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Ἡ μπογιά

Alexandros (Alekos) Panagoulis / Αλέξανδρος (Αλέκος) Παναγούλης
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Traduzione italiana di Riccardo Venturi
LA TINTA

Ho dato voce ai muri
gli ho dato voci
perché mi facciano un po' di compagnia
I secondini cercano e ricercano
dove ho trovato la tinta

I muri della cella
tengono il segreto
i mercenari frugano e rifrugano
E lo stesso non trovano la tinta

Non gli è venuto in mente
di frugarmi le vene

Carcere Militare di Bogiati – Isolamento – Giugno 1971. Dopo un tentativo di evasione che avevo fatto il 2 giugno. Mi avevano tolto ogni cosa. Non avevo né una matita, né un po' di carta. Neppure un libro o un giornale. L'isolamento stava diventando più duro. Con il sangue avevo come dipinto sui muri della mia “tomba” [1] il mio disgusto per la Giunta [2], la mia collera e la decisione di continuare la lotta. Quelle parole scritte col sangue erano, in pratica, come dei quadri che “abbellivano” la mia cella. Erano come una compagnia che, quando la ammazzavano, io la facevo rinascere con nuovo sangue. Quei versi li avevo scritti per la prima volta quei giorni, col sangue, su un pacchetto di sigarette. Questa poesia ha dato il titolo ad un libro contenente 18 poesie, pubblicato in greco dalle Edizioni 8 ½. [3]
LA TINTA

Ho ridato vita ai muri,
una voce loro ho dato
più amica, perché mi diventassero di compagnia
E i secondini cercavano di sapere
dove avessi trovato la tinta

I muri della cella
il segreto lo han mantenuto
e i mercenari hanno frugato dappertutto,
eppure la tinta non la hanno trovata

perché non hanno punto pensato
a frugare nelle mie vene.
[1] Così, "la tomba", Panagoulis chiamava la sua cella (sotterranea, di due metri per tre).

[2] La Giunta militare greca viene indicata generalmente con il termine spagnolo (Junta) traslitterato correttamente in greco (Χούντα) secondo l'effettiva pronuncia.

[3] Trad. RV


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