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Morte di un fiore

Le Orme
Lingua: Italiano


Le Orme

Lista delle versioni e commenti


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[1971]
Testo di Antonio Pagliuca
Musica di Gianpiero Reverberi e Aldo Tagliapietra
Album: Collage
Lyrics by Antonio Pagliuca
Music by Gianpiero Reverberi and Aldo Tagliapietra
Album: Collage


ormecollage


Nel 1971, in Italia, non si parlava certo di donne e ragazze morte ammazzate di violenza. Figuriamoci nelle canzoni, a parte, forse, l'assai metaforica e fiabesca Canzone di Marinella di Fabrizio De André; e ce ne sono voluti, di anni, prima di sapere la storia che ne era vagamente alla base. Bisognerà aspettare, appunto, il 1971, prima che in una canzone italiana, un brano progressive presente nel secondo album delle Orme (ma il primo, L'aurora delle Orme, del 1970, era passato quasi inosservato), se ne riparlasse, e in termini espliciti seppur “mediati” dal particolare e delicato e trasognato stile compositivo di Antonio Pagliuca, lo stesso -ad esempio- di Le Orme: Gioco di bimba che parla dello stupro di una ragazzina. Delicato e trasognato, sì, ma non si tratta comunque della storia travestita da fiaba di De André; in Morte di un fiore si affaccia, ad un certo punto, come un colpo, come una sorta di perizia medico-legale (“Hanno scritto che per te / la musica è finita / tra le quattro e le cinque del mattino”). Non posso e non possiamo sapere se Antonio Pagliuca, per questo brano, si sia ispirato al solito “reale fatto di cronaca”; probabile. Di ragazze e donne ammazzate, ce n'erano a centinaia anche nel 1971 e dintorni, ma al massimo se ne parlava (poco) nelle “cronache locali”, o non se ne parlava affatto. Erano ancora, del resto, i tempi del “delitto d'onore” o dello stupro come “reato contro la morale”. Non c'è mai stato nessun vento a tenere compagnia a ragazze e donne ammazzate come bestie e sepolte fino a farsi ritrovare smembrate, putrefatte. Ma va dato certamente atto alle Orme di aver fatto quel che si poteva fare, su un argomento come questo, nel 1971.

Tenendo quindi anche conto di quanto si discute qui e qui, vorrei dedicare questa canzone, per quel che può servire (cioè nulla) a Noemi Durini, la ragazza salentina sedicenne ammazzata dal “fidanzatino” qualche giorno fa, e ritrovata sotto un mucchio di sassi:

noemidurini


E a Nicolina Pacini, la quindicenne sparata via, mentre andava a scuola, dall'ex "compagno" della madre:

nicolinapacini


Due dei tanti casi, che fanno “cronaca” per qualche giorno scomparendovi ben presto. Ben altro tipo di dedica è stata dedicata a Noemi, fiore morto ammazzato, sui muri del liceo “Respighi” di Piacenza:

noemipiac1.

noemipiac2.

noemipiac3.


E le “forze dell'ordine”, quando non sono naturalmente impegnate (come i carabinieri di Firenze) a stuprare direttamente loro oppure ad invitare prima a “denunciare” e poi a stracatabàttersene altamente assieme alla “magistratura”, “indagano per risalire agli autori delle scritte”, ovvero a cercare chi ha violentato i muri del liceo. [RV]
Ti sei fatta ritrovare
nel mezzo di un prato
dentro ai tuoi logori blue jeans.

Hanno detto che
sembravi addormentata
stringendo il tuo cappello nero.

Con la maglietta ancora
inzuppata di pioggia
e col sorriso dei tuoi anni.

Hanno scritto che per te
la musica è finita
tra le quattro e le cinque del mattino.

Come l’acqua chiara del ruscello
che correva verso il mare
correva via così in un pallido mattino
l’ultima tua breve ora.

Ed il vento che ti aveva baciato
era il solo a farti compagnia.

inviata da Riccardo Venturi - 25/9/2017 - 23:04


Bellissima, ma meglio come Extra: si parla di overdose.

Saluti

B.B. - 25/9/2017 - 23:28


No, non la metto come extra: a parte il fatto che, dove si parla di questa canzone, si parla perlopiù genericamente di una "morte violenta", penso che anche la morte d'eroina sia un assassinio, e un assassinio del potere. Inoltre, ti ricordo che il primo morto per overdose di eroina in Italia è stato nel 1973 (e se mi ricordo bene, a Torino): questa canzone è del 1971. I morti per eroina cominciarono a salire l'anno dopo, nel 1974: ve ne furono otto. Ad ogni modo, penso che, nel particolare stile delle Orme, questa canzone possa (purtroppo) adattarsi ad ogni situazione; e mi risulta strano che avessero voluto "anticipare" una morte per overdose, un presagio? Per questo, stavolta non accolgo l'invito a "extrare"; ma segnalo la discussione nell'introduzione. Salud!

Riccardo Venturi - 25/9/2017 - 23:51


"Noi delle Orme eravamo ragazzi puliti, non ci siamo mai drogati. Io ho, sì, provato qualche spinello, giusto per capire di che diavolo di roba si trattasse, visto che ne sentivo parlare come di una panacea per tutti i malesseri esistenziali. Le droghe di tendenza, all'inizio, erano fondamentalmente gli spinelli e gli acidi, sull'onda dei movimenti culturali psichedelici. Ci schierammo, decisamente e subito, contro questa piaga: ad esempio, nell'album COLLAGE c'è un brano dal testo bellissimo dedicato a una ragazza morta per overdose e forse si trattò di uno dei primi decessi per droga del quale si ebbe notizia in Italia. Il titolo è Morte di un fiore. Si sapeva (e qualche personaggio lo confermava anche apertamente) che gruppi inglesi e americani, anche famosi, ne facessero abbondante uso per ottenere visioni che avrebbero dovuto essere fonte d'ispirazione. Che io sappia, questo in Italia non successe o, se capitò, fu in rarissimi casi e comunque non fra le mie conoscenze. L'acido lisergico (Lsd) metteva paura, e del resto non credo che fosse utile, artisticamente parlando. Noi non l'abbiamo mai ritenuto una possibile scorciatoia, nemmeno quando la creatività pareva momentaneamente allontanarsi. Abbiamo continuato a scrivere e comporre senza aiuti chimici o farmacologici di sorta. Forse la nostra fortuna è stata anche quella di vivere decentrati, lontani dalle grandi metropoli, da ragazzi semplici e un po' provincialotti."

(Aldo Tagliapietra, fondatore de Le Orme, in "Le mie verità nascoste", LIT Edizioni.)

B.B. - 26/9/2017 - 00:05


Non la penso come te. La tua idea è ideologica.
Ho conosciuto un paio di persone morte di eroina. Una era una mia collega e morì dopo qualche giorno trascorso con me per allontanarsi dalla città e dai suoi pusher. Purtroppo quando tornammo chiese di essere accompagnata in un posto. Sapevo di che posto si trattava. Ci sarebbe andata comunque. La accompagnai a malincuore. La trovarono morta il mattino seguente. Per fortuna non me la fecero vedere. Il potere non c'entrava un cazzo. Era infelicità. E fu un suicidio. Mi lasciò un gatto. L'unico animale che ho mai avuto. Non l'ho mai dimenticata. E non mi sono mai perdonato.

Saluti

Bernart Bartleby - 26/9/2017 - 00:15


Ah, se si parla di un'overdose mortale fuori dall'Italia il discorso cambia un po', senz'altro; ma non cambia la sostanza di quel che ho voluto fare, con questo inserimento. Occorrerebbe a questo punto ampliare un po' il discorso della diffusione dell'eroina, cominciata (in Italia) proprio negli anni successivi al '70, in piena contestazione giovanile e operaia: una generazione intera stroncata con la galera e con l'eroina (quando non direttamente con la morte poliziotta), che fu fatta immettere massicciamente assieme alle stronzate delle "filosofie e religioni orientali" che hanno bruciato quasi più cervelli della droga, neutralizzando le spinte libertarie e rivoluzionarie. Per questo e per altri motivi, ritengo che comunque qui si parli di violenza del sistema: con l'eroina, fatta circolare sempre di più col beneplacito delle "istituzioni", una generazione intera è stata sterminata e/o resa inoffensiva. Apprezzo comunque sia questa discussione, sia la spiegazione delle Orme; ma continuo a non spostare affatto questa canzone negli "extra". Non mi riesce trovare una diversa declinazione della violenza, un'overdose di stupri e di potere assassino. Salud!

Riccardo Venturi - 26/9/2017 - 00:20


Purtroppo credo che più o meno tutti quanti abbiamo avuto una persona più o meno vicina che sia morta d'eroina; a me è capitato col fratello di un mio amico, uno che avevo conosciuto veramente da ragazzino. La mia idea sarà "ideologica", ma devi anche considerare che di morti di eroina ne ho visti fin troppi, in trenta e rotti anni di ambulanza. Visti direttamente, dico. Può darsi, certo, che poi io sia pure mosso da "ideologie", ma non credo nemmeno che la cosa possa ridursi a un puro fatto personale, di conoscenze, di amicizie. Che dici, sennò, uno dovrebbe essere spinto a delle considerazioni soltanto quando tocca a qualcuno che è vicino? Ad ogni modo, è il bello delle cose non pensarla mai uguale. Salud.

Riccardo Venturi - 26/9/2017 - 03:28


Non mi fraintendere, Riccardo, lo so bene che - come è successo da noi negli anni 70 e in America anche più tardi - una delle strategie del Potere per stroncare il dissenso e la protesta è stato quella di inondare i quartieri di droga e poi scatenare la "War on Drugs" che ancora oggi viene portata avanti con prezzi umani e sociali altissimi.

Ma le scelte autodistruttive degli individui e delle collettività non possono essere sempre imputate alla cattiveria del Potere. O c'è responsabilità, consapevolezza, resistenza ed organizzazione oppure si accetta di restare schiavi.

Detto questo, ho lavorato per anni in un ospedale e di tossicomani ne ho visti e conosciuti parecchi e 9 su 10 erano delle merde umane che avrebbero sacrificato la madre per farsi una spada.

Per questi motivi, diciamo politici ma anche personali, stento ad avere un approccio ideologico al tema.

Saluti

B.B. - 26/9/2017 - 09:55


Le nostre sono semplicemente storie un po' differenti, diciamo. Purtroppo, fra ideologico e personale non è che cambia molto la sostanza...

Riccardo Venturi - 26/9/2017 - 10:55


Perché
di Alessandra Daniele

Perché le ragazze esitano a lasciare un partner violento, a volte finché non è troppo tardi?
Perché tutti i media, dal cinema, alla pubblicità, alla letteratura, gli dicono costantemente che la cosa peggiore che possa capitare a una donna non è morire, è non essere desiderata.

daniela -k.d.- - 29/9/2017 - 18:13


A costo di risultare noioso, dico ancora la mia.

C'è un intero percorso sulla violenza contro le donne, e al suo interno alcune canzoni parlano anche della violenza fascista contro le donne.

In "Morte di un fiore", a detta di uno dei suoi stessi autori, si parla invece di una ragazza morta di overdose da eroina.

Va bene l'eroina come strumento di morte del Potere, ma mi dite cosa c'entra il massacro del Circeo?

Non potevate piuttosto mettere questo importante ricordo a commento de En la playa, el amor?

Muchas gracias por su atención.

B.B. - 29/9/2017 - 22:21


Ecco fatto. Un'overdose di saluti.

Riccardo Venturi - 30/9/2017 - 00:10




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