Lamento del carbonaro
Caterina BuenoOriginale | In realtà sembra che questo canto di anonimo sia molto più a... |
LAMENTO DEL CARBONARO Vita tremenda e vita disperata chi un l'ha provato un lo po' immaginare credo all'inferno un'anima dannata che così tanto possi tribolare quant'è lo spasimo e i' dolore quella del carbonaro il tagliatore. Parti da casa ha poco lieto il core si riunisce assoma a diversi compagni lascia la moglie immersa in un dolore e i figli scarzi e 'gnudi come ragni dicendogli: se giova el mio sudore ho la speranza farli bon guadagni soccorso vi darò come vedrete vi comprerò le scarpe e mangerete Le speranzi son boni capirete perché il padron ci fa bon promessione si va in Corsica in Sardegna fino a Riete si va a seconda le combinazione credessimo trovare maggior fortuna s'anderebbe nel mondo della luna. In secca in una foresta alta e dura gli par d'aver trovato un gran tesoro l'è lì che tutt'insieme ci si adduna possibilmente ne'ccentro di'llavoro e lì chi di una parte alcuna forman la cella per il suo demoro la fabbrica con legna terra zolle e sassi pare proprio i'rricovero de' tassi. Otto mesi bisogna coricarsi nutrendosi di un cibo più meschino pure'n di cacio un se doventa grassi per risparmiar se ne mangia pochino otto mesi si dorme sotto le oscure zolle col capo in terra come le cipolle. Vi posso dire sopra quel terreno ci siamo tanti assoma a lavorare ci volesse due lire e non di meno una e ottanta ce lo fan bastare. Ci danno la farina a caro prezzo cinquanta lire la fanno i' quintale puzza di riscaldato e sa di lezzo sarebbe roba da darsi al maiale. Bisogna tace e non c'è via di mezzo tanto se si reclama è sempre uguale se da qualcuno siamo ascoltati si passa da 'gnoranti e da sfacciati. 'Un se lo rammentan più quegli esaltati che si mangiava il pane a pari eguale ora che a mangià 'l pan si son trovati son quelli che si fanno tanto male tra il capo macchia ministri fattori e dispensieri son quelli che ci mettono i pensieri. Ora ch'a' conti ci siamo arrivati là giò 'l ministro li ha già sistemati. Ci consegnano biglietti sigillati par che d'aprirgli a lor molto gli prema quando che gli hanno letti esaminati quello che gli par troppo ce lo scema tutt'a utile suo la somma tira lo chiude 'l conto e 'l povero sospira. Quello che gli rispondo a piena ira Mi scusi signor padrone ma qui ha sbagliato più s'arrabbia più s'infama più s'adira dicendo: È troppo quello che ti ho dato se stavi più accorto e lavoravi di certo che di più tu guadagnavi Pensate un po': essere stati otto mesi stiavi pensate un po' come taglian la giubba in centonovantanove tutti ladri fanno a gara tra loro a chi più rubba Ritorno a casa stracanato e scotto senza quattrini e con la febbre addosso. | IL LAMENTO DEL CARBONARO Vita tremenda, vita tribolata di chi va alla macchia la’ per lavorare vita tremenda trista e strapazzata non si può creder quanto immaginare un’anima dell’inferno più dannata non possa così tanto spasimare non pole aver ne’ spasmo ne’ dolore quante n’ha il carbonaro e tagliatore Parte da casa tutto lieto il cuore e va lieto in Sardegna a lavorare lascia la moglie ni’ mezzo al dolore sperando un giorno di poter tornare Dicendo che se giova il mio sudore speranza n’ho di far buoni guadagni soccorso vi darò poi lo vedrete comprerete il vestire e mangerete Le speranze son bone capirete perché il padron fa bone promessioni si va per tutto come ben sapete come secondo le combinazioni in Corsica in Sardegna e infino e Riete e per dicendo di maggior fortuna s’ andrebbe anche ni’ ggrigio della luna s’incontra una foresta folta e bruna si fabbrica una cella per demorio si fabbrica di legno terra e sassi sembrava il ricovero dei tassi la porta fan di rami e di altri assi il letto ancor di ramo del più fino polenda e cacio si doventa grassi per risparmiar se ne mangia anco pochino si dorme duro sotto quelle zolle co’ i’ ccapo ‘n tera come le cipolle il sangue nel mio cuore ancor mi bolle star sette mesi e non mi spoglio mai e tengo il foco acceso la’ in foresta anda’ e veni’ che sembra un viavai fra le visite e le cacciate si passa a non dormir molte nottate ora c’é l’ingiustizia e l’angherie quando il capomacchia il prezzo viene a fare da chi vuole 20, 25 e 30 uno e ottanta ce lo fan bastare ma quande ha fatto il portafoglio pieno lo mette in tasca e a noi ci da’ di meno ed ora che risponde il poveretto benché poco sia quel che tu mi dai a termina’ il lavoro son costretto senno’ a casa non ritorno mai vedrò se a lavorar 5 o 6 mesi tu mi rimandi a casa per le spesi il dispensier che sta su’ libri tesi non fa che aggiunger cifre ad altri zeri tiengan di loro le misure e i pesi per levarci quel che c’han dato ieri poi c’è di tara un 15 per cento poi c’è un rinsacco smisurato quello lo fan secondo il suo talento per levarci tutto quel che c’hanno dato fra tara rinsacchi e fra rivelli credete in dio ce ne rimangia mezzi ritorna a casa dolorante e stracco non è più omo e’ diventato straccio… |