Lent a vén Doberdón fütyül a szél
anonyme
Fenn a vén Doberdón süvölt a szél: una variante della canzone. La segu... | |
LÀ SOTTO SULLA VECCHIA DOBERDÒ FISCHIA IL VENTO Là sotto sulla vecchia Doberdò fischia il vento, ecco che arriva il sogno, ma non dormo. Canticchio accanto a un fuoco di sterpi, mi affligge la vita, sono prigioniero. La mia piccola e vecchia cascina col tetto di tegole rosse, il mio buon vicino che conosco da tanto tempo. Là, sulla mia tavola, sta come sempre una bottiglia di kadarka 1 e pandolce nero 2. Mia moglie cuce il suo vestito sul panchetto, io le baciucchio le sue labbra cinerine. Tengo abbracciato il mio bambino piccolo, lui mi parla della libertà. Cigola la finestra, mi risveglio, da miei occhi assonnati scorre una lacrima. Sognavo soltanto che ero libero, mi affligge la vita, sono prigioniero. Lento col volger degli anni mi passa il tempo, bussano alla mia porta, sono già libero. Parto lentamente verso casa mia, Tanti amici già ridono accanto a me. Arrivando davanti alla chiesa mi inginocchio, tremando con le mie mani dico una preghiera. Ti prego per i miei peccati, ti prego perché tu abbia pietà di me. | Fenn a vén Doberdón süvölt a szél Elkerül az álom nem alszom én Rabtársaim mellet dúdologatok Sújt engem az élet Mert rab vagyok. Fenn a magas égen göncölszekér Álmaimban hányszor elszököm én És a csillagok közt elindulok Két szemem kitárom Szabad vagyok. Kis házunk a régi, cseréptetős szomszédunk a régi, jó ismerős asztalomon ott áll ahogy szokás egy üveg bor és egy tányér kalács. Jó anyám is ott ül a kis padon én a sápadt arcát simogatom ölébe hajtom bús fejemet ő a szabadságról mesél nekem. Feleségem kint ül a zsámolyon én a rózsás arcát csókolgatom ölében ott van kis gyermekem ő a boldogsáról mesél nekem. Megzörren az ajtó, felébredek álmos két szememből a könny pereg álom volt csupán, hogy szabad vagyok sújt engem az élet mert rab vagyok. |
[1] Il kadarka è un vino rosso ungherese molto leggero, quel che si direbbe un “vinello”. E' bevuto anche in Bulgaria, ottenuto con il medesimo tipo di uva, ma è detto Gămza. Ha una lunga storia, ma è attualmente in declino come vino autonomo anche se è tra i costituenti di due tra i più importanti vini ungheresi, il “Sangue di Toro di Eger” (Egri Bikavér) e lo Szekszárd. Il kadarka è di origine ungherese, ma il nome sembra provenire dalla variante Skadarska, che riporta al lago di Scutari al confine tra l'Albania e il Montenegro.
[2] Diffuso in tutti i Balcani e in Russia, il kalács è un pandolce di forma rotonda simile, come consistenza, a una brioche. Il nome è russo: калач (dalla variante кoлач appare chiaro che il nome proviene da кoлo “ruota”). In Ungheria si usa mangiarlo leggermente bruciacchiato, per cui viene detto “nero”; è un tradizionale dolce pasquale.