάνε τα ρημάδια
κούτσα μια και κούτσα δυο
στης ζωής το ρημαδιό

Μεροδούλι ξενοδούλι!
δέρναν ούλοι· αφέντες, δούλοι
ούλοι, δούλοι, αφεντικό
και μ' αφήναν νηστικό

Ανωχώρι κατωχώρι
ανηφόρι κατηφόρι
και με κάμα και βροχή
ώσπου μου 'βγαινε η ψυχή

Είκοσι χρονώ γομάρι
σήκωσα όλο το νταμάρι
κι έχτισα στην εμπασιά
του χωριού την εκκλησιά

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Και ζευγάρι με το βόδι
άλλο μπόι κι άλλο πόδι
όργωνα στα ρέματα
τ'αφεντός τα στρέμματα

Και στον πόλεμο όλα για όλα
κουβαλούσα πολυβόλα
να σκοτώνονται οι λαοί
για τ' αφέντη το φαΐ

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Koίτα οι άλλοι έχουν κινήσει
έχει η πλάση κοκκινίσει
άλλος ήλιος έχει βγει
σ' άλλη θάλασσα άλλη γη

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς

Άιντε θύμα άιντε ψώνιο
άιντε σύμβολο αιώνιο
αν ξυπνήσεις μονομιάς
θα 'ρθει ανάποδα ο ντουνιάς.
Η ΜΠΑΛΆΝΤΑ ΤΟΥ KΥΡ-ΜΈΝΤΙΟΥ

Non si piegano le zampe
e mi fanno male i piedi!
Zoppican di qua e di là
nella rovina della vita.

Vivevo di stenti e sfruttato,
pestavan tutti, padroni e schiavi,
tutti quanti, padroni e schiavi
e mi lasciavano a digiuno.

E i ragazzi (bravi ragazzi!)
gareggiavano a educazione
tirandomi sassate addosso,
e gran manate sui coglioni!

Giù per terra, àlzati in piedi,
su in salita e giù in discesa,
sotto il sole e con la pioggia
finché non mi è uscita l'anima.

E già da somaro di vent'anni
ho scavato tutta la cava di pietra
e ho costruito la chiesa
all'ingresso del paese.

Aggiogato come un bove
(ma tutto di un'altra stazza)
aravo nei valloni
i gran campi dei padroni

E in guerra, una per una,
strascinavo le mitraglie
per far ammazzarsi i popoli
e ingrassare lorsignori.

E poi a quel furbacchione
gli ho scarrozzato la sposa
col suo bel monte di dote,
e il suo prezzo esorbitante! 1

Però a me con una bietta
mi legavano di maggio
in quel campo disseccato
a piangere e a ragliare.

E poi il prete, quel panzone,
mi pigliava per lavorare,
mi diceva tutto svenevole:
“T'ha cavalcato Cristo!

Lavora per far rimpinzare
la Nazione e certi che so io,
non chiederti il perché e il per come,
ma va' in cerca della verità!”

- “Non ce la fo più! Casco in terra!”
- “Vergognati e pensa ai tuoi avi!”
- “Mi gira la testa!...Ho fame!....”
- “Zitto! Mangi quando sarai in cielo!”

E dicevo: Un giorno, quando
tireran troppo la corda,
anch'io mi riposerò,
bestia da soma di Dio!

E quando, una bella sera,
mi finirà la benzina
e esalerò l'ultimo respiro
(la vita è tutta un “puff”)

Correrà l'anima mia
al caldo abbraccio d'Abramo,
a baciare la sua barba
bianca e morbida come paglia!

Vecchio e inutile com'ero,
trascinandomi iellato,
là lontano mi han buttato
che mi mangiassero le bestie.

Strisciando sul culo mi ritrovo
nella grotta di San Francesco:
“Salve, o tu la vera luce,
protettore degli animali!

Salva tu il vecchio Sor Medios
dall'ingiustizia del padrone,
tu, che al sor Lupo hai insegnato
a diventare agnellino!

Fa' tu che il crudele padrone
da lupo diventi uomo!...”
Ma con tutto 'sto discorso,
la porta mi sbatté sul muso.

Allora il serpente nero
con la sua lingua biforcuta,
da dietro un cespuglio di pruni 2
salta fuori all'improvviso:

“Cercan luce questi stronzi
ed i servi che vengon dai cieli,
ma di diavoli e di dèi,
qui non ce n'è proprio un cazzo.

Se vuoi giustizia, caro mio,
tu giustizia troverai
combattendo; e chi vuole
libertà, prende la spada.

Non colpire il tuo fratello,
bensì il tuo padrone sordo!
E col tuo proprio sudore
diventa tu il padrone.

Forza, vittima! Su, babbeo!
Datti una mossa, simbolo eterno!
Se ti svegli una volta per tutte
il mondo va a gambe all'aria.

Guarda, gli altri si son mossi,
il cielo è diventato rosso,
ed un altro sole è sorto
su un altro mare, su un'altra terra.

NOTE alla traduzione

[1] Il termine τιμἠ è, in greco, ambiguo: significa sia "prezzo" che "onore, buon nome". Il verso potrebbe quindi interpretarsi, ironicamente, anche come "...e la sua enorme onorabilità", "...e il suo grande e bell'onore". Se inteso come nella traduzione ("...e il suo prezzo esorbitante", lett. "prezzo alto come il cielo"), si deve ricordare che nelle società rurali la "sposa migliore" veniva spesso procurata da un sensale, che pretendeva un prezzo adeguato!

[2] L'αστοιβιά è il nome greco del Sarcopoterium spinosum, o "pimpinella spinosa", un comune pruno (arbusto spinoso) della macchia mediterranea, e tra i più intricati e pungenti. Il posto perfetto per il serpente nero! E' comunissimo dalla Grecia fino alla Sardegna; ne è piena anche la macchia dietro casa mia all'isola d'Elba.

Sarcopoterium spinosum (Pimpinella spinosa, αστοιβιά)
Sarcopoterium spinosum (Pimpinella spinosa, αστοιβιά)


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