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Ho visto le macchine

Giovanna Marini
Lingua: Italiano


Giovanna Marini

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[1978]
Parole e musica di Giovanna Marini
Il brano che chiude la cantata intitolata “La grande madre impazzita” (Dischi del Sole, 1979), per cinque voci femminili e il trio di musica improvvisata “S.I.C.” (Schiaffini, Iannaccone e Colombo)
Presente anche in “Cantate de tous les jours” (Le Chant Du Monde, 1980), registrazione dal vivo al teatro J. Philippe di Saint Denis, Parigi.
Testo trovato nella Raccolta di canti politici per il corso di Giovanna Marini alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio

La grande madre impazzita
Cantate de tous les jours

Non so a quale episodio preciso si riferisca questo brano. Considerato però che è ambientato a Roma, in centro, nei pressi della Rinascente, e visto che nella “Cantate de tous les jours” è contenuto pure un brano dedicato ad Ulrike Meinhof, è possibile che si tratti dei violenti scontri che si verificarono nell’ottobre del 1977 in piazza Fiume, dove aveva sede l’ambasciata tedesca, alla notizia del “suicidio” in carcere, dei membri del gruppo terrorista Baader-Meinhof.
Non mi risulta però che in quell’occasione ci sia scappato il morto…
Ho visto le macchine bianche nere e blu, sarà stato l’altr’anno o l’altro ieri
Sterzavano e frenavano salendo su con la scritta Carabinieri
La piazzetta di San Pietro al Colosseo tutta piena di luci e luci al neon
E luci intermittenti e le portiere aperte e uscivano in tanti
E quell’uomo colpito a terra sanguinante che ancora strisciava in avanti
E il ragazzo in divisa che prendeva la mira
E dopo che ha sparato è rimasto imbambolato
La mano gli tremava e la pistola si vedeva
È rimasto lì come intronato
E i colleghi gli andavano vicino e un superiore lo tirava per la mano
Poi l’hanno portato al bar a prendere un cappuccino ora ch’è diventato un assassino
E lui ancora tutto intronato, poi è arrivato un generale gallonato e gliel’hanno presentato
E il generale gli ha stretto la mano, ora ch’è diventato un assassino
E lui ancora tutto intronato, e le due donne prese a calci e a schiaffi più lontano
E noi stavamo al bar sedute stavamo e in mano la busta della Rinascente era pesante
Ci tremavano le gambe, ci tremavano le gambe
E l’aria e il tramonto e la gente: primavera
E tutti come statue, io non conoscevo i presenti
E nessuno di noi ha parlato, e poi ci siamo alzati
Ti ricordi com’era pesante la busta della Rinascente?
Ti ricordi com’era pesante la busta della Rinascente?

inviata da Bernart Bartleby - 10/8/2016 - 09:36




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