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Jag vill leva i Europa

Jan Hammarlund
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Versione spagnola registrata dall'autore, che l'ha cantata in...
VOGLIO VIVERE IN EUROPA

Prendremmo il traghetto a Travemünde,
il nostro viaggio cominciò così,
quattro ordinari turisti svedesi
su una vecchia Renault scassata.
Saremmo andati in posti diversi,
e ci conoscevamo appena,
ma per risparmiare benzina e soldi
la compagnia poteva anche andare

Scorrevamo su e giù la cartina
per scovare un percorso pratico
per Nizza via Amburgo e Bruxelles
o magari via Ginevra
tutti s'era abbastanza esperti di viaggi
e facevamo un sacco di proposte
su posti nuovi e meravigliosi
dove un giorno si sarebbe potuti star bene

Voglio vivere in Europa
voglio amare e cantare qua,
voglio ridere, piangere e ballare,
sono ubriaco, di fuori e innamorato
quando penso all'Europa intera
e a noi che vi apparteniamo

Già un pezzo in là, nelle lande tedesche
fummo fermati da un trasporto eccezionale,
un convoglio di missili Nato
che andava non si sa proprio dove
Fu la morte che vedemmo passar piano
e scivolare avanti in parata d'acciaio grigio,
ogni ogiva recava un numero
corrispondente a una città diversa

"Conosco un ragazzo in Grecia",
disse Lena, "sta in un bar,
la città dove abita si chiama Atene,
mi chiedo quale sia il suo numero"
In Provenza le montagne son rosse
e i fiori dei limoni son bianchi,
quel robot ha il numero C 87
e aspetta d'esser mandato là

Voglio vivere in Europa
voglio amare e cantare qua,
voglio ridere, piangere e ballare,
sono ubriaco, di fuori e innamorato
quando penso all'Europa intera
e a noi che vi apparteniamo

Guardai di sfuggita nello specchietto,
e il mio sguardo era piuttosto angosciato,
diceva: "Ci sono parecchi milioni di persone
che vivono in fuga costante
non solo dai propri paesi
ma anche da un continente intero.
Saresti capace di vivere come loro,
senza radici e sempre migrando?"

Dissi: "Ma vogliono tornare indietro,
poter un giorno tornare a casa
in un futuro, quando tutto sarà cambiato
il loro pezzo di terra è ancora là.
Ma col continente in cui viviamo
si ripete una tragedia
in cui gli autori si chiamano strateghi
e chi alla fine muore, siamo noi"

Voglio vivere in Europa
voglio amare e cantare qua,
voglio ridere, piangere e ballare,
sono ubriaco, di fuori e innamorato
quando penso all'Europa intera
e a noi che vi apparteniamo.
PORQUE VIVO EN EUROPA

Por la tarde emprendimos el viaje
en la coche que alguién nos prestó.
El verano entibiaba la noche
y de gozo a los tres nos llenó.
Ya en la ruta extendímos un mapa
intentando por fín decidir,
calculando bien la gasolina
y las ciudades adonde ir.
Yo quería llegar a Laponia
para ver la aurora boreál,
caminar una tarde por Cadiz,
la tacita de plata y de sal.
"Una noche de amor en Venecia"
me decía risueno Martín
y Ana hablaba de la selva negra
y una gaita en un bar de Dublin.

Porque vivo en Europa
quiero aquí cantar y amar.
Quiero ir entre risas y llanto
y embriagado echarme a bailar,
recorrer esta vieja Europa
y sentirla como mi hogar.

Al salir a la carretera
acalló nuestra risa un titán -
un convoy con rumbo secreto -
material militar de la OTAN.
A su paso se estremeció el suelo.
Nos quedamos sin respirar.
Ana dijo ironicamente:
"¿Y si los fueran a desarmar? "
"Cuando el muro fue derribado
se cantaba en la calle en Berlín
pero el miedo sigue asegurado
por las armas", me dijo Martín.
"Hoy nos hablan los mercaderes
de la libertad de comprar
pero nadie habla ya de justicia
y otros muros se vuelven a alzar...

Dijo Ana: "Conozco un poeta
que en Grecia recita en un bar
y al fin de cada vendímia
con la gente se pone a brindar."
Martín dijo: "Yo tengo un amigo
de los anos de la Universidad~
y que en Londres para un ano nuevo
me llevó a conocer la ciudad."
Los herejes son solo un recuerdo
comentado en Provenza al pasar
y en los montes donde los mataron
todavía parecen cantar.
Una fría noche en Leningrado
un cachorro nos quizo seguir
y en sus ojos de perro extraviado
también brillaba el porvenir.

Detuvimos el coche en la aduana.
Vímos gente buscando un hogar.
La mirada de un refugiado
parecía querer preguntar.
A su lado una nina lloraba
cuando nos ordenaron pasar
y después de esa corta parada
algo nuevo nos hizo pensar.
Los que gozan su pan y su vino
en el monte o a la orilla del mar
seguiran en las fotografías
pero ¿quien los habra de escuchar?
Se sacuden los viejos cimientos
y algo nuevo tiene que nacer.
Sorprendidos a cada momento
queda un mundo por aprender.


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