Inno dell'Internazionale, o Inno della pace [Internazionale del lavoro; La Marsigliese dei lavoratori]
Stanislao Alberici GianniniLa "parodia satirica" de L'Asino [1893]. | |
L'INNO DELL'INTERNAZIONALE All'armi o cittadini All'armi o cittadini Formate i battaglioni Marciamo, marciamo Da forti combattiamo Fin che liberi sarem Solleviam alta la fronte O curvati dal lavoro Che dal culmine del monte Splende il sol dell'avvenir Guerra ai vili eroi dell'oro Ai pastori d'ogni gregge Che dal tempio o dalla reggia Fan quell'astro impallidir Pace, pace al tugurio del povero Dinamite ai palagi e alla chiese Pugnaliam l'odiato borghese Che alla fame e agli stracci insultò All'armi o cittadini All'armi o cittadini Formate i battaglioni Marciamo, marciamo Da forti combattiamo Fin che liberi sarem I vigliacchi ci han rubato Il sudor dei nostri padri Le sorelle ci han stuprato Ogni gioia ci rapì S'alzi un grido: Morte ai ladri Chi dal campo all'officina Non più leggi di rapina Troppo lungo fu il servir Pace, pace al tugurio del povero Dinamite ai palagi e alla chiese Pugnaliam l'odiato borghese Che alla fame e agli stracci insultò Sotto il velo del patrio amore Gittan l'odio fra i fratelli E dovunque un oppressore Un fratello che oppresso sta Ma il dì della vendetta Che vicino il cuor ci addita Come belva inferocita D'ogni lato ruggirà Pace, pace al tugurio del povero Dinamite ai palagi e alla chiese Pugnaliam l'odiato borghese Che alla fame e agli stracci insultò E abbasso il lusso e le mode Dinamite al monopolio Combattiamo con tutto orgoglio Chi bandisce la libertà Su fratelli su compagni Tutti poveri son servi Cogli ignavi e coi protervi Il transiger è verità All'armi o cittadini All'armi o cittadini Formate i battaglioni Marciamo, marciamo Da forti combattiamo Fin che liberi sarem | L'INNO DELL'INTERNAZIONALE Aggiornato da L'Asino Solleviam alta la fronte Già curvata dal lavor, Che al confin dell'orizzonte Si dilegua l'esattor! Non più tane e spelonche pel povero Ma palazzi e giardini all'inglese; Com'è buono l'amato borghese Che dal fronte ci terge il sudor!... Benedetti i proprietari Che ci dan pane e lavor! Che ci aumentano i salari Rimettendoci del lor! Non più tane e spelonche pel povero Ma palazzi e giardini all'inglese; Com'è buono l'amato borghese Che dal fronte ci terge il sudor!... Se nel mondo, per dio!, non ci fossero I pietosi e gentil possidenti, Morirebber di fame e di stenti Le famiglie degli agricoltor! Non più tane e spelonche pel povero Ma palazzi e giardini all'inglese; Com'è buono l'amato borghese Che dal fronte ci terge il sudor!... |