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Compagno

Low-Fi
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La poesia originale di Salvo Vitale 1980
COMPAGNO

Compagno
Ti riscopro tra la neve dei mandorli,
petalo anche tu, staccato dal vento
tra un frammento di luna sul mare caldo,
di una sera d'agosto

Compagno
con il corpo abbronzato, poi distrutto,
in un mattino di aprile
a tentare di spezzare
la nostra solitudine.

Sento pronunciare la tua elegia di morte,
e piangere e ridere, e piangere e ridere, e piangere e ridere
ancora piangere e ridere, e piangere e ancora ridere

Compagno non avevo che te
finito nella notte
portandoti dietro
la paura di darmi un bacio

Sento pronunciare la tua elegia di morte,
e piangere e ridere, e piangere e ridere, e piangere e ridere
ancora piangere e ridere, e piangere e ancora ridere
e piangere e ridere,
ancora piangere e ridere, e piangere e ancora ridere
e piangere e ridere, e piangere e ridere, e piangere e ridere

COMPAGNO

Ti riscopro tra la neve dei mandorli,
petalo anche tu, staccato dal vento
tra i frammenti di luna sul mare caldo,
anche tu scaglia di luce inafferrabile,
nella sera d’agosto, sulla spiaggia,
con il corpo abbronzato, poi distrutto,
nel mattino di aprile sul divano
a tentare una via di comunicazione
tra le nostre schermate solitudini.
Ti risento amplificato, senza enfasi,
pronunciare la tua elegia di morte,
in mezzo alla nostra fame di bisogni
aprire rivoli di speranza e di scontro,
e ancora, nella tela dell’angoscia,
piangere e rialzarti con la consueta energia.
Da molto ci sei stato. Non avevo che te,
compagno, finito nella notte,
portando sul fondo della gola
la paura di darmi un bacio.


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